La questione della costruzione di un sentimento nazionale veneto a mio parere va posta su un piano politico. Se il panorama politico fosse immutabile nei secoli, non si potrebbe assistere alle variazioni di flussi elettorali tanto significative anche in relativamente brevi intervalli temporali, tanto ad esempio, da aver fatto prendere a una neonata Liga Veneta di botta un 13% in Veneto alle elezioni politiche del 1983. Chiaro che parliamo di altre epoche e altre dinamiche politiche.
Ripeto sempre questo dato, perché deve secondo me far riflettere chi vede oggi una situazione politica bloccata. La situazione è bloccata perché non esiste alternativa politica allo schema destra-sinistra. La stessa lega nord si è nel tempo trasformata in una costola, quasi una corrente del pdl.
Se solo qualcuno pensasse al vuoto politico che c’è in Veneto, forse potrebbe rivalutare dinamiche magari non pensabili in prima istanza.
Gli eroi veneti ce li abbiamo eccome, è che sono più in là nel tempo. Ma non ci mancano i BraveHeart Veneti: anzi, sono molto più giovani e freschi di William Wallace e si chiamano Lazzaro Mocenigo, Biagio Zulian, Frà Paolo Sarpi, Caterino Cornaro, Giovanni Caboto, Sebastiano Vernier, Marco Antonio Bragadin, Francesco Morosini, Angelo Emo, Vincenzo Vianello (Nino el Graton) e tanti altri ancora che non conosciamo perché la storiografia ufficiale ce li nasconde.
Così come la Venetia ha perso la propria sovranità nel 1797, 90 anni dopo quella Scozia che oggi ci sembra nell’anticamera dell’indipendenza! Eppure rispetto agli scozzesi sembra che come veneti siamo distantissimi dalla loro presa di coscienza. Almeno ad ascoltare qualche pessimista nostrano.
Perché c’è questa idea, dobbiamo chiederci?
In realtà, a mio modo di vedere, se è vero che una classica autocoscienza nazionale veneta non è fortissima, è ancor più vero che è ancor più labile un sentimento nazionalista italiano. Pensiamo che persino la buffonata padana era riuscita – eccome se era riuscita – a scalfire una debolissima parvenza di identità nazionalista tricolore. Certo, da allora lo stato è un pò corso ai ripari, abbiamo avuto un Carlo Azeglio Ciampi (che si è dimostrato persino più pattriottardo e disgustoso di Scalfaro) che ha rispolverato tutta la ridicola retorica risorgimentalista, abbiamo avuto una neocolonizzazione del XXI secolo che ha inserito nuove etnie di immigrazione tali da creare per rigetto una spinta di italianità, seppur deteriore, xenofoba e profondamente razzista, come abbiamo visto nella squallida “caccia al romeno” di qualche mese fa a Roma. Mentre i criminali romeni infatti certi crimini in Romania non si sognano di farli, perché lì vengono gettati in prigione e gli si fa passare la voglia di delinquere, qui sono ben accetti dai governi italiani razzisti e anti-veneti, anti-sardi, anti-siciliani, anti-napoletani, anti-lombardi, perché creano appunto una voglia di italietta fascista.
Ma è sempre e solo la politica a creare questi fenomeni illusori. La realtà dell’essere veneti la viviamo ancora e fortemente nel riconoscerci come persone che hanno una cultura altamente civica, lavoratrice, sostenibile, parsimoniosa, lungimirante. I veneti sono d’animo profondamente buono. Ecco cosa ci fa riconoscere come veneti. Quello che come PNV dobbiamo fare secondo me è propagandare questi valori che sono nostri, occupare il vuoto politico che c’è ed è enorme, nella difesa del nostro interesse nazionale gravemente violato e compromesso e proporre ai veneti quale soluzione per la loro felicità e libertà quella di un’indipendenza politica che ci permetta la costruzione di uno stato nuovo, democratico e tollerante, basato sulla responsabilità e sulla giustizia, che sono le vere garanti appunto della libertà e della felicità.
Dopodiché la presa di coscienza avverrà man mano, perché la politica ha il primato sulla costruzione delle nuove concezioni umane.
Gianluca Busato
Partito Nazionale Veneto
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E-mail: info@pnveneto.org
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