È irresponsabile illudere i Veneti sulla concretezza di riforme impossibili
Si leggono sempre più spesso analisi entusiastiche attorno a progetti politici quantomeno inconsistenti. Ci riferiamo in particolare al famigerato movimento dei sindaci guidato da Antonio Guadagnini. Il Gazzettino – di proprietà del palazzinaro romano Caltagirone, suocero di Casini, capo dell’UDC e del futuro del partito della nazione (sic!) e che è anche il capomandria proprio di Guadagnini – ha saputo costruire dal nulla un personaggio, sulla base di una proposta che da molti è ritenuta strepitosa.
Per capire nello specifico di cosa si trattasse, è stato interessante assistere domenica scorsa al confronto di tale progetto autonomista con la proposta indipendentista presentata dal prof. Lodovico Pizzati, in occasione di un convegno organizzato a Cavarzere dal movimento Veneti.
È stato infatti perlomeno imbarazzante constatare la debolezza della presentazione del progetto da parte dell’esponente dell’UDC, vicesindaco di Crespano del Grappa, al punto che ci chiediamo come si possa credere all’ennesima bufala romana in salsa Veneta.
Chiariamo alcune cose: crediamo che ogni sforzo nel senso di un accrescimento delle condizioni dei Veneti sia encomiabile e in tal senso apprezziamo l’opera di Guadagnini, come di ogni altro esponente che dimostri come minimo una parvenza di onestà intellettuale nella propria azione politica.
Ciò che ci pare però incredibile è ritenere – come qualcuno strumentalmente fa – che la battaglia di vedere riconosciuto ai comuni Veneti il 20% dell’Irpef al posto degli attuali trasferimenti statali sia REALISTICA.
In realtà noi proprio non ne vediamo la concretezza, per diverse ragioni, di cui ne elenchiamo solo alcune:
- essa inciderebbe di un ulteriore 1% di indebitamento sul PIL e non si capisce come politicamente gli sgangherati politici veneti possano ottenere tale risultato nel parlamento italiota ben controllato da chi sappiamo;
- essa vedrebbe una diminuzione di trasferimenti verso tutti quei comuni non veneti che hanno un’IRPEF non corrispondente all’attuale quota di trasferimento statale e non si capisce quindi perché i loro rappresentanti politici in parlamento possano votare a favore di tale provvedimento che li danneggerebbe;
- essa è un’autentica elemosina rispetto a ciò che ci spetta e ad un prezzo politico elevatissimo che ci renderebbe ancor più schiavi di Roma: essa darebbe in tal modo una sonora rappresentazione della propria potenza imperiale nei confronti dei sudditi Veneti che si presentano tremanti al suo cospetto col cappello in mano;
- non si capisce quali esponenti politici veneti godano di una sufficiente autonomia dalle proprie segreterie politiche, per condurre con successo tale battaglia nel parlamento, visto che sono tutti stati “nominati” proprio dalle segreterie dei partiti italiani.
Alla luce di ciò, dobbiamo ribadire con forza che ogni minuto e ogni sforzo dedicati a sterili e inconcludenti campagne autonomiste e federaliste sono tempo e risorse sprecate in imprese che hanno più volte dato dimostrazione di essere un vicolo cieco negli ultimi decenni.
Continuare su tale strada chiusa rappresenta un vero e proprio tradimento delle istanze di libertà del Popolo Veneto, oltreché una distrazione dalla via maestra dell’indipendenza.
Il Pnv ribadisce con forza pertanto che l’unica via politica percorribile è il raggiungimento dell’indipendenza secondo il percorso consolidato a livello internazionale e che prevede:
- l’indizione di un referendum per l’indipendenza e, in parallelo,
- la creazione di una nuova classe dirigente che divenga interlocutrice della comunità internazionale, grazie alla costruzione democratica del consenso politico attorno ad essa.
Per tale ragione riteniamo che anche da un punto di vista elettorale ogni sforzo dei Veneti per bene debba essere dedicato al Partito Nasional Veneto, l’unico e primo partito politico veneto che ha intrapreso con coraggio la via maestra per la nostra indipendenza e per la felicità che ne deriverà.
Gianluca Busato
Segretario Pnv
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