Le operazioni di make-up al sistema politico non riescono a nascondere le ferite mortali dello stato italiano. Il Veneto chiamato all’unica scelta possibile per la propria permanenza nel mondo occidentale.
Elezioni nuove, facce nuove (?), partiti nuovi, sistema politico nuovo, clima politico nuovo. Sono passati quasi 50 giorni dalle elezioni del 13 aprile che hanno riportato Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi, ma già si intravedono le prime crepe nella grande operazione di ristrutturazione politica dello stato italiano.
Avevamo lasciato il bel(?)paese in una situazione di drammatica ancorché grottesca esposizione mediatica internazionale, segnata da mesi di apparizione nelle prime pagine dei più importanti quotidiani e magazine internazionali, con foto significative del cumulo di spazzatura italiana, ottima sintesi di cosa il mondo pensasse dell’Italia.
Molti si erano illusi in questo prime mese e mezzo dal cambio politico che qualcosa significativamente cambiasse. Molti lo ritengono ancora possibile.
Ecco che dall’insediamento del Berlusconi quater, negli ultimi venti giorni si sono succedute una serie di dichiarazioni di intenti dei neoministri e alcuni primi atti governativi che lasciavano presagire un cambio netto anche nella nostra vita concreta di ogni giorno (per chi avesse voluto crederci).
Senonché la noiosa ripetitività degli eventi che quotidianamente scandiscono il nostro ritmo di vita ricominciano inesorabilmente l’opera di sgretolamento del sistema-paese. Ricominciano a correre le rate del mutuo, ricomincia a correre la quota che dedichiamo al pieno di gasolio e benzina, qualcuno prova ancora timidamente a vedere se i business plan ormai necessari ad una famiglia per fare le ferie sono in grado farci di non farci perdere l’abbrivio finanziario per navigare fino alla fine del mese, qualche pazzo pensa ancora di divorziare condannandosi alla povertà eterna.
Chiaramente queste stucchevoli quisquilie di povertà crescente e strisciante non toccano i sogni di gloria italiana dei deputati, degli europarlamentari, dei magistrati, dei capi di polizia, degli alti ufficiali, dei sindacalisti, dei grandi giornalisti di regime, dei funzionari ministeriali, dei dirigenti pubblici, dei mantenuti di partito, dei trombati nominati nei cda delle grandi multiutilities di controllo pubblico, dei grandi capitani dell’industria decotta e assistita alfieri del made in Italy (magari con pezzi non brandizzati di made in China), degli imprenditori “del giro giusto”, dei grandi manager intrallazzati, dei grandi banchieri e di tutto l’esercito di blow-jobber italici che continuano ad assicurarci che il nuovo miracolo italiano è possibile, mentre una multinazionale dell’elettronica in Germania sceglie come testimonial del ridicolo un italiano nazionalista maschilista, sciovinista, corrotto e infido per vendere di più. Costoro non appartengono alla classe media sempre più sottile ed esigua, prossima all’estinzione socio-economica. Costoro, grandi nemici del Popolo Veneto, sono la nuova nobiltà parassita che sta grattando il fondo per renderci sempre più poveri, derubandoci ciò che ancora fino a ieri non osava derubarci.
Ecco che anche noi veneti, una volta la terra del “miracolo del nord-est”, oggi siamo ancorati al titanic italiano che sta affondando.
Qualche cifra? Il pil non è tutto nella vita, ma si piange meglio da ricchi che da poveri, ecco quindi che la Venetia è passata da un pil-pro-capite del 1997 che la vedeva al 4° posto in Europa, dietro solo a Lussemburgo, Svizzera e Norvegia a un pil-pro-capite nel 2007 che l’ha vista crollare al 10° posto, nella serie B europea, con un andamento perfettamente parallelo a quello disastroso italiano. Un andamento che ci farà a breve superare da realtà come quella slovena che pure sono uscite da un regime comunista solo 17 anni fa, quando noi eravamo la locomotiva d’Europa, mentre oggi siamo diventati l’ultima frontiera del comunismo (anche un po’ fascista, quando serve, Fini docet, e mooolto kafkiano) nel mondo.
Ecco quindi che parlare oggi in Veneto di autonomia, statuto speciale, federalismo fiscale, o balle simili significa solo cercare di prenderci in giro, nascondendo l’evidenza dell’esposizione debitoria italiana e del controllo politico della criminalità organizzata che le impediscono di fatto, legandoci di fatto a loro finché andremo a Roma a trattare con il cappello in mano.
L’unica via politica per la nostra salvezza e per costruirci un futuro di dignità e felicità si chiama indipendenza veneta.
E la strada da percorre è quella indicata dal Partito Nazionale Veneto. Un percorso democratico, basato sul diritto di decidere il nostro futuro. Una via maestra costruita sul consenso popolare e sulla vittoria al referendum per l’indipendenza che sarà indetto dalla Regione Veneto. Una strada che visto il disastro italiano alle porte, riteniamo debba essere intrapresa entro il 2012.
Gianluca Busato
Segretario nasional
Partito Nazionale Veneto
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