Oggi il Gazzettino pubblica un’intervista al ministro leghista Calderoli che apparirebbe inquietante, o esilarante, a seconda dei punti di vista e se non fosse una fotografia reale della ricetta politica verde padana, che tutto unisce e tutto conserva.
Il ministro bergamasco ripropone il solito ritornello a veneti e friulani: nessuno osi dividere ciò che il padre Umberto ha unito, il cosiddetto nord, altresì noto come Padania, che altro non è se non il cemento dell’Italia unita.
In un delirio di onnipotenza, ma anche di realpolitik, il ministro dentista con i denti marci non esita nemmeno a bacchettare Luca Zaia, il neo-eletto (a furor di Popolo Veneto) presidente del Veneto, reo di aver diviso le “truppe celtiche” federaliste che tutte assieme dovrebbero scendere a Roma a farla capitolare.
Nei confronti dei friulani passa poi senza mezzi termini alle minacce il simpatico ministro, che sarebbe anche un mattacchione da lega-re, se non fosse al governo e se non si esprimesse senza timore contro il nostro interesse politico nazionale veneto.
Nello stesso giorno in cui il suo collega di partito e ministro dell’interno auspica un sindaco leghista a Napoli (sarà l’aria di primavera che li rende così umoristici), allora è bene ricordargli che un bergamasco che preferisce Milano a Venezia va contronatura, ma forse a lui questo non dispiace troppo: allora spetta a noi ribadire che, se vogliamo rispettare la storia, Berghem è Venetia e non Padania. L’Adda rappresenta infatti il confine geografico storico dell’interesse politico da difendere per noi veneti.
Ciò che intristisce in tutto ciò è vedere però la reazione servile del neo-eletto presidente veneto che come un cagnolino obbediente si piega alla voce del padrone, pronto anche oggi a portare a Roma l’osso dei quasi 55 milioni di euro rubati ogni giorno al Veneto dall’Italia.
“Ci vuole qualcuno che stringa, cioè il Governo, e qualcuno che tiri, cioè i governatori. Noi dobbiamo gestire la coperta nazionale, che non è propriamente lunga”, dice Calderoli.
È tutta qui la sintesi del paradosso leghista. Loro sono sia opposizione sia governo. Opposizione in Veneto, governo a Roma.
Ecco lo schemino per gli stupidi veneti insomma: a voi diamo Zaia che vi unirà nella protesta, che però dovrà essere incanalata per bene nella mangiatoia romana.
Allora viene fuori con forza che i matti da legare siamo noi, che diamo loro un consenso plebiscitario. Proprio per reagire a tutto ciò e dare un’alternativa politica concreta all’ideologia unica che attanaglia le Terre di San Marco, questa sera il Partito Nasional Veneto delibererà la nascita delle sezioni comunali del PNV. L’opera di radicamento dell’indipendentismo veneto è solo all’inizio, ma noi siamo come l’erba cattiva e infesteremo ben presto tutta la Venetia, liberandola dalla schiavitù italica e dalla menzogna verde in salsa romana.
Gianluca Busato
Segretario PNV
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