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Il Grande Seduttore e il popolo dei sedotti

13-dossier-berlusconi-artikel-210Un dossier di “Die Zeit”, il più prestigioso settimanale culturale tedesco, del formato di un quotidiano, ma ricchissimo di pagine culturali, economiche, e scientifiche (qualcosa che manca in ITA), era dedicato, nel numero del 9 luglio, a Silvio Berlusconi. Il titolo: “Der grosse Verfuhrer”, il grande seduttore, appunto. Un articolo privo di volgarità e di colpi bassi, scritto quasi in punta di penna, che descrive non tanto il seduttore, ma il variopinto popolo dei sedotti, a cominciare da Emilio Fede, fede speranza e carità del berlusconismo mediatico, che ha tenuto a mostrare subito ai giornalisti tedeschi le foto con lui e i grandi di questa terra (tra cui Siad Barre, assassino e criminale), per finire con “veline”, politicanti vari, giovani, giovanissimi alfieri, o pedine, del Silvio nazionale. Che strano, anche Giuliano Urbani, spendendo 100000 euro dei contribuenti, ha fatto pubblicare un libro, come narra Rizzo in Rapaci, con le sue foto con “i grandi della terra”. Non stupisce che personaggi con simili complessi di inferiorità riconoscano in Silvio il loro superiore. Tutti coloro che scrivono di seduzione dimenticano troppo spesso che per sedurre occorre essere in due, e attribuiscono al seduttore ogni responsabilità, dal Don Giovanni di Mozart, ilare e spensierato, al seduttore di Kierkegaard, pieno di sensi di colpa (e che avrebbe potuto anche fare a meno di scrivere per interposta persona un tediosissimo diario, buono solo da far studiare in tetri licei).

Ma se il seduttore colpisce, evidentemente esiste chi desidera essere sedotto. In questo caso, ad essere sincero, ad essere sedotti furono anche liberali classici, di gran fama, come Antonio Martino, che non per nulla ora si sta organizzando per l’indipendenza del Sud, e di fama minima, come il sottoscritto, che nel 1994 inviò, insieme alla collega fiorentina Daniela Coli (eravamo entrambi in America) una lettera al TIME (che ci fece molti nemici) in difesa di Silvio. Ci illudevamo che fosse davvero un liberale. Nel 1994 parlava di flat-tax, parlava di riduzione immensa della spesa pubblica, parlava di privatizzazioni serie, parlava di drastica riduzione del numero dei parlamentari, e dei loro privilegi. Continuò a parlarne, ad agitare la carota del liberalismo mentre al contempo menava gran botte col bastone dello statalismo, ma facendolo con una certa grazia, tanto che ancora in un libro di teoria politica del 2004, cinque anni fa, lo difendetti (per l’ultima volta). E noi asini dietro, quella carota anti-statalista si allontanava sempre più, e il bastone dello Stato diveniva una clava quasi intollerabile, ma la speranza è l’ultima a morire (il che vuol dire che muoiono prima Fede e Carità, entrambi peraltro personaggi della storia italica: chi sia Carità lo sanno gli esperti della RSI, non ha fatto una gran bella fine, ma se l’è ampiamente meritata). Ma la macchina-ITA non si lascia domare. E’ un po’ (ma per Carità e per Fede, è solo un paragone lontano!!) la Grecia catturata dai Romani: “Graecia capta ferum victorem cepit”. La Grecia conquistata ha conquistato il suo selvaggio vincitore. L’ITA di Berlusconi lo ha dominato. E dunque, realizzato che la politica altro non è che un business, perché ITA è immodificabile, naturale che venissero dietro a Silvio tutti coloro che volevano selvaggiamente realizzare le proprie ambizioni e che al contrario di Silvio non hanno i mezzi per realizzarle al di fuori della politica, in cui egli è entrato solo nel 1993, quindi a 57 anni suonati. Giornalisti, veline, scrittori, qualche professore, qualche intellettuale free lance, e via così. Molti funzionari delle sue aziende. Insomma, se il sistema è immodificabile, chi meglio di uno dei maggiori uomini d’affari del mondo può trarne vantaggio? Il dossier della “Zeit” è spietato, nella sua leggerezza. Si dice che ormai passare da Villa Certosa è come (nel mondo vero e normale) studiare a Harvard. Un passaporto per il successo. Oddio ci ho passato tanto tempo, nella biblioteca Widener del primo ateneo del mondo, ma di veline e altre belle cose certosine ne ho visto poche. Ho visto però qualche premio Nobel. In ITA se ne vedono pochi e tutti quelli che ci sono hanno lavorato in università e centri di ricerca non di ITA. Nel frattempo ITA naufraga. La “Zeit” cita anche la Lega. Hanno capito benissimo che il partito secessionista è diventato il più deciso difensore del centralismo e delle poltrone che raccatta. A Bruxelles manda giovani capaci di “sentire la puzza di terrone” e di cantare a squarciagola questa bella invenzione. Bravi. Il grande popolo dei sedotti è assai peggio del grande seduttore. L’antico detto latino, “vulgus vult decipi, ergo decipiatur”, “il popolo vuole essere ingannato, quindi lo sia”, non è un’accusa verso i potenti, è un attacco deciso verso il popolo.

Tutto questo nella Venetia libera, nella Sardegna libera, e così via, sarà il ricordo di un regime passato. Chi meglio di Silvio Berlusconi per celebrare l’ultimo trionfo di ITA? L’augurio per lui è che viva davvero fino a 120 anni, venda Villa Certosa e se ne faccia costruire finalmente una integrale al paesaggio sardo e assai più gradevole (si rivolga all’Architetto Ponis, grande interprete delle forme sarde).

L’augurio per noi è che ITA finisca. Paradossalmente, solo così quanto auspicato da Silvio nel 1994 si realizzerà davvero. Ci sarà la flat-tax al 15%, ci sarà una burocrazia ridotta e un governo ridottissimo. Funzionerà meglio tutto. Io di ITA, per fortuna, conosco solo l’università (il resto lo subisco). Quella di oggi è la caricatura di quella del 1987, l’anno in cui mi laureai. Per molti rispetti, già quella di allora era una caricatura. L’università attuale è dunque una caricatura della caricatura. “Tre volte lontana dalla verità”, come l’arte secondo Platone. Questo immagino sia vero anche per tutto il resto.

Paolo L. Bernardini
Presidente del PNV

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