L’ideatore della campagna contro la guida pericolosa e in stato di alterazione fisica fatta nel comune di Vigonza, Padova, dovrebbe essere premiato con un Nobel per la comunicazione! L’idea di utilizzare una lingua – il veneto – che nella pratica quotidiana è usato dalla gente ma è sistematicamente occultata dai media e dalla istruzione istituzionale calpestando l’identità della gente del posto, produce l’effetto di occupare uno spazio vuoto, un messaggio senza concorrenza. Inoltre usando il linguaggio diretto della gente penetra a fondo, magari con un sorriso di simpatia, nella coscienza: proprio l’obiettivo prefissato da questa iniziativa lodevole (come non lodare ogni tentativo di ridurre gli incidenti stradali?)
Ma l’italiano è un vestito che copre le vergogne, ed ecco che questi cartelli in lingua nativa sono stati immediatamente oggetto di polemiche perché hanno lasciato nudi quelli che, poveri di altro, con l’italiano si vestono. Come quelle insegnanti delle scuole elementari che, non comprendendo il pure elementare valore della identità e dei sentimenti delle persone, ed il dovere sancito anche dai Diritti dell’Uomo di tutelare la cultura e la lingua dei popoli, si scagliano aprioristicamente contro questa iniziativa definendola “diseducativa” (???). O dei politically correct che puntualmente cadono nel ridicolo preoccupandosi più dello straniero, italiani inclusi, che del proprio vicino.
E che dire infine dei giornalari (non è un errore) e delle loro testate? I giornalari italiani che operano in Veneto lavorano in pietose condizioni di libertà limitata, paragonabili solo a quelle della “Svizzera d’Africa”: il Botswana (vedi classifica di Freedomhouse). Inetti nel raccogliere e verificare le vere fonti di informazione, più che informare fanno cabaret.
Un disastro che obbliga ad usare i giornali di altri stati per informarsi, per fortuna esiste Internet!
A coronamento di tutto questo troviamo la classifica del grado di istruzione che assegna una lapidaria bocciatura al sistema italiano (e alle maestrine che si preoccupano tanto di “favorire” i bambini invitando le mamme a privarli di una seconda lingua, quella che poi sarebbe la lingua madre! Un comportamento che meriterebbe il deferimento per etnocidio culturale alla corte dell’Aja).
Di fronte a questo scempio, i cartelli in lingua veneta per un tale nobile intento di risparmiarci qualche vittima della strada non solo sono meritori ma rappresentano uno raro brillìo nella nebbia dell’oscuramento italico.
Claudio G.
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