Lettera semiseria agli amici siciliani, e naturalmente ai veneti e futuri “ex-italiani” tutti
Patrioti siciliani scagliano i loro giusti strali contro le figure del Risorgimento, quel movimento di pochi a danno di molti grazie al quale le uniche cose a risorgere furono le tasche, dei Savoia, ma prima ancora dei loro alleati, da Garibaldi a Crispi. Consiglio un passaggio, dunque, su un bel sito siciliano, http://www.csssstrinakria.org/, il sito ufficiale del Centro Studi Storico-Sociali Siciliani. Il Centro tra l’altro promuove la divulgazione del pensiero e delle opere di grandiose figure di siciliani, le cui idee e la cui lotta a favore dell’indipendenza di questa bellissima isola andrebbero rimeditate: erano i tempi in cui l’idea di indipendenza, lottare per essa, poteva costare la vita. Ne seppe qualcosa Andrea Finocchiaro Aprile, grande leader siciliano, le cui celebri parole “Quando si ripete che la Sicilia non fu considerata che come una colonia, si dice meno della verità”
in un comizio del 1946 in Piazza Università a Catania, possono essere perfettamente applicate anche al Veneto – e alla Sardegna, e forse paradossalmente perfino al Piemonte. Coraggiosi e grandi i patrioti del M.I.S., il movimento indipendentistico siciliano che nel 1944 si impose come il maggior partito dell’isola. Peccato che per una serie di eventi la Sicilia non ottenne l’indipendenza nel 1945, la storia nostra sarebbe andata altrimenti. Tuttavia dal sito si impara anche un’altra cosa: purtroppo assai spesso nei padri fondatori della Lega Nord, insieme a sacrosante istanze indipendentistiche, vi erano anche tristi germi di antimeridionalismo – scomparsi per fortuna dal nostro pensiero – ma che ancora occasionalmente emergevano in loro figure per altri aspetti notabili, come un pensatore politico del calibro di Gianfranco Miglio: “la Sicilia è una fogna immane” (il suo calibro ne esce un pochino ridotto, diciamo da 38 a 22!) disse il filosofo politico lariano, ma per fortuna i tempi cambiano, i professori pure. Ovvero i tempi sono maturi per l’indipendenza di tutti gli Stati “italiani”, e i professori sono cosmopoliti davvero, ovvero il mondo lo conoscono non solo per averlo letto nei libri e in traduzione, ma per averlo girato: e sanno che la Sicilia è luogo d’incanto, e la sua lingua una tra le più poetiche e ricche. Insomma gli Arabi i Normanni i Greci i Latini e gli Spagnoli – per citarne solo alcuni – la loro traccia l’hanno lasciata eccome.
Ma ho annunciato una lettera semiseria, e questa serissima è.
Dunque, il sito del CSSSS contiene sacrosante invettive contro un altro degli assassini al soldo dei Savoia, Nino Bixio. Disgraziatamente genovese come lo scrivente, Bixio va segnalato tra l’altro per essere stato, già prima che l’Italia gloriosamente s’unisse, nel 1857, un avido cercatore di luoghi ove deportare gli italiani – fatta l’Italia, dovremo disfarci degli italiani, per parafrasare D’Azeglio che lo stimava ben poco – andò perfino in Australia, e la ritenne adatta (era ancora in gran parte popolata da ex-galeotti e feroci squali abbondavano nei mari, tenuti a bada solo dai coccodrilli) per mandarvi gli italiani quando costoro fossero diventati tali. Un esempio di fulgido amore per gli altri. Bixio naturalmente si macchiò di stragi varie, fece uccidere minorati fisici e mentali, perfino un contadino che aveva rubato le scarpe ad un morto. Un vero eroe, premiato per questi atti di immenso valore con un seggio al Senato. Tra l’altro, nel gran parlare che si fa in questi giorni del plebiscito in Veneto del 1866, occorre ricordare che il 21 ottobre 1860 Bixio, probabilmente da qualche bordello, con in mano la pipetta dell’oppio, secondo le sue abitudini, condusse le cose bene, 432.053 sì e ben 667 no. Figure meno abbiette al servizio sabaudo, tra cui lo stesso D’Azeglio, e Mazzini che aveva riacquisito la lucidità, si scandalizzarono, e lo fecero anche gli inglesi. Lord John Russell, ministro plenipotenziario, inviò a Londra un dispaccio in cui si diceva: “I voti del suffragio in questi regni non hanno il minimo valore”. Parole profetiche, forse aveva fumato anch’egli una pipa d’oppio donatagli da quell’autentico samurai di Bixio, e vedeva quel che sarebbe accaduto nel 1866 nella Venetia!
E va bene, sempre serio assai sono.
Ma giudicando dalla vita di Bixio, dall’inizio alla fine, ma soprattutto dal nome, sono giunto ad una sconvolgente scoperta storiografica – altro che le stimmate provocate dall’acido sulle mani di Padre Pio, l’ipotesi avanzata con successo dal mio illustre collega Sergio Luzzatto!
Bixio non era un uomo, ma un robot.
Il suo vero nome era N1 N0 – B1x10, abbreviato in N1, come il famoso C1 di Guerre Stellari (che in realtà aveva un nome, pardon, una sigla, assai più lunga). In fondo nasce, ops, viene costruito nel 1821, da pochi anni Mary Shelley aveva pubblicato Frankenstein. Era la risposta della scienza italiana a tutte le accuse che le venivano dal mondo protestante, di essere sotto la cappa della Chiesa inquisitoriale, di aver bruciato ogni impresa scientifica (e talvolta anche gli scienziati) da Galileo in poi, ecc. ecc. Ma forse sotto sotto c’era la mano di uno scienziato inglese, se è vero che N1 fu sempre soprattutto al loro servizio. Inoltre, visto che Garibaldi era gracilino, un robot lo avrebbe aiutato, forse la pallottola che lo ferì ad una gamba venne deviata da N1, altrimenti avrebbe raggiunta quella sua testa di…Eroe. Poiché però finita l’unificazione era divenuto scomodo, venne mandato a dis-assemblarsi nell’Oceano Indiano, anzi tra un Oceano e l’altro, per confondere meglio le acque: perché mai spingersi a Sumatra dopo che si è diventati Senatori del Regno, nel 1870, e si può godere indisturbati del frutto di tutti i crimini? Vi immaginate un senatore italiano che appena eletto lascia la cadrega per andare a fare il mercante a Sumatra? Quando può fare tutto quel che vuole qui, servito e riverito. Purtroppo, i servizi segreti inglesi e italiano (se esiste quest’ultimo) tengono nascosto il luogo ove i componenti di N1 giacciono. Ma non dubito, un giorno il caso o la ricerca, o entrambi, li faranno riemergere.
W (anzi meglio: Muoia) anche N1 ! Per fare l’Italia, si sono serviti anche di lui.
Paolo Bernardini
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