In memoria dei valorosi marinai ed ufficiali della Marina Austro-Veneta
Lissa è una piccola isola situata di fronte alla costa Dalmata, conosciuta fin dall’ antichità come Issa, e’ stata base navale della Repubblica Veneta per piu’ di 7 secoli: dal XI sec. fino alla sua caduta, il 12 maggio 1797, ad opera del nefando Napoleone. Fu ceduta, dopo il trattato di Campoformido, all’ Austria nell’ agosto dello stesso anno, assieme agli altri possedimenti d’oltre mare della Serenissima.
Gli avvenimenti cominciarono quando l’8 Aprile 1866 venne firmato a Berlino il “Trattato della triplice alleanza” tra il Regno d’ Italia, la Prussia e la Francia, in base al quale “entro tre mesi” si doveva dichiarare guerra all’ Austria-Ungheria. Il 16 giugno (seppure con otto giorni di ritardo…), con il proclama di Vittorio Emanuele II, veniva dichiarata la guerra, e il giorno 24 giugno successivo a Custoza l’ esercito Italiano veniva sonoramente sconfitto da quello Austriaco in una memorabile battaglia.
Nell’ esercito Austriaco vi erano numerosissimi soldati Veneti e comandati da ufficiali dell’ ex Patriziato Veneto quali – fra gli altri – nomi come: Barozzi, Orseolo, Moro, Da Mosto, Cicogna, ecc. L’ esercito Italiano operava una “ritirata strategica” fino oltre il Po, per difendere l’ allora capitale: Firenze.
Il 3 Luglio dopo la disfatta degli Austriaci a Sadowa da parte dei Prussiani, Francesco Giuseppe chiese l’ armistizio e, pur di concluderlo, offrì di cedere il Veneto alla Francia, la quale lo avrebbe dovuto “girare” al Regno d’Italia… ma gli Italiani erano contrari a questa proposta perché umiliava le loro forze armate e, vista la penosa condizione dell’ esercito dopo la dura batosta di Custoza, puntarono sulla marina per poter riportare almeno una vittoria sul nemico che consentisse loro di finire onorevolmente la guerra.
Cosi’ il primo Ministro, Bettino Ricasoli, fidando nei nuovi incrociatori corrazzati dotati delle piu’ moderne artiglierie, telegrafò all’ ammiraglio Persano dicendo: “E’ indispensabile che fra una settimana la flotta austriaca sia distrutta”.
Ma non tennero conto di una cosa molto importante: la flotta austriaca era composta, nella quasi totalità, da esperti equipaggi provenienti dalle terre della Serenissima: dal Veneto, dal Friuli, dall’ Istria, dalla Dalmazia, oltre che da Trieste e da Oltremare, e TUTTI gli ufficiali, anche austriaci, avevano studiato presso la I.R. Scuola del Collegio Navale di Venezia: a cominciare dall’ Ammiraglio comandante Wilhelm von Tegetthoff, il quale, benchè fosse in tutto e per tutto un Deutschoesterreicher, era registrato a chiare lettere nell’ apposito registro come Guglielmo Tegetthoff (questo lo si può ancora vedere presso l’ archivio dell’ attuale Collegio Navale “Francesco Morosini” di Venezia). Inoltre tutti gli ufficiali erano a perfetta conoscenza della lingua Veneta, al punto che gli ordini venivano in lingua Veneta!
Dunque, giunge il fatidico 20 luglio, e quanto segue lo leggiamo dalle “Memorie” del Regio Commissario Italo – Piemontese, conte Genova Thaon di Revel, incaricato dell’ annessione forzata del Veneto all’ Italia:
“Uscita la flotta dal porto di Ancona, varie squadre furono mandate a sparare inconsideratamente contro le batterie di terra altolocate di Lissa ed altri diversi punti della costa Dalmata, senza ottenere alcun risultato. E quando la flotta nemica giunse improvvisamente, le nostre navi divise, in bordeggiare incerto, ebbero pena a riunirsi.
All’ appressarsi del nemico, egli (l’Amm. Persano) lasciò inopinatamente la nave ammiraglia, dalla cui alta alberatura attendevasi segnali, per andare a rinchiudersi nella torre dell’ Affondatore.Il Re d’ Italia colò a picco oppresso dale navi nemiche, mentre la Palestro salò in aria. Tegetthoff, le cui navi erano seriamente scosse, si rivolse verso Pola ed allora solamente si vide un segnale di Persano: “libertà di manovra”.
Sull’ ordine del giorno osò scrivere essere rimasto “padrone delle acque”. Al rovescio dei generali battuti a Custoza, egli si proclamò vincitore, essendosi tenuto fuori del pericolo. Salvò la vita, ma non il suo onore militare”.
In un paio d’ore l’ abilità di Tegetthoff e il valore dei marinai Veneti consentirono alla marina Austro-Veneta (come la chiamano ancora gli storici austriaci) di riportare una vittoria meritata. Le perdite sono state complessivamente di 620 morti e 40 feriti fra gli equipaggi Italiani, e di 38 morti e 138 feriti fra quelli austro-veneti. La corazzata “Re d’ Italia”, speronata da quella austriaca, fu affondata in pochi minuti con la tragica perdita di 400 uomini, la corvetta “Palestro” fu colpita da un proiettile incendiario ed esplose trascinandosi dietro oltre 200 uomini. La superiorità numerica Italiana su quella Austro-Veneta era di circa il 60 per cento di marinai e di circa il 30 per cento di ufficiali.
Da qui scaturi’ il vecchio detto attribuito al Tegetthoff : Navi di legno con equipaggi di ferro ebbero la meglio su navi di ferro con equipaggi di legno.
Alla fine, nonostante le vittorie di Custoza e di Lissa, il Veneto venne annesso con frode al Regno d’Italia e Napoleone III, imperatore dei Francesi, non resterà altro da dire in riferimento ai Savoia: “Ancora un sconfitta, e mi chiederanno Parigi”!!!
Guido Piovene, il grande scrittore ed intellettuale veneto del ‘900, disse che “la battaglia di Lissa fu l’ ultima grande vittoria della Marina Veneta”.
Io aggiungerei :“l’ultima di QUEL CICLO STORICO”!
Fabio Calzavara
(Tratto da diversi testi e pubblicazioni)
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