Dopo qualche pausa, come per incanto ritornano nei media i soliti ritornelli. Ci risiamo, eccoli risuonare. Le parole sono sempre le solite, destra contro sinistra, sinistra contro destra. Tutto viene interpretato con queste parole che sono la spiegazione per tutto.
In realtà, a ben vedere, tali categorie non sono più nemmeno ideologiche. Le politiche delle destre italiane non si differenziano poi molto da quelle delle sinistre tricolori. Entrambe sono ben unite poi nella salvaguardia dell’unità (multi)nazionale e scattano sull’attenti al minimo accenno di orgoglio veneto, lombardo, siciliano, sardo, ligure e dei Popoli tutti soffocati e repressi da uno stato di plasticume avariato.
Ai telegiornali si sentono parlare per ore oscuri personaggi, con bagagli culturali e di intelligenza spesso quantomeno dubbi, che si attaccano l’un l’altro appunto con accuse trite e ritrite e incomprensibili ai più: “è colpa del governo precedente”, “è in pericolo la democrazia”, “interessi personali”, “buffoni”, “papponi”, “giustizialisti” e simili dotte argomentazioni.
Anche in questi giorni di crisi finanziaria mondiale, succede quindi che l’atteggiamento sia lo stesso e la chiave di lettura dei politici italiani sia identica all’argomentare quotidiano sul nulla, dimostrando in estrema sintesi un’incapacità generale a dare soluzione ai problemi. Alla triste commedia italiana si aggiunge il dramma dell’agonia politica crepuscolare del forse peggiore presidente della storia degli Stati Uniti d’America, che pone in seria crisi anche istituzionale la figura di “presidente imperiale” e dimostra quanto sia necessario ovunque introdurre strumenti di democrazia diretta territoriale che neutralizzino il dirigismo politico.
All’incirca il virus finanziario sta intaccando un giro d’affari di circa 20-30 mila miliardi di dollari tra mutui e MBS (Mortgage-Backed Security, ovvero i titoli garantiti da mutui residenziali), tra mancati pagamenti sicuri e incertezza sulla sicurezza del pagamento delle rate. Ma cosa si sta pensando di fare ora, con l’accordo delle dirigenze praticamente a livello planetario e con un format ben rappresentato dal folle piano Paulson? Appunto, liberare le banche dall’infezione finanziaria che crea la crisi di liquidità, la “disidratazione del credito”, per passare la malattia agli stati. In tal modo, si dice, le banche potranno ricominciare ad allentare la stretta sul credito, perché nel frattempo avranno passato l’aids finanziario alle economie pubbliche che si fanno garanti del pagamento. Il tutto ovviamente a base di iniezioni di soldi pubblici, ovvero per quello che ci riguarderà, quando questa soluzione sarà adottata anche in Italia grazie al Tremonti-pensiero, di soldi veneti buttati nel lazzaretto finanziario italico. Se per gli americani è una drammatica prima volta, per noi veneti sarà un déjà vu.
Ormai il danno è fatto, ha vinto lo statalismo ed è stata premiata l’irresponsabilità finanziaria e quindi bisogna ragionare sulle possibilità concrete che restano, che si traducono appunto nella limitazione del danno stesso.
Forse è più intelligente a questo punto un pagamento diretto da parte dello stato delle rate che andranno in default, o, forse strada più praticabile, di una parte di esse e non una nazionalizzazione delle schifezze finanziarie, per mezzo della cessione alle banche di titoli di stato emessi a copertura (che nel caso americano lascerebbe comunque in circolo il 90% dell’aids finanziario) e che nel caso italiano suonerebbe come ridicolo.
In tal modo sparirebbe il più grave agente patogeno appunto della crisi di liquidità: l’incertezza sul pagamento delle rate.
Resta sempre più evidente che noi veneti non possiamo più permetterci di lasciare la nostra economia, oltrechè la nostra cultura, nelle mani degli affaristi italiani senza scrupoli e intelletto.
Dobbiamo quanto prima recuperare la nostra indipendenza politica e per farlo non possiamo pensare di delegare questo compito ai passacarte dei partiti italiani in Veneto, scelti perché senza testa e senza valori, ma è fondamentale rafforzare lo strumento di liberazione nazionale, il PNV, firmando la petizione per l’indipendenza che oggi ha raggiunto quota 500 firme e iscrivendosi al primo partito indipendentista veneto.
Dobbiamo farlo in fretta, perché questa buriana politico-finanziaria può mettere in crisi l’Italia, dato che i conti pubblici, con il raddoppiamento del deficit, cominciano a mostrare i primi segni delle crepe.
Pensiamo a cosa succederà l’anno prossimo, quando lo stato italiano non raccoglierà più le tasse delle imprese che quest’anno stanno vivendo una crisi economica senza precedenti. Se lo stato crollerà sotto la tempesta finanziaria internazionale e fiscale interna, dobbiamo essere pronti a fornire un’alternativa politica ai veneti.
Treviso, 4 ottobre 2008
Gianluca Busato
Segretario Partito Nasional Veneto
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