Penso che il Free State Project (d’ora in poi FSP) sia un progetto estremamente affascinante ed estremamente americano. Aggettivo, questo, usato nella sua accezione migliore e più nobile, ossia come sinomino di individualismo e intraprendenza. Il FSP spiegato in poche parole è questo: raccogliere 20.000 individui disponibili a trasferirsi in un determinato stato degli USA al fine di avere una massa critica per influenzare la politica a livello locale, statale e federale nella direzione di ridurre la presenza statale e del governo nella vita delle persone. Nel 2003 il gruppo ha scelto lo stato del New Hampshire, il cui motto è significativamente “Live Free or Die“.
Il mission statment del FSP recita:
The Free State Project is an agreement among 20,000 pro-liberty activists to move to New Hampshire, where they will exert the fullest practical effort toward the creation of a society in which the maximum role of government is the protection of life, liberty, and property. The success of the Project would likely entail reductions in taxation and regulation, reforms at all levels of government to expand individual rights and free markets, and a restoration of constitutional federalism, demonstrating the benefits of liberty to the rest of the nation and the world.
Attualmente però il FSP è secondo me un mezzo fallimento dato che, dalla data della sua fondazione (il primo settembre 2001), hanno aderito al progetto 8879 persone; delle quali alla fine solo 641 sono in NH; un po’ pochino secondo me. Tuttavia rimane indubbio che sia un’idea interessante e pragmatica per raggiungere lo scopo che è anche il loro motto: liberty in our lifetime.
Sarebbe auspicabile un progetto simile anche da noi? Secondo me sì ma in modo diverso, e vi spiego il perché. La realtà americana e quella italiana sono diversissime. Tanto per capirci, là c’è una federazione di stati che si sono, appunto, uniti; in Italia invece abbiamo uno stato accentratore nato sulla conquista e geneticamente portato al parassitismo. Lo scopo di uno Free State nostrano quindi non dovrebbe essere semplicemente quello di favorire politiche non-interventiste in una determinata regione dato che la struttura dell’entità statale Italia non permette intrinsecamente niente di quello che lo FSP americano ricerca. L’unica soluzione, l’avrete capito, è l’indipendenza di un territorio e la conseguente nascita di un nuovo stato: leggero, confederato, rispettoso dell’individuo e della sua proprietà. Le regioni che attualmente fanno parte dell’Italia che hanno più spirito indipendentistico diffuso (come questo spirito fino ad adesso sia stato sprecato e male incanalato, è un altro discorso) secondo me sono la Sardegna e il Veneto.
La Sardegna gode di un clima migliore e ha un mare da favola. Il Veneto avrà la nebbia e come balneazione non reggerà minimamente il confronto, ma ha un tessuto economico solido, una mentalità molto diffusa tra i suoi cittadini di “mettersi in proprio” e un livello di esasperazione crescente. Insomma, penso che uno Free State Veneto (d’ora in poi FSV) sia più fattibile, per quello che si vuole raggiungere, di uno Free State Sardegna. Come dite? Il mio è un discorso interessato dato che abito in Veneto e auspico la nascita di uno stato veneto? Siete proprio delle malelengue eh! 🙂
È evidente che questa idea è alquanto eterodossa rispetto all’indipendentismo propriamente detto, ma ha molti aspetti positivi che si possono affiancare all’indipendentismo “classico“. L’indipendentista veneto ti dice che lui vuole l’indipendenza perché il Popolo Veneto può legittimamente autodeterminarsi e quindi scegliere l’indipendenza, e questo mi sta benissimo. Da un altro punto di vista, non vedrei niente di male, anzi, mi piacerebbe molto se un gruppo motivato più o meno ampio di persone proveniente da varie zone dell’Italia decidesse di trasferirsi in Veneto, i suoi appartenenti diventassero soci o sostenitori del PNV e si adoperassero attivamente per la nascita di uno stato veneto configurato come scritto sopra, ossia leggero, confederato, rispettoso dell’individuo e della sua proprietà. Queste persone, perseguendo il loro fine della ricerca di una maggiore libertà, aiuterebbero anche gli altri indipendentisti: una convergenza salutare.
Mi rendo conto che è un discorso totalmente speculativo dato che, se nemmeno negli Usa il FSP attualmente sta facendo faville, figuriamoci qui da noi. Mi rendo conto anche che, in caso di una concreta possibilità di imminente indipendenza, potrebbe essere molto più facile che avvenisse l’esatto contrario: gruppi di persone (dirette dall’alto o mosse unicamente dall’amor di patria italiana) che da varie parti dell’Italia arrivassero in Veneto e, prendendo la residenza qui, votassero NO a un ipotetico referendum sull’indipendenza. È un argomento molto complesso che non si può risolvere in un unico post e che va a toccare diversi temi importanti. La mia idea generale comunque è che ci possono essere varie motivazioni valide e che puntare unicamente sul concetto di popolo che si autodetermina può non bastare. La Venetia indipendente deve essere un “prodotto appetibile” anche a tutti gli italiani che non si rassegnano a vivere da sudditi e che vedono il frutto del loro lavoro sistematicamente rubato da questo stato-mafia. Nella mia concezione, la Venetia indipendente dovrà essere rifugio per individui liberi così come per secoli lo è stata la Repubblica Veneta (e pochissimi altri stati in Europa, come la Svizzera).
Yoshi
PNV Verona
http://www.buraku.org/2009/01/30/free-state-veneto-parliamone/
If you liked my post, feel free to subscribe to my rss feeds