L’unica soluzione alla schiavitù è l’indipendenza, che si ottiene rafforzando il PNV
Il perverso sistema politico italiano ci tiene ben distratti con boiate quali il calcio, le veline, nani e ballerine varie di regime, per evitarci i traumi della conoscenza di quanto esso sia un mostro.
Nella nostra vita quotidiana siamo in costante tutela da parte del manovratore, che ora assume le sembianze di un mortadellone prodiano e ora di un camicianera arcoriano, con qualche folklore comunista, o leghista (qual è la differenza?) all’occorrenza.
L’importante è che non si sappia di preciso quali sono i nostri problemi.
Ad esempio, un lavoratore dipendente, come me, non deve poter ricevere al lordo tutti i soldi che si è guadagnato e poi, solo poi, pagare giustamente (?) le tasse, rendendosi conto quanto alte esse siano.
No, lo stato pensa per lui, lo tutela. Anzi, lo tutela senza che nemmeno il dipendente sappia chi è il tutore occulto. Infatti, le trattenute in busta e i vari contributi previdenziali obbligatori sono versati per suo conto dal suo datore di lavoro, che diventa obtorto collo un delegato dello stato, un esattore obbligato per suo conto.
Ecco che il lavoratore vive di un’incredibile situazione di incoscienza, che lo contrappone come nemico al proprio datore di lavoro. Lo stato pertanto divide il lavoratore dall’imprenditore e si ingrassa alle loro spalle.
Lo stato per fare ciò deve però cooptare qualche imprenditore più importante e più malleabile nel “giro buono” . Ecco che allora nascono i miracoli “telecom”, “autogrill”, “alitalia”, in cui lo stato prende i colabrodi statali, li ripulisce dei debiti spalmandoli sui cittadini (lo scherzetto Alitalia ci costerà circa 200 euri a testa all’anno…) e contemporaneamente regala il giochettino per fare soldi agli amici “del giro”.
Ecco che qui interveniamo noi veneti.
Purtroppo, o per fortuna, a noi veneti piace lavorare. Fa parte del nostro dna. In noi il senso civico è alto (anche se, grazie alla tv e alle boiate informative sta pericolosamente diminuendo), la gran parte di noi ha senso della responsabilità nell’affrontare le vicende della vita. Per cui la nostra reazione, diversamente da altri, quando la situazione volge al peggio, è di impegnarsi ancora di più, lavorare un’ora di più al giorno, fare un secondo lavoro. Come dipendenti, nel tempo libero andiamo a fare di tutto, camerieri, falegnami, muratori, ripetizioni, consulenza, free lance, preferibilmente in nero per scrollarci di dosso il peso dello stato. Come imprenditori assumiamo extracomunitari a basso costo, salvo lamentarsi qualche volta della loro scarsa professionalità e magari litigioistà interetnica, paghiamo profutamente commercialisti perché ci trovino il modo di pagare meno tasse, di dedurre, di eludere, di diventare invisibili al fisco, il braccio cattivo dello stato.
Di più, la nostra grande fregatura è proprio che noi veneti abbiamo da sempre un grande senso dello stato e mai potremmo immaginarci che il nostro grande nemico è proprio lui, lo stato italiano coloniale e predatore, che si ingrassa sempre di più, facendoci lavorare ogni giorno di più, lasciandoci sempre meno per la nostra vita, se non per la nostra sopravvivenza.
L’ultima trovata dello stato italico ora è quella di prendere qualcuno dei nostri e di fare lo stesso giochetto che è stato fatto con gli imprenditori del “salotto buono”: dargli una fetta della torta.
Ecco che ora abbiamo i ministri veneti. Evviva i grandi ministri veneti. Evviva Alitalia. Evviva il federalismo fiscale, con il regalo del lombardo Calderoli al Lombardo siciliano e che finalmente darà una fetta di torta grossa anche ai manovratori sempre più grassi dell’ente regione Veneto, purchè sbandierino con sempre maggiore convinzione il tricolore, simbolo supremo della schiavitù veneta.
Una volta questi traditori venivano chiamati col loro nome: collaborazionisti.
Oggi no, bisogna aprire le nostre piazze, arrivano gli imperatori Adriano a prenderci in giro.
Arrivano i nostri fratelli traditori, che hanno avuto un posto al banchetto dello stato, una fetta della torta della nostra schiavitù economica, culturale, civica è stata appena preparata per loro.
A meno che finalmente non ci decideremo ad operare per la nostra indipendenza, da subito, firmando la petizione per l’indipendenza e aderendo e aiutando il PNV, il primo partito indipendentista veneto, fin dalle prossime elezioni amministrative.
Nane “bon, ma no tre volte”
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