Mi è capitato più di una volta di leggere opinioni che danno la colpa al Nord per il mancato sviluppo del Sud. Le prime volte ho ignorato tali commenti come semplici provocazioni causate dal perpetuo urlo leghista che incrimina il Sud di arrecare danno al Nord.
Come veneto, e non conoscendo la realtà calabrese o pugliese, di primo impatto tali affermazioni sembrano solo ridicole. Come poter ignorare decenni di travaso fiscale? Sentendoci personalmente accusati ci identifichiamo con il gruppo incolpato. Ci lasciamo convogliare da queste etichette cardinali (Nord, Sud, settentrionale, meridionale) che catalogano siciliani, campani, sardi, veneti, liguri, ecc… sempre rispetto a un unico e indiscusso contenitore: l’Italia.
Questi schieramenti geografici ci convincono che lo svantaggio di una popolazione equivalga al guadagno di un’altra, come se fosse un gioco a somma zero. Ci ostiniamo a voler correre con la caviglia legata al compare da una fascia tricolore (credendo forse di raddoppiare la velocità?). Ci incolpiamo a vicenda di avere una palla al piede, ma guai slacciare il sacrosanto tricolore.
Non siamo più nell’Ottocento, epoca di nazionalismi e imperi. Siamo nell’Unione Europea e viviamo un periodo di integrazione economica dove il mercato globale offre un’opportunità per tutti, a prescindere dai confini politici. Ciò che conta per crescere e competere nel mondo è uno stato snello, vicino alle esigenze dei propri cittadini, e capace di adattarsi per sfruttare il vantaggio comparato del proprio territorio.
Riporto nel grafico qui sotto dei dati di Eurostat sul Pil pro capite della Grecia e dell’Italia meridionale, rispetto alla media europea. Due regioni mediterranee, entrambe in periferia dell’Europa.
La Grecia, con solo 11 milioni di abitanti, ha saputo rispondere alle opportunità economiche del momento. Perché? Atene è stata in grado di applicare una politica consona alle esigenze dei suoi cittadini.
Nessuno dubita delle capacità siciliane, calabresi o napoletane. Non è la cultura mediterranea o la posizione periferica il problema. La colpa è la distanza delle esigenze territoriali dal potere decisionale, dove invece prevale la cultura di prelevare ai poveri nelle regioni ricche per dare ai ricchi nelle regioni povere.
Un esempio parallelo? La Germania dell’Est era la più sviluppata del blocco comunista. La Slovacchia invece era la regione più sfortunata della Cecoslovacchia socialista.
La Germania dell’Est scelse la strada dell’unificazione, e andò a far parte di un colosso di 80 milioni di abitanti (in un sistema federale, mi raccomando). Fu ricoperta di fondi strutturali per lo sviluppo. Berlino, come capitale della Germania unita raggiunse presto livelli di Pil pro capite degna di una metropoli occidentale. Il resto della Germania dell’Est non fu da meno, ricevendo più finanziamenti pubblici europei di qualsiasi altra regione (Mezzogiorno, Grecia, …).
Il risultato di questa politica assistenzialista? La Germania dell’Est ora arranca (assieme al resto della Germania), mentre tutti gli altri staterelli dell’Est avanzano con notevoli tassi di crescita.
La Slovacchia scelse la strada opposta. Nel 1993 preferì l’indipendenza dalla Repubblica Ceca, e per quanto riceva anche lei fondi europei, Bratislava ha saputo abbinarli ad una politica adatta per lo sviluppo di questo paese di solo 5 milioni di abitanti.
Nel 2008 gli slovacchi hanno sorpassato in Pil pro capite medio campani, siculi e calabresi, il che è una tristezza data la potenzialità soffocata. Pugliesi, napoletani, calabresi, siciliani e sardi hanno bisogno ognuno di uno stato che li rappresenti: una capitale più vicina alle loro esigenze, e anni luce da questo indegno stato di sudditanza.
Lodovico Pizzati
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Sono completamente d’accordo.
Da molto tempo ritengo che l’italia funzionerebbe meglio se divisa in 5 o 6 parti. Funzionerebbe meglio non solo il Veneto, ma potenzialmente anche le altre zone d’italia.
Il divario economico Nord- Sud Italia non potrà MAI essere annullato, semplicemente perchè la politica, e l’economia, romana mangia proprio sopra quei soldi che dal nord DEVONO finire al sud. A tutto danno della popolazione, del nord perchè le risorse prodotte localmente finirebbero immediatamente al sud, del sud perchè ciò pregiudica la crescita e lo sviluppo.
Se non ci fosse divario, non ci sarebbe bisogno di trasferire ricchezza, e la magnaria diminuirebbe di parecchio.
Inoltre la presenza dell’unione europea e della nato, cui tutti i nuovi stati italiani nazionali (non regionali, come scrivono i libri di storia italiofili) verranno a far parte e nelle quali continueranno a collaborare.
P.S. Posso sapere dove posso trovare i dati dai quali costruisci questi grafici?
Credo che le statistiche le sipia publiche: se te vol costruirtene de particolari te pol farlo da ki: http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page?_pageid=1996,45323734&_dad=portal&_schema=PORTAL&screen=welcomeref&open=/&product=REF_TB_regional&depth=2
grasie
MA VOI NON CAPITE CHE DA 150 ANNI IL SUD è NARCOTIZZATO DA POLITICHE BUROCRATICHE E COLONIALISTICHE CJE HANNO RESO L EX TERRITORIO FLORIDO DELLE DUE SICILIE UN DESERTO ECONOMICO E FINANZIARIO CONSULTATE IL SITO http://WWW.EDITORIALEILGIGLIO.IT