ospitiamo volentieri questo intervento che abbiamo trovato in rete e che ci è piaciuto.
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L’ARTE DEI MESTIERI: LO SPEZIALE
(a metà strada tra l’alchimista ed il cerusico)
La storia della Serenissima è quella di una grande avventura politica e, soprattutto, economica durata parecchi secoli. Basti pensare che Venezia, prima di cadere sotto i colpi del Bonaparte a fine Settecento vive per oltre mille anni. Dalla sua fondazione, quando le genti fuggivano dai cosiddetti barbari prendendo rifugio sugli isolotti della laguna veneta al suo epilogo, trascorrono qualcosa come 12-13 secoli. Una lunga vicenda, insomma, che ha il suo apice probabilmente all’inizio del XIII sec. quando i Veneziani assediano e conquistano Costantinopoli in quella che passerà alla storia come la Quarta Crociata. Proprio in quel periodo, infatti, lo “Stato da Mar” veneziano raggiungerà i suoi limiti massimi, prima di un lento ma inesorabile declino che porterà Venezia man mano a subire una metamorfosi divenendo anche “Stato di Terraferma” nei secoli successivi.
Non è, tuttavia, mia intenzione fare una cronistoria della Serenissima e del suo leone che ancora oggi suscita grande suggestione ed attaccamento. Si tratta comunque di un lungo cammino costellato di tanti eventi che, seppure lontano è fortemente sentito, quasi vissuto con la speranza, forse l’illusione, di poter ritornare ai bei tempi andati. Negli ultimi anni, d’altra parte, la riscoperta della storia di Venezia è avvenuta per diversi motivi, non ultimo per un’evidente necessità di riappropriarsi delle proprie radici da parte dei tanti che hanno avvertito il bisogno di ripercorrere strade abbandonate o dimenticate da troppo tempo.
Per tale ragione, perciò, ho pensato che fosse interessante dedicare un piccolo spazio all’arte dei mestieri, che pur non rappresentando la grande storia fatta di date di guerre ed armistizi, costituiscono uno spaccato importante per la vita quotidiana nella città lagunare. I mestieri vengono praticati secondo riti e consuetudini del tempo trasmettendosi di padre in figlio. Le confraternite che regolano al loro interno gli statuti, conferiscono al mestiere il giusto rispetto loro dovuto, dando decoro a quanti svolgono quotidianamente le attività più svariate.
Una figura in particolare che mi ha sempre attratto è quella dello Speziale. In un contesto come quello veneziano fatto di calli buie e strette, questa figura assume un fascino unico nel suo genere. Secondo i nostri canoni odierni ci appare come una sorta di farmacista o droghiere, ma tornando indietro nel tempo, di parecchi secoli, noteremo piuttosto che lo speziale è una figura a metà tra quella dell’alchimista e del cerusico.
Ebbene, se da una parte è vero che lo speziale commercia le spezie e somministra le medicine, dall’altra egli si diletta anche con l’alchimia e con la chirurgia. Già, la sua bottega non è un luogo per soli scaffali riempiti di spezie e medicine, bensì pure di arnesi o strumenti con cui pratica la chirurgia. Quanto all’alchimia, invece, preferisce non dare troppo nell’occhio perché con i tempi che corrono la Chiesa è sempre in agguato ed anche in una città come Venezia, conosciuta per essere un centro cosmopolita ed aperto, la lunga mano dell’Inquisizione è sempre in agguato.
Nel suo giuramento alla confraternita, lo speziale si impegna a non dare il veleno, soprattutto l’arsenico, particolarmente usato in questo periodo (molti sono i delitti per avvelenamento).
Di seguito riporto un ipotetico dialogo (tratto da un mio scritto) tra due speziali, il serenissimo Paolo Salmaso ed il visconteo Bernardo Pirovano:
– “Il nostro mestiere può essere pericoloso a volte, soprattutto quando siamo fatti oggetto dei peggiori sospetti. Lo speziale è rispettato ma anche assai temuto, ricordalo.”
– “Non è la prima volta che accenni a qualcosa di grave e pericoloso che potrebbe succedere. Forse a fare il mestiere dello speziale si incorre in qualche rischio, o Paolo Salmaso, per suoi motivi agli altri sconosciuti, si è fatto dei nemici in giro?”
Rise Paolo Salmaso, poi mormorò qualche parola poco chiara, infine si avvicinò a Bernardo e, imitando un cane rabbioso, fece finta di morsicarlo ad un braccio. Il giovane di Ripalta Secca indietreggiò lì per lì spaventato per quello strano comportamento, poi, resosi conto dello scherzo, si mise in guardia come a voler combattere in un corpo a corpo con il suo maestro.
– “Mettetevi in guardia, Signore. Ve lo ordino in nome del mio nobile condottiero Francesco Sforza. Abbiate il coraggio di affrontarmi senza trucchi di mago…” poi Bernardo scoppiò a ridere e si ricompose.
Fu così che Bernardo apprese anche i segreti dei veleni che tanto “successo” mietevano in quel periodo in tutta la penisola italica dove si erano e si sarebbero ancora consumate uccisioni illustri con l’uso dell’arsenico in particolare. Era il veleno del tempo, proveniva dal Monte Amiata e tanti morti aveva fatto anche tra i minatori che ne inalavano la polvere quando lo estraevano. Ma non era l’unico ad essere usato per ammazzare, poiché Bernardo venne a conoscenza dell’antimonio che proprio verso la metà del Quattrocento era stato introdotto anche in Italia e le sue caratteristiche erano simili a quelle dell’arsenico. Erano davvero “efficaci”. Chi li utilizzava per eliminare fisicamente i propri avversari non falliva quasi mai, perché si somministravano per un lungo periodo in piccole dosi provocando una morte lenta. Le vittime peggioravano di giorno in giorno senza avvertirne gli effetti iniziali, ma quando si rendevano conto era già troppo tardi.
– “A me piace usare la cantarella.” gli confessò un giorno Paolo.
– “La cantarella?”
– “Si è un veleno molto particolare che si ottiene dall’arsenico.”
– “Non ne ho mai sentito parlare.”
– “Già, non è che sia molto diffuso, ma è forse ancora più terribile dell’arsenico. Bisogna far evaporare urina in un contenitore di rame e mescolare i sali ottenuti con arsenico. E’ un processo abbastanza semplice.”
– “Agisce con successo?”
– “Certo, non c’è possibilità di scampo.”
La vendita dei veleni a Venezia per un certo periodo viene limitata alle due spezierie principali di San Marco e di Rialto. Il rilascio della bolla che permette loro di esercitare detta alcune regole fondamentali per qualità, quantità e caratteristiche varie. Non si può trasgredire, pena la chiusura della bottega e la carcerazione. A Venezia non si scappa, le regole sono piuttosto ferree, la città è aperta a tutti, ma sulla legge non si transige…
Lo speziale, tuttavia, è anche temuto perché, come già detto più sopra, si presta a più di qualche sospetto in merito a pratiche alchemiche. Una leggenda nera in tutta Europa si è creata intorno alla figura dell’alchimista, poiché ritenuto in grado di compiere attività illecite ed oscure legate alla magia (quella nera, per l’appunto), ma gli speziali veneziani in genere si mantengono nel seminato senza dare eccessive preoccupazioni alla Serenissima. E’ vero che tra di loro esistono uomini capaci di compiere autopsie per studiare il corpo umano, ad esempio, ma non ci sono notizie certe tali da minare la loro reputazione. Si è parlato, a sproposito, di esperimenti su carcasse di animali morti con l’intento di resuscitarli, ma ciò naturalmente non ha mai portato a nulla.
Come cerusico, d’altro canto, lo speziale è anche in grado di intervenire chirurgicamente sulle persone, ma ancora una volta l’opposizione della Chiesa è molto dura, tanto da proibire qualsiasi pratica ed esercizio. Anche in questo caso, l’ombra dell’alchimia si allunga e per la Chiesa è assolutamente necessario fugare qualsiasi dubbio. Venezia non si oppone e per lo speziale dovrà, fare molta attenzione. Se scoperti ad intervenire chirurgicamente, ancora una volta la pena è quella della chiusura della bottega ed eventualmente un periodo di carcerazione.
Per chi fosse interessato, comunque, girando per Venezia è possibile ammirare alcune farmacie d’epoca, tra le più belle. Esempi splendidi sono la farmacia di Santa Fosca, la farmacia di Campo San Polo, la farmacia del Redentore, la spezieria dell’isola di San Servolo e la farmacia San Marco che si trova all’ultimo piano di Ca’ Rezzonico, il Museo del Settecento Veneziano.
Paride Vallarelli
http://paridevallarelli.blogspot.com/2008/11/larte-dei-mestieri-lo-speziale-venezia.html
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Buon giorno, mi chiamo Terenzio Faccio e sono titolare di una nuova torrefazione ” TORREFAZIONE BUGELLA S.A.S.’ a Biella; volevo creare una linea nuova di caffè aromatizzati e intitolarli ” Gli Speziali o Lo speziale ”. Girando per internet volevo assicurarmi che non fosse già stato usato questo titolo, ho trovato Voi, pensate che possa utilizzarlo ho è già stato registrato?
Vorrei un vostro gentile parere.
Grazie Terenzio Faccio 3358029249
Terenzio, non so se è uno scherzo o cosa il tuo intervento, ma in ogni caso penso proprio che non puoi registrare un nome di un antico mestiere: chiunque potrebbe copiartelo e certamente saresti perdente in una causa legale.
Un nome, anche conosciuto e noto, può anche essere registrato se fa riferimento ad una cosa completamente diversa in un accostamento originale. Ma in questo caso non vi sarebbe originalità adeguata.