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STRADE

“Jakob Grimm intendeva per ‘patria’ la terra
della quale egli conosceva tutte le strade e tutti i sentieri
per averli percorsi da bambino”.

Un proverbio dice:”Tutte le strade conducono a Roma”. In realtà esistono anche percorsi che portano lontano da Roma. Nel Veneto ricorrono denominazioni viarie come “Ongaresca”, “Schiavonesca”, “Pagana, “Pelosa”, “Cal Trevisana”, “Furlana”, “Postumia”, “Cal Alta” “Napoleonica”…e infine “Strada Statale n. 13” (Pontebbana). Il riferimento alla topografia, alla storia e soprattutto alle genti che hanno percorso questi tragitti è evidente. Altrettanto eloquenti sono i frequenti cognomi e toponimi.
La spiegazione di questa geografia umana è evitata con cura. Lo impone il culto di Santa Ignoranza, patrona degli stupidi. La scuola rimuove argomenti che potrebbero alludere a una eterogeneità socio-storica del Veneto in generale e della Sinistra Piave in particolare. Siffatta informativa sarebbe infatti sospetta di leso centripetismo e accusata, non sia mai, di aver eclissato opere come la via Claudia Augusta o la Julia Augusta. Per la verità non è sempre stato così: L’Olivieri, il Filiasi, il Vital (Conegliano), il Settià (Torino), il Bosio (Padova) ed altri hanno lasciato pagine fondamentali sull’argomento, ma quelli erano tempi in cui la cultura mitteleuropea aveva ancora la dimensione che le spettava e non esisteva ancora l’omologazione non disinteressata.
La Cal Ongaresca (via ungarica) merita particolare considerazione. Com’è noto, all’alba dell’anno 1001 l’umanità si era svegliata con una grande sorpresa: non c’era stata la tanto predicata e temuta fine del mondo. Si poteva quindi ricominciare a vivere e a muoversi. I pellegrinaggi verso Gerusalemme, Roma e la Galizia costituirono un ininterrotto turismo religioso. Anche la componente economica dei viaggi dovette essere stata notevole, generando non pochi pericoli di furto. Bisognava provvedere. Mentre le città avevano i loro xenodochi funzionanti (centri di accoglienza e assistenza per i transeunti) esistevano tuttavia interdistanze enormi e a rischio. Per sicurezza bisognava ridurre tali distanze. I Benedettini istituirono presso il guado del Piave a Lovadina, con l’appoggio dei Collalto, dei Colfosco e di altri principi franco-longobardi, un punto di ristoro e (perché no?) di difesa per i pellegrini. Molti di questi, forse per malattia, non proseguirono il viaggio verso Roma o Gerusalemme. Si fermarono e furono chiamati Pellegrin, Pellegrinon, Pellegrinet, Turcato, Barbaresco, Schiavon Romier, Forest, Spagnol, Rivaben, Tubiana, Rommel, Carantan, Samogin, Varaschin, Troian, Bordon, Compostella. Altri ritornarono dalla Terra Santa recando qualche palma raccolta nei luoghi sacri e furono chiamati Palmieri, Palmarin, Rusalen, Pasquali. L’istituzione dovette essere molto importante se il Vescovo Robert di Ceneda (così si chiamava l’attuale Vittorio Veneto, poi ribattezzata per spirito di subalternità), dispose nel 1124 che il traghetto del Piave dovesse essere gratuito per gente in transito, uomini d’affari e commercio, longobardi nonché provenienti da Ungheria (Pannonia), Slavonia, Carinzia e Germania, come si legge nel decreto.
Diversi dovettero, tuttavia, essere stati i motivi che originarono il nome di “ongaresca”. Non sarebbero bastati i viaggi verso i luoghi santi. Il Re Berengario aveva nominato una strada ongaresca già nell’anno 888. È probabile che la definizione sia da porsi in relazione con le dodici invasioni partite dalla zona tra il Volga e gli Urali, allora impropriamente ritenuta ungarica. Certo è che oltre il Danubio di Buda ed Esztergom (Strigonia) c’era soltanto un nulla misterioso. Le devastazioni furono tanto disastrose da integrare particolari litanie rogatorie per esorcizzare quegli eventi. Residuo di quelle incursioni potrebbero essere i cognomi Ongaro, Dall’Ongaro, Ongarato.
Anche la via Postumia, che collegava Verona con Aquileia mediante il rettifilo Brenta – Piave, viene solitamente vista soltanto quale via consolare. In parte è giusto…..- Bisogna tuttavia aggiungere che la denominazione attuale non ha la sola genesi del Console Spurius Postumius Albinus, che nel 148 a.C. destinò la via a scopi militari. Non si può infatti escludere che i Veneti Antichi avessero un precedente collegamento tra le loro città. Il vero nome del Console potrebbe essere stato in realtà “Postumus”, cioè “successivo”. Il significato di Postioma è invece quello di “sosta”. È certo che il toponimo preromano “Postioma (Postojma?)”, vicino a Treviso, con le varianti “Postoi” presso Venezia, e “Postojna/Postumia” in Slovenia, coincidono soltanto casualmente con il nome del Console. Non sembri inoltre esagerato pensare che altre strade siano state genericamente chiamate con l’aggettivo sostantivato “Postumia” in quanto tali, benché lontane dalla via consolare vera e propria. La Codroipo – Udine – Cividale è per esempio tra queste. La circostanza significherebbe che si usava il termine Ongaresca-Postumia per indicare una strada di grande comunicazione, come la Menarè, Camino Real degli ispanici.

La via Ongaresca classica ha il seguente itinerario: Lovadina, Pordenone, Codroipo, Gradisca, Mainiza, Bukoviça, Val Vipava, Aidussina, Monti dell’Ocra, Kalce, Castellier di Lubiana, Passo Adrana/Troiane, Zeleja, Poetovio, Kasztely (capo-lago occidentale del Balaton).- Nel territorio cenedese ci sono poi tratti minori, come quello che congiunge il cimitero di Pianzano con quello di Orsago, o quello che attraversa San Fior e s’inoltra verso il Campardo di Pianzano, dove i tramonti sembrano avvicinarsi sempre, ma non arrivano mai. Una “ongaresca granda” partiva da San Giovanni del Tempio, toccava Pordenone, attraversava Sclavons-Cordenons e giungeva a Codroipo facendo vado a Valvason. Oggi è nota come Strada Maestra e la terra attraversata sia sotto il ventissimo della Bora che nel sinistro candore della neve, fa pure parte del pavimento del mondo. Tratti ongareschi mediani e inferiori erano invece rispettivamente la strada “San Polo di Piave – Fontanelle – Codogné – Gaiarine – Brugnera – Tamai – Palse – Porcia – Pordenone” e la strada “Oderzo – Mansuè – Portobuffolè – Prata – Pordenone”.- In conclusione è il caso di usare il plurale quando si parla di via ongaresca, specialmente per l’area sopra le risorgive del Travisano, Cenedese e Pordenonese. Lo stesso viale Ungheria in Udine non sarebbe che un tratto di una “ongaresca” a suo tempo percorsa dai Longobardi per giungere nella Terra Promessa friulana.- Se a Moniego di Noale (Venezia) resiste il vecchio toponimo viario Strada degli Ungheri, significa che anche la Treviso-Padova era ritenuta una “ongaresca” vera e propria.

A ponente del Piave si snoda la via Schiavonesca, detta “Marostegana”, che raccoglie tutte le confluenze viarie da Schio-Thiene. Anche questa si innesta nell’Ongaresca, come risulta dagli Statuti di Bassano risalenti al 1259, giungendo dal Vicentino fino a Nervosa e quivi definita Via dei Franchi e dei pellegrini, come ricordato dal Vital. Un’altra schiavonesca si irradiava tra Postioma e Ponte della Priula. Un’altra ancora collegava Tezze sul Brenta con Selva del Montello scavalcando corsi d’acqua che, nonostante le recenti industrializzazioni, continuano a svolgere il loro ruolo di polmoni del pianeta e di corridoi biologici tra i monti e il mare..

Nerio de Carlo

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