L’autonomia non è la stessa cosa dell’indipendenza. Ai veneti serve un parlamento sovrano con maggiori poteri
Cari Fratelli Veneti,
leggiamo con molto piacere da qualche tempo a queste parte le folgorazioni in atto sulla via di Damasco in favore dell’interesse politico veneto.
E allora per un attimo, immaginiamo per assurdo che il federalismo fiscale (vero, non la bufala decantata come tale), o una condizione di specialità del Veneto possano trovare attuazione concreta, pur nell’attuale esposizione debitoria dello stato italiano, che dal venir meno del gettito fiscale veneto, o di buona parte di esso, si troverebbe con un bilancio fiscale ben oltre i limiti della bancarotta. Sempre per assurdo ipotizziamo anche che il sistema politico italiano, clientelare, corporativistico, autoimmune e spesso compenetrato da ambienti che dimostrano affinità con il mondo della criminalità organizzata, possa (non diciamo voglia) concedere quanto da Voi auspicato in termini di autonomia del Veneto, rinunciando alla fetta d’affari che deriva dalla predazione delle Terre di San Marco.
Sotto tali ipotesi, che ripetiamo essere assurde, vediamo con favore le battaglie di altre organizzazioni politiche per una maggiore autonomia dell’ente Regione, o dei Comuni, perché sono comunque passi in avanti verso l’indipendenza. D’altro canto è pur vero però che l’autonomia non è la stessa cosa dell’indipendenza, ma soprattutto e non è nemmeno lontanamente in grado di dare risposta alle esigenze del Veneto.
Sebbene infatti gli attuali enti locali veneti cerchino di aumentare il grado di capacità decisionale dei veneti, il loro potere è rigidamente limitato e quindi c’è un freno naturale ai risultati che possono ottenere.
Anche con la più ampia autonomia immaginabile, il parlamento di Roma manterrebbe infatti il controllo di aree cruciali quali l’economia, le tasse, la previdenza, le pensioni, l’immigrazione legale e clandestina, la comunicazione radiotelevisiva, la difesa e gli affari internazionali.
Esso conserverebbe inoltre la potestà di legiferare in ogni area devoluta o riservata alla regione e può calpestare la volontà del parlamento veneto senza alcun consenso.
Un esempio viene dall’entrata in vigore dal 1° maggio 2008 di un Dcpm (Gazzetta Ufficiale 16 aprile 2008, n. 90) in virtù del quale il segreto di stato può essere applicato, in nome della tutela della sicurezza nazionale, ad una lunga serie di infrastrutture critiche, compresi gli impianti civili per produzioni di energia con annessi e connessi. Per quanto si possa immaginare ampia l’autonomia di cui potranno godere gli Enti Locali veneti, dalla Regione ai Comuni, sicuramente una scelta di tal fatta passerebbe sopra la loro testa e sopra la testa della popolazione, senza che nemmeno ne siano informati.
Inoltre, pur con la più ampia autonomia immaginabile, non vi è alcuna possibilità di ricostituire un ordinamento che offra maggiore democrazia, migliore efficienza e un reale self-government (riportato in inglese perché cosa ben diversa dalla interpretazione di autogoverno concepito dal quadro giuridico italiano e che taluni, in malafede, o poco informati, oggi ripropongono come alternativa all’indipendenza) alle municipalità in un sistema che in tal modo garantisca le minoranze e le identità peculiari, e dia certezza ai cittadini sull’operato dei propri eletti.
L’attuale consiglio regionale ha pochissimi poteri, quasi insignificanti ai fini delle decisioni importanti sul nostro futuro. Anche eventuali forme di devoluzione di poteri o di autonomia, per quanto siano auspicabili rispetto alla situazione attuale, sono chiaramente cosa ben diversa dall’indipendenza.
Il consiglio regionale ha aumentato il proprio grado di democrazia e responsabilità, ma fino al raggiungimento dell’indipendenza sarà rigidamente limitato nei propri poteri.
Roma, ad esempio, mantiene il controllo su aspetti fondamentali.
- la quasi totalità del sistema fiscale è determinato dal parlamento romano, che decide cosa tu devi pagare come tasse sul reddito e Iva e che incamera anche le tasse sulle imprese, incluse le rendite turistiche. Anche attraverso la massima concessione governativa, ben al di là dal venire, in termini concreti e secondo quanto finora emerso dalle proposte in discussione in Regione si parla di un misero 7% di tasse gestite in Veneto. L’indipendenza permetterà alla Venetia di avere un sistema di tassazione onesta con l’introduzione di una tassa unica sul reddito con aliquota massima del 20% e darà al parlamento veneto i poteri finanziari per permettere la crescita dell’economia veneta, che oggi declina in modo parallelo a quella italiana.
- Anche per quanto riguarda le risorse lasciate alla gestione degli enti locali veneti, non è la Venetia ma Roma a decidere il budget complessivo da spendere nelle materie di competenza locale.
- Gli enti locali non hanno alcun potere di tipo previdenziale o per introdurre pensioni sociali.
- Il governo veneto non ha voce nel mondo e non è presente nei tavoli decisionali europei.
- Il consiglio regionale non ha alcuna voce in capitolo su temi che riguardano la difesa, come ad esempio le decisioni se mandare o meno soldati veneti nei fronti di guerra, il futuro sulle truppe venete, o anche il solo semplice fatto che il nostro territorio viene utilizzato come base per armi o attrezzature nucleari.
- Il sistema radiotelevisivo veneto è quasi interamente gestito da Roma.
Il consiglio regionale veneto è limitato dalla costituzione italiana che rigidamente si arroga competenze sottraendole alla potestà veneta.
È Roma che raccoglie i soldi dei veneti e decide cosa e quanto poco spendere direttamente o restituire agli enti locali veneti per servizi in Veneto.
Il consiglio regionale veneto ha meno poteri di qualsiasi altro organo legislativo europeo, devoluto o indipendente per decidere come raccogliere le proprie entrate. Il Veneto (e per estensione la Venetia) ha meno controllo sui suoi affari delle Fiandre, dei Paesi Baschi, della Catalogna, della Baviera, o di Malta!
Gli enti locali veneti praticamente hanno le mani legate, perché ogni decisione sul metodo di raccolta delle risorse finanziarie è preso a Roma. Ecco spiegato perché anche in Veneto emergerà, come già emerge in Scozia, nella Fiandre e in molte altre nazioni, la voglia di indipendenza.
Cari Fratelli Veneti autonomisti, dobbiamo trasformare il consiglio regionale veneto, ma anche, se lo vorranno, il consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia e i consigli provinciali bergamasco, trentino, bresciano, cremonese e mantovano (e delle comunità limitrofe che si riconosceranno nella Venetia e che la Venetia riconoscerà) in un autentico, indipendente parlamento sovrano, all’interno di uno stato autenticamente federale, con le più ampie autonomie locali e forme avanzate di democrazia diretta e con tutti i poteri che dall’indipendenza derivano.
Solo con maggiori poteri al parlamento della Venetia e in ultima analisi con l’indipendenza, il legislatore veneto potrà fare il bene del popolo veneto che lo ha eletto a rappresentarlo.
Gianluca Busato
Segretario Partito Nasional Veneto
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