VICENZA (23 luglio) – È stato approvato con il voto trasversale di 26 consiglieri provinciali su 27 presenti l’ordine del giorno – proposto dall’assessore provinciale all’Istruzione di Vicenza, Morena Martini – relativo alla copertura dei posti disponibili di dirigente scolastico in provincia di Vicenza, odg secondo cui i posti devono essere riservati ai veneti. […]. (da qui)
Si potrebbero scrivere decine e decine di cartelle prendendo spunto da questa notizia, sarò quindi estremamente sintetico e mi concentrerò su pochi punti.
Inizio affermando che a mio avviso l’assessore Morena Martini ha fatto essenzialmente bene. Bisogna però precisare che questo ordine del giorno è un tentativo parziale di soluzione parziale a problemi strutturali che, stante così l’assetto statuale, sono sicuramente irrisolvibili. I problemi di fondo sono essenzialmente due e si intersecano: la parte meridionale dello Stato italiano vive principalmente di impiego pubblico, le scuole vivono in un contesto pubblico e hanno, a conti fatti, zero autonomia.
Il dramma della Magna Grecia è quello di venire drogata dai politici italiani di assistenzialismo per ricevere indietro voti e quindi potere. Io penso che il Mezzogiorno sia assuefatto di impiego pubblico, più ne ottiene e più ne vuole e sempre peggio si trova. I nostri amici meridionali sembrano aver dimenticato, assuefatti come sono, che il posto statale non crea ricchezza ma la brucia. In una terra nella quale la collusione fra mafie e potere statale annichilisce la libera impresa, le vie per sopravvivere sembrano essere tre: entrare nella criminalità organizzata, vivere mendicando allo Stato italiano, andare via. Sono tutte e tre opzioni tristi che fanno allungare il tunnel della dipendenza. È quindi ovvio che ci sia un surplus inevitabile di funzionari pubblici che in un qualche posto dovranno pur andare. Quel posto sembra essere inevitabilmente il settentrione dello Stato italiano, in questo caso specifico il Veneto.
Sinceramente, non mi scandalizza che i politici locali sentano la necessità di fermare questa invasione di funzionari pubblici. Non è questione di razzismo, anche perché io di razza ne conosco solo una, ossia quella umana, e avrei pensato la stessa cosa se si fosse trattato di presidi provenienti dal Sud Tirolo, dalla Valle d’Aosta o dalla Romagna. Semplicemente, trovo sacrosanto che un territorio possa scegliere e troverei ancora più giusto, invece di politici che vogliono mettere il loro becco, che ci fosse un reale mercato libero dell’istruzione all’interno del quale ogni scuola potesse presentarsi con il suo specifico profilo e le sue specifiche offerte didattiche. Si parla tanto di autonomia scolastica. In realtà quando la scuola (anche quella privata) è pubblica e statale, ossia deve sottostare ai diktat dello Stato italiano, della fantomatica autonomia non si vede traccia; nemmeno dell’autonomia “regionale”. La scuola è ostaggio del settore pubblico e deve quindi sottostare a tutte le inefficienze, a tutti i soprusi e a tutte le idiozie che il settore pubblico italico si porta dietro. Quindi anche l’essere una valvola di sfogo territoriale per eserciti di assuefatti.
La soluzione più pragmatica, più ragionevole e portatrice di ricchezza e libertà per tutti è sempre quella: Indipendenza Veneta. Ne trarrebbero vantaggio i Veneti e ne trarrebbero vantaggio i nostri amici del Meridione che inizierebbero la loro (dolorosa ma necessaria e non più procrastinabile) cura disintossicante.
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Non capisco però come si può conciliare il tuo giudizio positivo “sui politici locali che sentono la necessità di fermare l’invasione” con il mercato libero dell’istruzione.
Essere per il mercato libero significa assumere persone che hanno capacità indipendentemente dal luogo di nascita o dalla nazionalità.
“Essere per il mercato libero significa assumere persone che hanno capacità indipendentemente dal luogo di nascita o dalla nazionalità”
Esatto. In questo momento non c’è né un mercato libero né meritocrazia all’interno della scuola statale. infatti ho scritto che questa è un tentativo di soluzione parziale a un problema strutturale.
Il problema strutturale è l’invasione di assuefatti dal pubblico dal Mezzogiorno.
Ci fosse un mercato libero e una vera autonomia scolastica, mi piacerebbe che mio figlio frequentasse una scuola nella quale gli venisse insegnata la storia veneta, indipendentemente dalla nazionalità dell’insegnante. Anche se, ovviamente, è più probabile che un professore di storia veneta sia veneto.
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