La vicenda Alitalia dimostra per l’ennesima volta come i nostri interessi siano svenduti a quelli dei poli romano e milanese, uniti nel nome del consociativismo italiano, a danno del polo veneto.
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Treviso, lì 4 marzo 2008
Preoccupano non poco le parole pronunciate oggi sull’affaire Alitalia dal neoperonista Silvio Fidel Berlusconi, prossimo alfiere del trasformismo da operetta in salsa italica, che fa proprie le marcette fascioleghiste della banda di Varese – quelli contrari all’Euroregione composta da Friuli Venezia Giulia, Veneto, Carinzia, Slovenia e Istria (forse perché somiglia troppo alla Serenissima Repubblica di Venezia, no?). Sono parole degne di un dittatorello delle repubbliche delle banane che voglia nazionalizzare a più non posso elefantiache imprese decotte che da molto tempo – troppo tempo – stanno drenando troppe risorse, in particolare a noi veneti.
Questo barzellettiero da avanspettacolo farebbe anche ridere se non fosse uno che si propone e si impone come statista (?). Di sicuro questo personaggio non merita i voti di noi veneti, stiamo molto attenti a non farci incantare da chi finora ha difeso solo ed unicamente il proprio particulare per dirla con Guicciardini, a danno di tutti e in particolare di noi veneti. Un politico del passato e tronfio di sé stesso, un nano del potere che ora crede di poter nuovamente prenderci in giro assieme al suo buon compagno di merende, quel George Walter Veltroni sindaco di Roma, che proprio nell’immagine disastrata e quasi africana della sua Roma specchia una ormai conclamata incoerenza politica.
Nessuna Große Koalition qui sarà possibile, perché qui non c’è una Angela Merkel, qui non ci sono proprio angeli, ci sono solo i diavoli cattivi che vogliono mandarci all’inferno con l’olio di ricino del governo delle larghe intese e del manganello democratico e delle libertà e farci bere l’amaro calice del consolidamento del debito pubblico, farci toccare con mano la triste realtà del blocco dei conti correnti, farci provare il brivido di un tango argentino con la bancarotta finanziaria, magari con l’avallo dell’esponente dell’Aspen Institute, tale Giulio Tremonti Trimurti che già ha dato bella prova di sé con l’arte della finanza creativa nel passato e ora si ripropone in salsa assistenzialista a favore di Malpensa (e contro l’aeroporto Marco Polo, pro-Milano e anti-Venezia, aggiungiamo noi), ributtante-patriottarda (non abbiamo dimenticato il suo disgustoso invito all’alzabandiera nelle scuole fatto a fine agosto 2007) e statalista: solo ieri il suo inedito attacco contro il mercato, non male per l’ex teorico del lassaiz-faire, ora convertito al consociativismo social-comunista, nemico assoluto dell’interesse nazionale veneto.
Chi voterà alle elezioni del 13 e 14 aprile vuole il proprio male, delegherà i propri schiavisti a ridurlo alla fame, perdipiù legittimandoli.
Gianluca Busato
Partito Nazionale Veneto
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