Berlusconi non è uomo che si accontenta della mediocrità. La sua vita finora è stata un susseguirsi di highlight, di episodi eclatanti. E di debiti.
La sua grande abilità sta da sempre nel raccattare soldi non suoi e nel generare più buchi di quando aveva iniziato.
Situ d’acordo co sto articolo? Iutane a portar vanti la nostra asion.
Iutane a stanparlo e a farlo lexar a chi che xe sensa pc.
Co na picola donasion te iuti naltri e te iuti ti steso.
Una volta circuiva solo le banche, con la raccomandazione del papà Luigi, oggi invece mette a pecorina uno stato intero.
Il suo epigono giulius trimurti si è inventato una Robin Hood tax, ma forse allo sceriffo di Nottingham-Milano 2 la foresta di Sherwood non piace così tanto, egli preferisce il cemento del ponte sullo stretto.
Dopo un biennio triste negli anni ’90, seppe dare il meglio di sé per 5 anni difilati dal 2001 al 2006, aprendo una voragine finanziaria pubblica senza precedenti, ai livelli del socialismo craxiano. Bettino in fondo era un dilettante, Berlusconi sì che sa fare le cose in grande. Detto fatto, in un lustro precipita nell’inferno finanziario il brut-paese, il paese dello spumante, dove rifermentano gli zombie. Passa quindi il testimone ai prodi compagni di merende che ci porteranno al 3° posto nel mondo come stato con più alto debito pubblico. Solo lui però ha la stoffa per portarci sul tetto del mondo!
Parole parole parole, Debiti debiti debiti, parafrasando Mina che pure aveva ben descritto l’ars politica.
Il politico Berlusconi è fallito, non ottiene uno diciamo uno dei successi che nella sua ormai quindicennale carriera pubblica ha promesso ai drogati dell’istrione che l’hanno votato, non capisce nulla di compromessi e politically correct, non ha tempo né voglia di dedicarsi alle mediazioni con stupidi nani e comprimari che non capiscono il suo sogno di grandezza.
Ecco che oggi il politico fallito finalmente ottiene il suo obiettivo, si sogna già Napoleone nella Cattedrale di Notre-Dame, l’imperatore di tutti gli italiani: per fortuna noi veneti non siamo italiani, purché ci sbrighiamo a renderci indipendenti, prima che lo sgorbio arcorino butti il diserbante sulla nostra identità, la soluzione finale a tutti i problemi, con annessa distruzione della classe media veneta, relegata a massa decerebrata del nuovo turbo-nazionalismo tricolore.
Si autoproclama de facto dittatore della repubblica delle banane, sputando in faccia ai suoi schiavi di partito, agli smidollati alleati, primo tra tutti il sopravissuto al ciclone Corna, sul viagratico della propria impotenza politica, quell’Umberto Bossi che è prossimo fare la fine del comunista fausto, logorato al governo dopo aver predicato la rivolucion. Altro che federalismo fiscale, qui ci sono i teorici del centralismo globale, benvenuti signori nella nuova matrix dei senza vergogna.
Come in tutte le barzellette che si rispettano, il barzellettiere più famoso dello stivale ne racconta una senza dirla: proprio lui, l’anticomunista per eccellenza, ammazza il voto irlandese e decreta la nascita dell’unione sovietica europea, l’impero centrale del comunismo banchiero, purché in revenue sharing con lui, tronchetti e qualche altro capataz. E che il Popolo Veneto muoia di fame!
Non c’è spazio per alberelli e cespugli insignificanti sotto il baobab africano della corruzione, fanno solo ombra e vanno sradicati.
Bene, all’uomo di marketing berluscaz vogliamo parlare da markettari a markettaro: questa italia ha un nome ormai sputtanato, inquinato, vecchio e irrecuperabile.
Faccia una sana politica di branding, lanci un nuovo marchio.
Basta italia, troppe copertine sui giornali piene de scoase, spusołenti e inlavabiłi.
Un nome di successo mondiale c’è: chiamiamola Mafia State.
È un marchio sicuramente più globale, c’è una sillaba in meno, incute timore e ci dà un’aurea di rispettabilità in tutto il pianeta.
Sappia il baobab ridens però che qui in Veneto gli alberoni africani faticano a vivere, ghe xe masa całigo, e che di Napoleoni e Mussolini ce ne sono bastati un paio.
Al prossimo ci pigliamo l’indipendenza, se già non l’avremo fatto prima.
Gianluca Busato
Segretario nasional PNV
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