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I giornali internazionali si chiedono: «l’Italia è un paese del Terzo Mondo?»

Il New York Times di oggi (8 luglio, ndr) sul G8:

«l’ingiusitificabile carenza organizzativa dal governo italiano ospite» del vertice del G8 dell’Aquila, oltre alla «debolezza politica di molti leader che vi partecipano, non lasciano spazio all’ottimismo», e «se questa sessione (del G8) deve giustificare il tempo e gli sforzi, il presidente Obama dovrà assumere la guida. È tempo per lui di capitalizzare il credito che si è guadagnato in diplomazia negli ultimi sei mesi».nyt-global-edition-masthead-logo «Tradizionalmente, l’ospite è colui che dà il la, fissa i temi e l’agenda di queste riunioni. Ma il primo ministro italiano ha diretto molte delle sue energie politiche nelle ultime settimane a cercare di schivare le accuse della stampa». «Spettacolo: forse. Leadership: no»

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la vignetta del Times sul G8 trikolorito

Il Guardian rincara la dose:

«Se l’Italia vuole Mr. Berlusconi come suo primo ministro, il G8 dovrebbe volere l’Italia?».
Il Guardian si domanda «se l’Italia, dopo un decennio di deriva economica, ora risponda ai requisiti di base per sedersi a qualsiasi tavolo internazionale». E’ al 76.mo posto nell’indice della libertà economica dell’Heritage Foundation, dietro a Kirghizistan, Mongolia e Madagascar, fa notare l’editoriale, non firmato, del quotidiano britannico. E’ al 55.mo posto nella lista dei Paesi meno corrotti. «I politici italiani sono considerati meno affidabili di quelli di Pakistan, Bielorussia, Azerbaigian, Senegal e Sierra Leone»
I leader riuniti a L’Aquila hanno, secondo il Guardian, tutte le ragioni di chiedersi se sono finiti in uno dei primi Paesi del mondo o in un Paese del Terzo Mondo. «A giudicare dagli standard dell’Italia di libertà economica, corruzione e libertà della stampa, la risposta non è ovvia».
«Berlusconi è il sintomo, ma non necessariamente l’intera causa della deriva del Paese», continua il Guardian. «Gli italiani non sono scandalizzati da lui. Sono sgomentati dal fatto di essere criticati dalla stampa straniera a causa sua, ma non chiedono che l’uomo se ne vada».
Gli italiani «segretamente» ammirano l’abilità dei loro leader a cavarsela quando sono messi alle strette. «Finché gli italiani non cominciano a chiedere seri standard ai propri leader, il Paese forse non è il migliore luogo per vertici mondiali seri»

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