La macchina propagandistica di Pechino macina eventi e blogger, tritura realtà e netizen e risputa versioni ufficiali mentre i cittadini cinesi infiammano palazzi e appiccano dibattiti. Hanno sviluppato tattiche e strategie per sfuggire alla censura e per fare in modo che la propria testimonianza scavalchi la grande muraglia digitale.
Una ragazzina è morta in una regione del sudovest della Cina: le forze dell’ordine hanno archiviato il caso come suicidio, i media ufficiali hanno taciuto. Ma i cittadini della provincia di Guizhou erano convinti che la realtà si discostasse dalla versione offerta dalle autorità: avevano ragione di credere che il figlio di un membro delle forze dell’ordine locali avesse partecipato al rapimento e all’uccisione della giovane. Sono divampati incendi e proteste. Decine di migliaia di persone si sono riversate nelle strade della città, si sono scontrate con le forze dell’ordine, si sono scagliate contro le istituzioni.
La reazione di Pechino? La riapertura del caso della morte della ragazzina per “mantenere l’armonia sociale e la stabilità”, la citazione delle proteste sui media ufficiali, proteste attribuite alla “insoddisfazione” per il dipanarsi delle indagini, e 200 arresti fra i dimostranti. Tentativi di insabbiare la vicenda, suggeriscono molti media occidentali. […]
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Fonte: http://punto-informatico.it/2341359/PI/InEvidenza/Fantasia-e-coding-contro-la-censura-cinese/p.aspx
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