Nel compleanno dell’ormai vecchio stato repubblicano, l’Italia entra nel Guiness dei primati come peggiore stato al mondo in molti ambiti, in primis nel grado di sfiducia maturato tra i veneti
Il 2 giugno i cantori prezzolati di questo stato ne canteranno le lodi. Vedremo picchetti d’onore, uniformi da parata, rievocazioni delle manifestazioni da sabato fascista, con discorsi improntati alla difesa dell’orgoglio (multi)nazionale, il richiamo all’unità e menate simili da repubblichetta delle banane quale ormai è definita questa da più parti nel mondo.
Domani vedremo immagini sempre più grigie e sbiadite di manifestazioni al limite del ridicolo.
E ascolteremo, annusato il puzzo ormai irrespirabile ben alimentato dal caldo del cumulo di vergogna e di immondizia da un paio d’anni anche fisica e non più solo politica, moniti dal Colle e da tutte le “nuove” alte cariche dello stato sulla “improrogabile esigenza” di varare una riforma che ci porti al federalismo, purché “solidale” (cosa mai vorrà dire?).
A ben guardare, questi untori mediatici che sembrano essere stati formati alla scuola di Goebbels, qualche ragione sul primato italiano ce l’hanno. E si tratta di primati da guinness!
Queste parate infatti sono ormai finte rappresentazioni teatrali del peggiore stato del mondo (non solo occidentale), il più indebitato, il più parassitario, il più ingiusto, il più inefficiente, il più sindacalizzato, il più statico, il più sconnesso da internet, quello con l’economia a più caduta libera, il più mantenuto, quello con il più alto numero di baby-pensionati e di invalidi ad alto tasso di salute, dagli autisti ciechi alle famiglie i cui membri avevano tutti l’accompagnatoria.
Processi che durano decenni, criminali liberi e protetti, sindacati che non rispettano le leggi sulla sicurezza del lavoro per cui tanto si stracciano le vesti, cittadini veneti per bene derubati da tasse e multe, imprenditori veneti vessati da leggi e disposizioni al limite della tortura, giovani e meno giovani veneti sfruttati e pagati una miseria, molto meno di tutti i loro pari età di tutti gli stati che ormai ci hanno superato, o ci stanno superando in ogni ambito di sviluppo umano, dalla cura dell’ambiente, alla produttività, al benessere, alla fiducia nel futuro.
Ecco quali sono gli incontestabili primati italiani nel mondo.
Il dramma per noi veneti è che questi primati hanno distrutto anche il nostro tessuto sociale, la nostra economica, le nostre speranze.
Ecco che una coppia di giovani veneti che oggi intende sposarsi e metter su famiglia, poniamo in una fascia dai 25 ai 35 anni, nel migliore dei casi è meglio che pensi ad emigrare in un altro stato.
La scelta dello stato in cui emigrare per noi veneti è ampia, riportiamo di seguito grafici e dati che mostrano una serie di opzioni tra cui scegliere, ce n’é per tutti i gusti!
Per chi invece non vuole, o non può emigrare dalla nostra ormai povera Nazione Veneta sotto stretta coloniale di una vecchia repubblica da mandare in pensione al più presto, l’unica speranza che resta è quella di aiutare il Partito Nazionale Veneto nel creare le basi per ottenere al più l’indipendenza, in modo democratico, pacifico e con il consenso popolare.
Altre strade sono infatti vicoli ciechi – e a breve sarà evidente a tutti, grazie all’impossibilità di ottenere qualsivoglia riforma autonomista, o federalista, in uno stato al limite della bancarotta finanziaria e ormai nel pieno di un disastro sociale annunciato, tra precarietà, criminalità, malaffare e povertà di fasce sempre più ampie di popolazione.
Inoltre, anche se fosse politicamente e economicamente possibile ottenere riforme in senso federale, o pur con la più ampia autonomia immaginabile, non vi è alcuna possibilità di ricostituire un ordinamento che offra maggiore democrazia, migliore efficienza e un reale self-government agli enti locali veneti in un sistema che in tal modo garantisca le minoranze e le identità peculiari, e dia certezza ai cittadini sull’operato dei propri eletti.
L’attuale consiglio regionale, le provincie e i comuni veneti hanno infatti ora pochissimi poteri, quasi insignificanti ai fini delle decisioni importanti sul nostro futuro e, in ogni caso, anche eventuali forme di devoluzione di poteri, o di autonomia, per quanto siano auspicabili rispetto alla situazione attuale, sono chiaramente cosa ben diversa dall’indipendenza, e nella drammatica situazione attuale in cui versa la colonia veneta sono assolutamente insufficienti. Anzi, il perdere tempo nel cercare perseguire qualcosa di impossibile da ottenere risulta deleterio e ci divide nell’unico obiettivo oggi perseguibile, l’indipendenza.
Gianluca Busato
Segretario nasional
Partito Nazionale Veneto
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Serie di dati sulla situazione economica italiana e veneta, in raffronto alle economie europee
Fonte dei dati pubblicati nella pagina: Eurostat
Rielaborazione a cura di Lodovico Pizzati
L’Italia va a picco? E noi Veneti: andiamo a picco con loro?
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