Della Volgar Bossiade: Il figlio è stato bocciato per la seconda volta, ma anche il padre era meglio fermarlo prima…
Inorridiamo. Mai avremo pensato che il sedicente leader di un sedicente partito territoriale arrivasse a tanto. A meno che…no non può essere, buon sangue non mente!
Già, oggi, accerchiato dai suoi prodi amici e colleghi romani, il buon Umberto si è corretto, non non voleva parlar male dell’italianità che gli paga lo stipendio, non voleva dir male dell’inno di Mameli, no: lui voleva solo cambiarlo l’inno, preferiva la Marcia del Piave. Se non lo conoscessimo per quello che è, un giullare politico della corte italiana, lo avremmo denunciato per altro tradimento. Anzi, per alta e crassa ignoranza, proprio come quel figlio Renzo che, bocciato per la seconda volta all’esame di maturità per una tesina magari suggerita da papà su Carlo Cattaneo e che ha scatenato la filippica contro i professori foresti rei di odiare il federalismo.
Gli indipendentisti veneti – sia ben chiaro a tutti ! – non hanno alcun bisogno di offendere alcuna persona da dovunque provenga e alcun inno di alcuno stato, neanche quello coloniale che ci opprime, perché non ci muove niente quella musica foresta. Egli però forse ne prova fastidio perché si trova nella condizione di essere realmente schiavo di Roma, del suo potere e delle sue prebende.
A meno che…
Sia mai che l’Umberto conoscesse la verità sulla Marcia del Piave? Ansi, deła Piave?
Non crediamo possa essere, allora ve la raccontiamo noi la vera storia deła marcia deła Piave.
Si tratta di un plagio, di un clamoroso plagio di una marcia ungherese. Né altrimenti poteva essere perché l’Italia tutta è un plagio clamoroso di stato, in quanto non è mai esistita.
“[…] Tale dettaglio non è stato, naturalmente, svelato per tanti decenni, ma prima di E.A. Mario un altro militare aveva preso l’iniziativa per una Marcia della Piave, intitolata “Piave indulò”, appunto. Si
trattava del giovane comandante ungherese Anton von Lehár. Egli si trovava nei pressi di Oderzo con il suo 106° Reggimento “Honved” fin dal novembre 1917. Il futuro Generale volle un “inno militare adeguato ai tempi e ai luoghi”, ma le sue cognizioni musicali non dovettero essere sufficienti. La carenza fu superata con il ricorso al fratello dell’ufficiale magiaro, Franz von Lehár, compositore tra l’altro dell’operetta “La vedova allegra”. Ciò avvenne nel mese di marzo 1918. È dunque escluso che Franz Lehár abbia copiato da E.A. Mario e, a pensarci bene, non ne avrebbe certamente avuto bisogno. […]”
MARCIA DEŁA PIAVE
Testo: Gyula Szabò – Musica: Ferenc Lehár
Dedicata al Colonnello Antal Lehár
e agli eroi del 106° Reggimento
Avanti, all’attacco, forte esercito combattente!
Avanti, per la vittoria, esercito eroico!
Avanti, per fatti antichi, gloriosi! Avanti stirpe schita,
avanti tutta!
Avanti, addosso al nemico, vincerete, vincerete!
Che venga distrutto, che crolli il mondo malvagio!
Avanti, addosso al nemico, vincerete, vincerete voi!
Fanti ungheresi, che risuoni e sia nota la nostra vittoria!
Devi andare a morire, antica stirpe dei Kuruc
dal valoroso sangue!
Non ti ha distrutto il sanguinoso attacco:
Le onde feroci ti aggredirono.
Il sapore del bacio del fiume grigio
ti accompagnerà nella morte!
Reggimento prode e temuto, attraversasti il fiume:
tuona la canzone, la canzone dei vincitori.
Avanti Ungheresi, avanti!
L’inferno aggredì i Magiari, ma la schiera non cedette.
Forse tremò la terra, le sue fiamme uscirono…
mentre combattevano distruggendo le porte dell’inferno!
La tua sciabola antica, la veloce spada di Attila
che porta con sé il fuoco e la gloria dei secoli.
L’hanno temuta Turchi e Tartari
e il mondo intero lo vide.
Un millennio viene ora ad osannare la stirpe ungherese.
Avanti, solo avanti, vincerete, vincerete voi!
Che vada distrutto, che crolli il mondo malvagio!
Avanti, addosso al nemico, vincerete, vincerete!
Fanti ungheresi, che risuoni e sia nota la nostra vittoria.
Ascolta Magiaro, ascolta,
ascolta come scorre via il fiume muggente.
(Traduzione: Krisztina Sándor)
Lexi kive la storia intiera e vera deła Marcia deła Piave
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