Il presidente e il segretario di IV disertano il congresso di Vicenza, che ha decapitato il movimento
Ormai se ne parlava da una decina di giorni, da quando, in una serata di precongresso a Vedelago, Alessio Morosin attaccò duramente Luca Azzano Cantarutti, uscendo allo scoperto. Oggi a Vicenza si è consumata la rottura insanabile tra i 2 avvocati, in occasione del congresso di indipendenza veneta, che ha rinnovato le cariche e anche la propria struttura organizzativa.
Non sappiamo se Cantarutti, che, assieme al segretario Giuliomaria Turco, ha disertato l’appuntamento del congresso, motivandolo con una lunga lettera inviata sabato ai soci, ora resterà a guardare, oppure se contesterà le delibere dell’assemblea di Vicenza, impugnandole, in particolare per ciò che concerne i molteplici risvolti di condotta antistatutaria, o di modifiche allo stesso statuto, anche se i lavori sono stati registrati addirittura con la presenza di due notai.
Da un punto di vista politico, l’avvocato polesano ne esce in ogni caso malconcio, dato che la base del movimento, pur sempre più ridotta (erano solo 219 i soci accreditati a Vicenza), ha deciso di stare con il suo collega di Noale.
A fare pendere la bilancia dalla parte di Morosin è stato l’ingresso di un terzo incomodo, Paolo Lamon, che ha tirato la volata attraverso una proposta di modifica organizzativa che è stata approvata e che cancella le figure di segretario e presidente, introducendo portavoce che dovrebbero cambiare periodicamente a rotazione. Dalle cariche interne appaiono praticamente epurati tutti i fedelissimi cantaruttiani, con cancellazione o quasi delle province di Rovigo, Verona e Vicenza. Il nuovo nucleo di controllo del partito sembra concentrarsi ora tra Treviso (in particolare l’area del capolugo, Vedelago e il quartier del Piave), l’alta padovana, il miranese e qualche area del veneziano. Per il resto, buio assoluto.
Restano le ferite delle dure lettere, una firmata da Cantarutti e l’altra chiaramente ispirata da Morosin, inviate ai soci il giorno prima del congresso, che hanno decretato la fine corsa del tandem Cantarutti-Morosin.
Dall’esterno non si è ben compresa la ragione vera della rottura, anche se qualche maligno suggerisce che essa debba trovarsi nel rapporto privilegiato che Cantarutti era riuscito a stabilire con Luca Zaia, escludendo di fatto Morosin dai colloqui e dalle trattative importanti in vista del dibattito in regione sul tema dell’indipendenza del Veneto.
Ora il colpo di coda di Morosin lo rafforza, anche se la sua appare una vittoria di Pirro, con un quadro generale appare in tutta sincerità meno stabile e molto più fragile di qualche mese fa per il partito indipendenza veneta. Per capirlo, andiamo a vedere cosa è successo negli ultimi dodici mesi.
Prima l’epurazione in stile sovietico delle teste pensanti Pizzati e Busato, poi l’allontanamento dell’abile e capace Cantarutti sembrano infatti avere definitivamente svuotato il potenziale politico di un partito che sembra destinato a rientrare nei ranghi del venetismo da prefisso telefonico, seguendo il destino dei vari veneto stato, liga veneta repubblica e altri partiti mai usciti dal guscio dello sbandieramento dell’orgoglio veneto, destinato anch’esso a mancare l’appuntamento con la capacità di incidere nel quadro politico.
Le ragioni del fallimento di indipendenza veneta sono in realtà causate dall’attrazione fatale che i palazzi veneziani della politica veneta in salsa italiana hanno svolto sugli avvocati indipendentisti. Una volta entrati nel palazzo, grazie alla strategia di Pizzati e Busato, invece di capire che dovevano uscirne al più presto, sono rimasti incantati dalle sirene dei partiti, perdendo il lume della ragione politica e restando intrappolati nei meandri del potere.
Chi prenderà ora in mano il testimone dell’indipendentismo veneto? Staremo a vedere nei prossimi giorni.
[Fonte: IndipendenzaVeneta.net]
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