“Il 20 Gennaio 1931 Cufra è occupata; seguirono tre giorni di saccheggi e violenze di ogni tipo fatti dai… soldati col tacito assenso dei superiori.
17 capi senussiti impiccati
35 indigeni evirati e lasciati morire dissanguati
50 donne stuprate
50 fucilazioni
40 esecuzioni con accette, baionette, sciabole.
Atrocità e torture impressionanti: a donne incinte squartato il ventre e i feti infilzati, giovani indigene violentate e sodomizzate (ad alcune infisse candele di sego in vagina e nel retto) teste e testicoli mozzati e portati in giro come trofei; torture anche su bambini (3 immersi in calderoni di acqua bollente) e vecchi (ad alcuni estirpati unghie e occhi)”.
Chi furono i criminali e spietati esecutori?
Sanguinari antropofagi dell’amazzonia?
Violenti e rozzi barbari delle steppe?
Criminali estremisti musulmani?
No… italiani …agli ordini di italianissimi comandanti di nome Badoglio e Graziani durante la conquista della Libia…
Chi documenta tali atrocita’? I Libici?… Il colonnello Muhammar Gheddafi?… no… storici e ricercatori italiani.
Il fatto, conosciuto in una discussione sul recente risarcimento fatto dal Governo italiano alla Libia, non mi ha colto del tutto impreparato in quanto, nel tempo, qualcosa era trapelato a proposito di quegli anni… ma la lettura di tali atrocita’ e massacri documentati e’ tutta un’altra cosa e fa rabbrividire.
Quello che invece mi ha sorpreso e’ il sapere che, a tutt’oggi, esiste un CENSURA di STATO su un’opera cinematografica riguardante la colonizzazione della Libia da parte dell’esercito italiano dell’epoca fascista.
Ma come!… posso capire che oggi in Afghanistan ci sia la censura politico-militare per via della guerra in corso… ma per un film che documenta fatti ed episodi successi oltre 70 anni fa mi pare assurdo ed incredibile.
Eppure la visione del film “The Lion of the Desert”, prodotto nel 1979 dal regista siriano-statunitense Mustafà Akkhad e presentato al Festival Internazionale del Cinema di Cannes con buon successo, è tuttora vietata dalla censura ministeriale italiana.
La grande interpretazione di Antony Quinn, nei panni dell’anziano capopopolo Omar Al Mokhtar, ed un cast di livello con Rod Steiger, Oliver Reed, Irene Papas, Raf Vallone e Gaetano Moschin fanno di questo film storico un opera emozionante e tragica, assolutamente da vedere (e giudicare).
Prodotto in varie versioni DVD in diverse lingue (ma non italiano), oppure scaribabile in parte da internet:
Presentazione originale inglese, “Omar Al Mokhtar, the Lion of the desert”
“Lion of the Desert – Omar Mukhtar”, trailer
Chi teme tali scene ed immagini basate sulla ricostruzione di fatti storici?
Gli italianisti a tutti i costi che vedono offesa l’immagine stereotipata del soldato italico buono e simpatico portatore di civilta’, aiuto, democrazia e simpatia nel Mondo?
Oppure politici e burocrati dello stato centralista che vedono i Popoli non credere piu’ ai loro proclami?
Troppo tardi, la revisione del processo di unita’ italiana e’ ormai inarrestabile, sempre piu’ sotto il giudizio popolare, il verdetto del quale sara’ inappellabile.
Fabio Calzavara
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Tutto giusto.
Ciò non toglie che il dittatore che rifà il verso a Jacko a destra nella foto resti un dittatore con o senza quella foto appesa alla sua uniforme da parata.
sì beh, dixemo pur ke e xe foto de famegia tra ditatori 🙂
😀
tute stronsae….na vergogna infangare el regio esercito! i soldati italiani no i fazeva chee porcarie la! soeo infami storiografi bolscevichi tipo Del Boca poe scrivar certe infamie!
Go leto de le robe so coel sito, e son restà oridio.
Me domando coxa spinxa serta xente a simili atrocità.
“Quello che invece mi ha sorpreso e’ il sapere che, a tutt’oggi, esiste un CENSURA di STATO….”
Beh, oggi hanno posto la fiducia sul pacchetto delle intercettazioni, tra cui spicca la legge per il controllo e CENSURA della rete internet.
Le vaghe definizioni di questo disegno di legge lasciano spazio a qualsiasi arbitraria decisione sull’applicazione della censura a blog e siti web di vario tipo.
Con l’approvazione di questo testo, la democrazia in Italia sarà definitivamente MORTA.
Eccelosapevo io che qualcuno (Claudio per esempio) avrebbe tirato in ballo le intercettazioni e la morte della democrazia. Mi pare che di notizie storiche ce ne siano poche, sul web ho trovato qualcosa su wikipedia ma non ho visto da nessuna parte documentazioni o fonti attendibili. la storia poi e fatta dagli “storici”, che come e’ noto sono di parte, quindi le “verita” sono da prendere con le pinze. Il film, commissionato da Gheddafi e’ certamente patriottico-celebrativo, si sforza di mettere in luce la bestialita’ degli occupanti e l’eroismo dei patrioti. Nulla che non si sia gia’ visto in altri film del genere; quanto alle atrocita’ e’ possibile che in qualche caso siano avvenute… magari per rappresaglia ad atrocita’ dell’altra parte, che, per come sono state descritte appaiono piu’ di matrice islamica che non occidentale.
In ogni caso tanta acqua e’ passata sotto i ponti e non mi risulta che le altre potenze coloniali siano state piu tenere. Per quale ragione oggi l’Italia dovrebbe scusarsi?
Andrea diPalermo
Andrea, guarda che il mio commento era relativo alla CENSURA e non al merito della questione libica! Avendo anche citato la parte che ne aveva fatto cenno, doveva essere chiaro.
Il punto della questione, infatti, NON E’ quel che Qadhafi (o Gaddafi) dice o non dice, né che il merito di quello è accaduto, ma che lo stato italiano NASCONDA, e peraltro sia pronto a far calare, con metodi non palesi, il sipario sull’ormai unico mezzo per restare informati: Internet.
la verità e che gli italiani non hanno mai fatto i conti con il loro passato fascistissimo, contrariamente a quanto hanno fatto i tedeschi con la loro tragica dittatura. Per i tedeschi è normale vedere le centinaia di film sulle atrocità naziste, per noi no.
Mi risulta che in Germania abbia avuto luogo una severa presa di coscienza rispetto alle responsabilità della nazione e che, faticosamente, si sia voltata pagina. Noi giammai!
Con abile ed elegante giravolta siamo entrati in guerra insieme ai nazisti, ne abbiamo condiviso e appoggiato ogni nefandezza, ma siamo usciti dalla guerra stessa miracolosamente dalla parte dei vincitori, anzi la guerra l’abbiamo vinta! Siamo stati sempre democratici, anzi siamo di indole buona: “italiano brava gente”.
Dei lager spaventosi in Grecia e in Jugoslavia non si è mai parlato,non è mai stato fatto alcun processo per crimini di guerra e via discorrendo.
Penso veramente che siamo un popolo sostanzialmente di mediocri, furbastri, razzisti e vigliacchi alquanto, un popolo che non ha mai assunto le responsabilità delle proprie azioni, gente poco seria in sostanza.
E si vede! Questo paese trasuda mediocrità da ogni poro
Salve Franco (il vecchio). Intervengo solo per puntualizzare il suo uso del verbo essere: non SIAMO, ma SIETE. Io non sono italiano, ne ho la cittadinanza, ma non ne condivido il sentimento di nazionalità, che peraltro NON ESISTE! O meglio, può forse essere vero che esistono le popolazioni di quella grossa area nella penisola italica che non ha mai mantenuto una propria spiccata identità, loro forse sono gli unici che si possono sentire accomunati, ma da questi vanno esclusi i Siculi, penso anche i Campani, sicuramente i Sardi e i Veneti (e con questa parola intendo gli orfani della ex Repubblica Veneta, quindi i Lombardo-Veneti, i Friulano-Veneti, e i Veneti propriamente detti) che sono Popoli a tutti gli effetti, riconoscibili e con una propria storia ed identità ben caratterizzata e NON-italiana.
“Il Leone del Deserto” (alias Omar el Mukhtar, il leggendario padre della patria Libica) è un film, ben diretto ed interpretato, che narra una delle pagine più vergognose del nostro passato coloniale in Libia con il quale stentiamo a fare i conti fino in fondo, prova ne sia la censura che fino a qualche tempo fa ha impedito la circolazione della pellicola di Moustapha Akkad in Italia, ritenuta “lesiva della dignità nazionale”.
Il periodo storico nel quale si inquadrano i fatti raccontati nel film è quello dei primi anni 30’, quando il regime fascista, che definiva pomposamente il nostro paese “impero italiano”, affidò al generale Graziani, il compito di liquidare la resistenza libica.
Questi, ordinando di dare alle fiamme interi villaggi, di bombardare le oasi con attacchi aerei, di impiegare gas letali ed altre armi chimiche, di avvelenare pozzi di acqua potabile, di giustiziare migliaia di resistenti, di trasferire più di 100.000 libici in oltre una decina di campi di concentramento ed altre spietate efferatezze si guadagnò meritatamente il soprannome di “macellaio” e, alla fine, forte di un contingente di 20.000 uomini, nonché di mezzi moderni ed efficienti riforniti con larghezza, sconfisse Omar el Mukhtar che, tuttavia gli diede filo da torcere riuscendo a tenergli testa a lungo con poche migliaia di combattenti e con mezzi bellici inadeguati. L’eroe libico venne catturato e, dopo un processo farsa, assassinato.
Il film, riproducendo con fedeltà gli avvenimenti narrati che ancora oggi non trovano ospitalità nei libri di storia in uso nelle nostre scuole, fa opera di memoria storica, operazione salutare in un Paese che deve ancora riflettere, studiare, analizzare per superare la paura della sua storia e conquistare maturità.
Giambattista Alferazzi