Dovrebbe essere ormai evidente a tutti, con il pretesto della crisi finanziaria si invocano da più parti nuovi coordinamenti e soprattutto nuove regole per una “governance” che imbrigli nelle sue regole il sistema finanziario. Una buon motto ci dovrebbe sempre tornare alla mente in queste occasioni: ogni volta che qualcuno cerca di imporre delle regole, lo fa sempre a fin di bene: il suo.
A suo tempo furono i finanzieri, o i banchieri se preferite, a martellare sul concetto del libero mercato, che per loro però era limitato alla libertà (loro) di spaziare con gli strumenti finanziari in lungo e in largo. Poichè costoro al di fuori del contar danaro non sanno fare nulla, non si sono mai preoccupati che anche l’economia reale fosse libera e svincolata da lacci e paletti.
Ecco che allora agli assetati di potere governativo non pare vero oggi di potersi scagliare contro il “libero mercato” invocando G14, G20 (…e gli altri 172?) Sono i signorotti del XXI secolo, che stanno per ordire un nuovo ordine mondiale per stabilire regole “feudali” nelle quali sicuramente si accomoderanno diverse norme di vassallaggio a cui saranno costrette non solo moltitudini di persone ma proprio i loro governi, i “piccoli” stati esclusi, coloro che nel loro piccolo vogliono distinguersi per difendere la loro libertà, il loro diritto di specificità, la loro autonomia ed indipendenza. Nel calderone non solo finiranno gli “stati canaglia” -secondo definizione americana-, ora ci finiranno quelli che offrono soluzioni alternative alla tassazione selvaggia, quelli che sono chiamati “paradisi fiscali”, una caccia al demone liberale ad ampio braccio che farà entrare anche la Svizzera tra i cattivi e non si sa mai che non ci entri qualche altro piccolo statarello a bassa tassazione o con incentivi alle imprese e alle finanze.
Di fronte a questo scenario la teoria degli stati piccoli che ben prosperano in un quadro di un ampio mercato libero è pronta a cadere nell’oblio, per ridare fiato ai grandi stati multinazionali dell’ottocento, per le stesse motivazioni che spinsero alla formazioni di quei grandi stati in quell’epoca. Oggi chi non si uniforma alle disposizioni di questo nuovo ordine mondiale, che vuole un sistema ad alta tassazione, non perchè incapace di gestirne uno di alternativo, ma perchè funzionale all’esistenza di certe categorie, viene additato.
Si sta preparando un periodo oscurantista molto preoccupante. L’economia infatti si ciba di idee. Se guardiamo alla storia vediamo che le attività hanno prodotto risultato proprio grazie alla applicazione libera di nuove idee. Anche nei comparti più tradizionali, come quello agricolo. L’interventismo dei governi, proprio di quelli che colpevolmente hanno spinto a certe pratiche che sono state coperte dallo sporco lavoro di certi banchieri, che ora sembra vuoglia muoversi strumentalmente in una direzione speculare, in realtà stanno solo spingendo per un dominio completo anche sul mondo della finanza, per avere finalmente mani ladre libere laddove finora e a partire dalla lezione impartita dalla Germania del 1930, non hanno mai potuto averle. Un modello che si sa già dove porterà: alla iperregolamentazione, all’indebitamento senza più alcuna guardia, limitato solo dalla coscienza (scusate se rido) dei politici.
Claudio G.
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[…] Claudio G. […]
Devo intervenire per chiarire un punto, dopo che ho ricevuto alcuni messaggi su questo articolo.
E’ incredibile come l’uso di una parola possa assumere diversi significati in base a come uno si fissa su certe idee. Ebbene voglio chiarire che l’uso della parola “nuovo ordine mondiale” non era riferito a misteriosi complotti, se non dello stesso tipo di “complotto” che induce una moltitudine di persone a chinarsi per raccogliere una banconota da 100 euro abbandonata per strada.
A tutti gli amici complottisti invito a fare una riflessione su questa semplice osservazione: se un gruppo di 10 persone fatica a trovare un accordo, se esiste un adagio che dice “la società perfetta è quella di numero dispari inferiore a 3”; potranno mai accordarsi misteriosi e segreti gruppi mondiali provenienti da culture diverse con lingue diverse con cibi diversi per un complotto di ordine mondiale?
E’ molto più facile che si trovino delle convergenze di interessi, quello si, su temi specifici, ma non crediate che siano cose statiche, quello che oggi conviene domani potrebbe essere non più conveniente…
Per i politici, per quelli che stanno al potere (e chi ci va lo fa perchè ne è assetato), esiste una sicura convergenza di interessi: impedire che altri ostacolino la loro posizione di potere ed il loro vantaggio.
La storia ci mostra che si sono susseguite convergenze di vario tipo, dovute all’evoluzione della cultura e della società, ma anche da molti altri fattori, economici, climatici (da cui dipendono quelli economici), di sviluppo di certe civiltà piuttosto che altre… Fattori contingenti che hanno modellato convergenze, alleanze, contrasti ed inimicizie.
Oggi non è cambiato niente, la storia continua, evolve e si ricicla al tempo stesso.
Credo che quelli che pensino che un crac risolva i problemi dei veneti sia un po’ troppo massimalista e illuso. Chi crede che solo per fattori esterni il veneto trovi l’emancipazione è troppo frettoloso. Gli esempi che fate, come Scozia, Fiandre, Catalogna o Montenegro hanno un sistema paese 100 volte più sviluppato di quello veneto: hanno sentimento nazionale sviluppato, televisioni proprie, lingua propria ben sviluppata nelle scuole, storia propria insegnata a scuola, poteri politici avanzati.
Il veneto cos’ha di tutto questo? Certo, ha molta più identità degli italiani, ma questo perchè come i Sardi è un popolo a parte. Però io lo vedo più simile a una Baviera (di cui non parlate mai) che altre realtà sopracitate. Viva el leon
Alcuni pensano che la pancia piena non aiuti. Io sono tra quelli che pensano che invece una seria crisi non sia utile, semmai dannosa e basta.
Tu dici: “Il veneto cos’ha di tutto questo?” beh, questo dipende da ogni uno di noi.
Poi i fenomeni sono rapidi: Io sono stato in Scozia, e all’epoca non c’era proprio alcuna identità nazionale scozzese. Sono stato anche in Catalogna, idem come sopra.
Salute