Oggi il ministro italiano del lavoro (che ahinoi sarebbe Veneto, se non ci tradisse come tanti suoi colleghi per il potere romano) – rispondendo ad una giornalista – si è arrampicato sugli specchi attorno alla sua preoccupazione riportata da varie fonti a proposito del rischio di bancarotta dello stato italiano e di ventilate critiche al collega ministro del tesoro che nel frattempo si è corretto sulla retroattività della norma che ostacola gli sgravi fiscali del 55% sul risparmio energetico – che oggi per inciso ha scatenato una baraonda che ha bloccato milioni di investimenti nel settore immobiliare già martoriato e prossimo al collasso.
Bene, per finire l’allegra follia della combriccola del bar italia, il premier tricolore, che da consumato comunicatore ha ribaltato la frittata Sky cercando di cavarsela meglio come poteva, ha rilanciato la follia italiana evocando il “controllo internazionale della rete internet“.
Scenario birmano, direbbe qualcuno. Forse sarà per quello che l’Unione Europea ha dato incarico a un ex segretario di un ex partito comunista italiano come proprio rappresentante proprio nel regime dittatoriale del sud-est asiatico: chi infatti meglio dei politici italiani capisce in Europa i concetti di censura e repressione?
Prepariamoci al peggio. La buriana economica della baracca italiana – che è solo accentuata da quella finanziaria internazionale – è solo agli inizi. Fra poco si inizia a ballare sul serio e allora l’indipendenza resterà con evidenza l’unica scelta possibile per noi Veneti.
Gianluca Busato
Partito Nasional Veneto
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[…] evidente in questi giorni dopo che i politici italiani non ne nascondono più l’eventualità – bancarotta finanziaria dell’Italia. E il consenso attorno a tale disegno sta crescendo con ritmi impressionanti e che […]
[…] sconfiggere la logica clientelare dei partiti italiani che ci hanno portato sull’orlo della bancarotta finanziaria. Parte proprio dal fenomeno mediatico del momento, ovvero la rete sociale di facebook, la campagna […]
L’indipendenza si certo sputate nel piatto dove mangiate si vorrei vedere senza gli operai italiani cosa ne sarebbe stato delle vostre fabbriche del vostro veneto.
Salisburgo88, gli operai italiani hanno contribuito ad affollare gli stabilitmenti di Marghera. Si tratta di impianti che in molti casi hanno prodotto più distorsioni di mercato che vantaggi, per non parlare del danno arrecato alla laguna di Venezia. Stabilimenti piantati con la pianificazione di stile sovietico.
Hanno anche contribuito ad affollare uffici postali (che sono usati dai Veneti primariamente per pagare le tasse a Roma), le questure, e tutte le istituzioni controllate dallo stato dove si partecipa per concorso pubblico.
Dimenticavo, anche le scuole. Purtroppo. Su dieci insegnanti italiani (specialmente dal sud) 1 vale la professione che porta.
Il Veneto è cresciuto dal nulla, anzi dalla miseria nera, senza aiuti (non è mai esistita la “cassa per il nordest” -per fortuna- ) e solo con il lavoro duro. Anche troppo forse.
P.s. Mi stavo dimenticando una cosa. Ci sono anche operai italiani che sono venuti a lavorare nelle fabbriche, quelle veramente produttive.
Quelli sono fuggiti dal loro sud per cercare una vita migliore. Quelli sono la eccezione alla regola che avevo riportato nel commento precedente.
Quelli, se vivono qui da molto, dovrebbero iniziare a considerarsi Veneti, ragionare da Veneti, e volere l’indipendenza come Veneti.
Loro, dovrebbero essere un’altra cosa.