La notizia di un certo scalpore a Verona è che i soldi per fare il filobus si sono persi. La cosa sconfortante a mio modo di vedere, però, è che una città così ricca come Verona debba mendicare soldi all’Italia. Se ci pensate un attimo, è un controsenso pazzesco. Una città ricca ma i cui cittadini sono espropriati di una parte consistente del frutto del loro lavoro al fine di mandare avanti questo enorme parassita collettivo chiamato Italia. Tutti si riempiono la bocca di federalismo fiscale ma alla fine non cambierà niente: servi dello stato italiano siamo e servi dello stato italiano rimarremo, a meno che non decidiamo finalmente di appropriarci del nostro futuro con l’unica scelta davvero in grado di cambiare le cose: indipendenza. Si va avanti a forza di bugie per tenere buona la popolazione, ultima (clamorosa) della serie è appunto il cosiddetto “federalismo fiscale“, ossia la più grande presa in giro di questi ultimi anni.
Sinceramente, quello che va di moda adesso, cioè la proposta di riavere indietro il 20% di quello che mi rubano (ossia, il movimento dei sindaci veneti che vogliono che il 20% dell’irpef che resti in Veneto), è sicuramente meglio della situazione attuale ma si tratta sempre e comunque di carità mendicata all’Italia. È come se entrasse un ladro a casa vostra e, dopo avervi legato e preso tutto quello che c’era da prendere, voi iniziaste con lui una trattativa nella quale lui ha tutto il potere e voi solo la forza de farghe pecà. Alla fine, mossa a pietà, qualche briciola ve la potrà anche lasciare, ma è una vittoria questa? Attenzione, io rispetto le posizioni autonomiste e/o federaliste che vogliono un Veneto più o meno autonomo all’interno dello stato italiano; il fatto però è che le reputo di gran lunga più irrealizzabili di un processo che porti alla creazione di uno stato veneto. D’altronde, sono decenni che parlano di autonomia e/o federalismo.
Con l’indipendenza tu sciogli i lacci delle corde con le quali il ladro ti ha legato e con una robusta mazza da baseball (formata da tanti voti con una X sul SI per l’indipendenza) lo fai sloggiare da casa tua. Non più carità per riavere le briciole ma uno stato confederato nel quale i cittadini in prima persona decidono del proprio futuro e decidono anche se avere un filobus oppure no, magari liberalizzando i trasporti pubblici. Uno staterello ricco di cinque milioni di persone. Riuscite solo a immaginare la ricchezza che si sprigionerebbe? Riuscite a immaginare il cambiamento epocale che questo potrebbe significare? Non ci sarebbero più scuse per gli amministratori locali, non potrebbero più dare la colpa per la loro malgestione e inefficienza al potere centrale romano. Ci libereremmo del provincialismo fanfarone italiota e potremmo sperimentare forme di democrazia diretta che anche la Svizzera si sogna. Se arriveremo al referendum per l’indipendenza, vorrà dire che la cultura alla libertà che il PNV porta avanti si sarà diffusa almeno a una massa critica sufficiente. E questo vuol dire che il futuro stato veneto avrà buone possibilità di non diventare una Little Italy.
A me la carità non interessa, soprattutto se si tratta di riavere indietro una piccola parte dei miei schei; spero non interessi a un numero sempre maggiore di persone.
Luca Vnt
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