Giornalista : In caso di decentramento, o al peggio di separazione, che ne sarebbe del Sud? Verrebbe sempre più abbandonato o, potendo produrre a più bassi costi, rifiorirebbe?
Luttwak : E evidente che il sistema Italia, negli ultimi 50 anni, ha favorito il Nord molto più del Sud. Regalando un mercato protetto, quello appunto meridionale, dove si possono vendere macchinette scassate a alto prezzo. E vero che lo Stato ha anche assicurato massicci trasferimenti di soldi dal Nord al Sud, ma quando l’oro estratto al Nord viene filtrato attraverso una rete politica di clientele ciò che arriva a destinazione è soltanto acido corrosivo, peggio, fango: perché anziché favorire lo sviluppo provoca un ulteriore deperimento. Un meccanismo malefico che ha scoraggiato gli imprenditori meridionali dall’assumere rischi, e li ha trasformati in clientes, collettori di quei fondi settentrionali che in cambio di consenso politico Roma smistava al Sud. Quindi è logico pensare che se il Sud venisse lasciato a sé stesso, e per sopravvivere fosse quindi obbligato a sfruttare le proprie risorse, le cose per i meridionali andrebbero molto meglio. Sono convinto che un Sud indipendente, abbandonato dalla Padania, riuscirebbe a camminare bene con le sue gambe. Progredirebbe anzi molto più del Nord.
Giornalista: E i mercati internazionali assisterebbero imperturbabili allo scollamento?
Luttwak: Conoscendo la psicologia degli operatori internazionali, si sprecherebbero le interpretazioni ironiche. Si parlerebbe di spirito da operetta. Ma, al fondo, l’enfasi dei discorsi cadrebbe sulle continuità. Sulla certezza che la proprietà sarebbe salvaguardata. Dopotutto l’Italia è forse l’unico paese in Europa che non ha mai conosciuto rivoluzioni, dove ancora molta gente nasce, vive e muore nella stessa città, se non addirittura nella stessa casa degli antenati. Certo, come avviene in tutti i cambiamenti, ci sarebbe uno scotto da pagare. Ma non sarebbe troppo alto. Se si pensa che negli ultimi anni l’Italia non ha avuto governi democratici ma tecnocratici.
Giornalista: Il Nord è otto volte più ricco del Sud. Al di là dei dibattiti sul federalismo e delle sue virtù terapeutiche a lungo raggio, cosa si può fare al momento per ridurre queste abissali distanze?
Luttwak : Il concetto di Sud è diventato un’astrazione che non tiene assolutamente conto della realtà. Ci sono zone in Puglia, per esempio, che come capacità produttiva e livello di reddito competono con le aree del Nord. E allora?
Giornalista: Ma perché allora i fallimenti vengono imputati anche alla presunta pigrizia delle popolazioni meridionali?
Luttwak : Il motivo è politico. Tutte le problematiche italiane più affascinanti sono concentrate al Sud. È lì che crollano gli alibi della Prima Repubblica. È proprio li, dove lo Stato ha cercato di essere più attivo, che anziché il progresso si è prodotto il massimo dello scempio.
Giornalista: C’è una corrente della cultura italiana, il meridionalismo, che ha prodotto fior di dibattiti accademici. È mai possibile che tutti questi intellettuali non abbiano mai partorito un’idea valida?
Luttwak: L’ingegno meridionale ha avuto felici applicazioni fuori dal Sud. Ma lo Stato non ha mai permesso che trovasse sbocchi in casa propria. Lo Stato non aveva alcun interesse a valorizzarle, perché il progresso avrebbe distrutto la rete del clientelismo e gli avrebbe quindi impedito di controllare il territorio.
Giornalista: Sull’arretramento ha però influito anche la prepotente espansione della malavita.
Luttwak: Prima c’è il sistema di corruzione politica e poi c’è la malavita. Se il corpo è sano, i parassiti possono esercitare addirittura una funzione positiva. In Italia la delinquenza organizzata è solo il frutto dell’abbandono dello Stato.
(Fonte: Newton Compton, riprodotto a cura di Nicola Zitara)
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New blog post: Meglio un Sud indipendente https://www.pnveneto.org/2009/04/meglio-un-sud-indipendente/
Di tutto questo discorso c’è una questione centrale: si parla di “nord” e “sud” senza verificare cosa sia effettivamente il “nord” e cosa il “sud”. Come fa notare Luttwak la Puglia ha un tessuto produttivo non trascurabile, specie se fosse valorizzato. E parallelamente il nord che manda le macchinette scassate al sud non è lo stesso nord che esporta(va) il 70% del suo PIL e si trova leggermente più a nord e parecchio più ad est.
La faccenda delle macchinette scassate però mi richiama alla mente le macchinone scassate, e il parallelo con il mercato dell’auto USA. Non per questioni di protezionismi (che forse ci saranno anche stati), ma piuttosto come spunto per rivedere nuovamente le parole di Luttwak con occhi distaccati, ed accorgersi che dire certe parole, in certi momenti storici accompagnati da certi dati finanziari, forse potrebbero essere non solo parole di semplice osservatore: in fondo Luttwak è uno dei personaggi italiani con più conoscenze degli USA, pur sempre restando un membro dei neocon. Allora conoscendo il pensiero neocon io credo che occorra raccogliere le parole di Luttwak con i guanti: non sempre le azioni avvengono con mezzi militari, laddove essi non si possono usare, possono i mezzi persuasivi, magari detti attraverso una voce che la gente vuole ascoltare (perché le altre voci sanno ormai di nausea).
Qualcuno legge una contraddizione tra quanto ho detto e la mia posizione? Forse, ma non è detto che il disegno che ha in testa Luttwak sia lo stesso che pensiamo noi. Potremo usarlo, ma dobbiamo stare attenti a non essere usati.
In ogni caso questa intervista non è casuale, ed è un segno che le persone acute devono annotarsi.
Edit:
In ogni caso questa intervista non è casuale, ed è un segno che le persone acute devono annotarsi, anche se l’occasione dell’intervista effettivamente fosse stata casuale.
[…] il fondo di Panebianco pubblicato oggi sul Corriere e una recente intervista ad Edward Luttwak appare con grande evidenza come la crisi italiana abbia imboccato una strada […]