Ricevemo e volentiera pioveghemo sta belisima letera de Davide Guiotto, spedìa la diretor del Corriere del Veneto, chel se gà distinto inte na canpagna come al solito denigratoria dela nostra cultura e identità veneta.
“Caro Direttore,
le polemiche suscitate in questi giorni attorno al tema dell’insegnamento della lingua veneta non mi sorprendono. Abituati – come ci hanno abituati – a vedere la nostra cultura come un elemento di poco conto, di serie B magari se paragonata ad altre come quella italiana, siamo di fronte a discorsi già sentiti, preconfezionati e venduti da 140 anni in quella fabbrica sforna-italiani che è la scuola di stato. “Fatta l’Italia bosogna fare gli italiani” ammonì a quel tempo preoccupato un certo Massimo d’Azeglio… ma prima dell’Italia, che per i Veneti esiste da 143 soli anni, cosa c’era? Che culture? Che lingue? Ebbene, il veneto era lingua internazionale e lo è stato per secoli, parlato negli scambi commeriali ma anche come lingua franca e della diplomazia.
Oggi invece, che dobbiamo sentirci per forza italiani, trattiamo la nostra lingua come dialetto o, come credono i nemici della nostra cultura, come un italiano parlato male.
“Impariamo i congiuntivi piuttosto del dialetto”, “impariamo l’inglese piuttosto…” e altre sterili polemiche nascono solo dall’ignoranza culturale di chi le dice. Mi chiedo, e come me tanti altri veneti le assicuro, perché se si parla di insegnare i veneto a scuola lo si deve paragonare ad altre culture? Non possono coesistere forse insegnamenti culturali diversi fra loro? Non abbiamo forse il diritto di apprendere chi siamo stati e chi siamo?
Che gli italiani non sappiano i congiuntivi cosa centrerebbe con l’insegnamento del veneto? Facciano un mea-culpa, dicano che i loro metodi di insegnamento fanno pena ma non tirino in ballo per cortesia la nostra cultura.
Vede, forse non tutti sanno che la lingua veneta non è fatta solo di lettere, una a fianco all’altra. E’ fatta di espressioni, proverbi, modi di pensare e di esprimersi specchio di una saggezza popolare che è nostra e che ci è stata tramandata come un valore prezioso.
“Quale veneto insegnare?”, anche qui purtroppo ci si arena con una facilità disarmante. Sarei curioso di sentire da tanti denigratori del veneto quale è la lingua al mondo parlata uniformemente su tutto il suo territorio. Nessuna, perché tutte le lingue con una antica storia alle spalle hanno forti tradizioni orali e nel tempo si sono caratterizzate localmente con accenti, finali di parole o espressioni tipiche. E con questo? Si tratta di una debolezza e di una prova che la lingua non esiste, o piuttosto sono piccole ricchezze che arricchiscono un patrimonio linguistico?
Il concetto è semplice: anche per il veneto ci si accorderà per una variante di riferimento, esattamente come è stato fatto per la maggioranza dei casi nel mondo, lasciando facoltà alle varianti locali di venire insegnate assieme parallelamente, evidenziando i punti in comune o le differenze ove possono emergere. E’ così difficile da comprendere?
Insegnare il veneto a scuola è una proposta che arriva tardi, dopo 143 anni di censura e svilimento continuo e pesante da parte della scuola italiana. Insegnarla per qualche ora nei programmi scolastici significa riscoprire la nostra anima, i valori di chi è venuto prima di noi e, diciamolo, significa tornare a volerci bene, finalmente! Perché per troppo tempo siamo stati additati come i veneti-egoisti, i veneti-razzisti, i veneti-evasori. Ma sa cosa le dico? Io non sono così. La mia gente è differente. La mia gente merita rispetto e se altri popoli ci insegnano che valorizzare la propria lingua insegnandola alle nuove generazioni – come accade in Catalogna da 30’anni – porta benefici e una maggior coesione sociale, oltre che diventare strumento di integrazione con le altre culture, allora io dico ben venga che i nostri figli sappiano chi sono, chi sono stati i loro predecessori e quale è la loro prima lingua madre.
E vedrà, così facendo saremo di nuovo attivi protagonisti in un mondo a cui la nostra cultura può ancora regalare molte ricchezze.
Ma dobbiamo partire da noi, abbattendo preconcetti ed aprendo gli occhi sulla vera realtà delle cose: e cioè che l’insegnamento del veneto è un processo naturale e un diritto che ci spetta, una ricchezza a cui io, personalmente, non voglio più rinunciare.Davide Guiotto
Ass.ne Veneto Nostro – Raixe Venete
portavoce Coordinamento Associazioni Venete”
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COMPLIMENTI PAR L’ARTICOLO TE GHE FATO BEN SCRIVARLO IN TEA LINGUA DE DANTE SENO ‘NANCA CHEI POCHI DE VENETI CHE DOVARIA CONOSSARE LA NOSTRALINGUA CIAMA’ VOLGARMENTE DIALETO NO I SARIA IN GRADO DE AVERLO DECIFRA’ AVANTI COSITA CARI MA I NOSTRI FIOI E NEVODI SE VERGOGNA PARLARE LA NOSTRA LINGUA, I LIBRI DE SCOLA GA PARAGONA’ VENEZIA COME CHELE ALTRE TRE REPUBLICHETE MARINARE….E QUA ME FERMO W SAN MARCO W I VENETI E W EL NOSTRO BRAVO SCRITORE CHE EL GA SAVESTO RISPONDERE AI SIORI DEA LINGUA PAR BENE, QUANDO CHE OGNI SERA PAR TELEVISION ME TOCA SENTIRE CHEL DIALETO ROMANESCO CHEL FA SCHIFO AI SASI! ALMANCO I GHE INSEGNASSE ON POCA DE DIXION PAR PARERE NA SC-CIANTA BONI A SOMEJARGHE AL DIALETO TALIAN.