Le promesse elettorali sembrano non avere seguito pratico nell’azione di governo, proprio nel momento di maggiore difficoltà per la nostra economia. Oltre il populismo, niente?
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Treviso, 4 giugno 2008
Si intravedono le prime crepe nell’azione del governo italiano, che pure sembrava uscito dalle urne più forte che mai. Una schiacciante maggioranza parlamentare non ha evitato la settimana scorsa la prima figuraccia della bocciatura dell’esecutivo sul tema caldo del conflitto di interessi del premier, padrone assoluto e monopolista dell’informazione televisiva di questo staterello che espone i suoi sudditi al pubblico ludibrio dell’opinione pubblica internazionale. Non avveniva dagli anni ’30, dalle “inique sanzioni” della Società delle Nazioni per l’attacco dell’Italia fascista contro l’Etiopia, che questo stato ingiusto e marcescente fosse oggetto di biasimo della comunità internazionale. Eppure ciò oggi passa in secondo piano, proprio grazie al controllo totale dei media, blog a parte.
Sono i frutti amari del populismo demagogico. Berlusconi vuole forse raggiungere i vari Chavez, Ahmadinejad, Gheddafi, Castro tra i leader nella black list internazionale antidemocratica?
L’adorata coppia d’assi lombarda pensava di fare poker alla prima smazzata, ma non sanno che nel mondo c’è chi sa dare il giusto significato alle parole, che non tutti se ne fregano come avviene nell’Italia che scivola dolcemente sul crinale autoritario ammiccando ai fantasmi del passato, quanto meno nell’uso delle parole. Il fatto è che l’Italia si trova con pochi strumenti concreti per imbonirci, poiché i dati forniti da tutti i maggiori Enti di statistica internazionali confermano la drammatica situazione italiana, con ultima conferma oggi proprio nell’Outlook 2008 dell’OCSE, che prevede un forte balzo in avanti dell’esposizione del debito pubblico italiano fino a tutto il 2009.
Non hanno gli strumenti economici, poiché i conti pubblici sono blindati e il debito pubblico non permette manovre verso l’autonomia o il federalismo fiscale, briciole a parte. Non hanno gli strumenti politici, perché la lobby che sfrutta le risorse venete è molto forte e nutrita.
La domanda che molti si pongono è: oltre il populismo, non c’è niente?
Per quanto riguarda noi veneti, il PNV inizia una serie di incontri sul territorio per la preparazione di una vera e propria conversazione nazionale che ci accompagnerà verso l’indipendenza. Con sempre più evidenza essa resta l’ultima spiaggia politica per il Veneto, per non finire in un deserto argentino dove per qualche anno verrà buttato il diserbante alla permanenza di una classe media che ormai è praticamente impercettibile, assottigliata dalla deriva italiana e dal furto quotidiano delle nostre risorse da parte di uno stato in metastasi burocratica.
Il primo appuntamento per spiegare l’indipendenza è per giovedì prossimo 5 giugno a San Polo di Piave a partire dalle ore 20.30, presso la locanda Al Tiziano, in Viale della Repubblica, 74.
Gianluca Busato
Segretario nasional PNV
Web: www.pnveneto.org
E-mail: info@pnveneto.org
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