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Indipendenza, soluzione naturale per noi veneti

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Non esistono più partiti “italiani”, il tappeto rosso è steso verso la nostra libertà

Leggendo il fondo di Panebianco pubblicato oggi sul Corriere e una recente intervista ad Edward Luttwak appare con grande evidenza come la crisi italiana abbia imboccato una strada senza più ritorno che conduce direttamente verso la fine dello stato unitario.
Giustamente Panebianco ravvisa come i partiti conducano e anticipino le evoluzioni politiche e ciò appare ancor più ovvio se pensiamo che essi sono sempre più “aziende” che debbono sopravvivere nel mercato del consenso.

Dunque, se spariscono dall’offerta politica i partiti cosiddetti “nazionali” (termine per noi errato, da sostituire casomai con “nazionalisti”, dato che una nazione italiana mai è esistita!), significa pure che il “mercato comune” della politica italiana ha perso di consenso e di spazio politico.
Ecco che oggi abbiamo il dominio politico di un partito del nord (la lega e il pdl del nord), cui si contrappone un partito tosco-emiliano. Naturale quindi che dovesse nascere un partito del sud (mpa e pdl del sud).

Fatto sta che l’Italia si appresta a diventare come il Belgio, dove da tempo non esiste più un partito belga unitario. Esistono i partiti fiamminghi e i partiti valloni e a risentirne è infatti la governabilità e la vita dello stato belga unitario messa a dura prova ormai da più di tre anni.
Riteniamo peraltro che la dinamica partitica italiana sia un tentativo da parte dell’attuale classe dirigente di contenere in qualche modo la vera spinta centrifuga che sta per porre fine all’Italia per come ci è stata insegnata a scuola.
Perché se è vero che non esiste una nazione italiana, ancor meno possono esistere come nazioni il “sud” e il “nord”, semplici declinazioni cardinali di qualcosa che non c’è più.

Noi Veneti ancora una volta stiamo subendo tale processo. Le vicende attuali del nostro sport più amato e praticato, il rugby, che assieme al ciclismo ha il record di tesserati in Veneto, dimostrano ancora una volta che il nostro interesse non sta di sicuro a Roma, ma neanche a Milano. Roma e Milano (con l’appoggio alla franchigia di Viadana) nel rugby hanno saputo fare “sistema” contro Treviso e contro tutto il Veneto. Quindi il nostro interesse non sta in Italia, ma non sta neanche al “nord”. Se non bastano le vicende sportive, andiamo a vedere il settore dei trasporti. Nell’alta velocità l’asse politico Roma-Milano ha privilegiato le tratte Torino-Milano-Napoli-Bari, un sistema padano-italiano ferroviario che ha tagliato fuori la Serenissima. Idem per il sistema aeroportuale, dove sempre l’asse politico Roma-Milano ha decretato con il DL anticrisi una concorrenza sleale al sistema aeroportuale veneto, il terzo incomodo da far fuori, con la longa manus della lega nord. E fanno ridere i polli i politici veneti, da Galan a Zaia, che vanno a Roma a mendicare le briciole dai nostri schiavisti e sfruttatori italiani. Vanno a mendicare ciò che ci è stato rubato e poi pretendono anche di essere considerati i salvatori della patria veneta, quando sono i primi a venderci a Roma e Milano, per il loro interesse politico personale.

La nostra sfida in questi mesi deve essere questa. Far capire a tutti i veneti che l’unica soluzione al furto e all’umiliazione che subiamo in ogni fronte, dall’economia, alla cultura, allo sport è solo l’ottenimento della nostra indipendenza politica.

Ottenere oggi l’indipendenza è semplice ed è legale, praticamente ci è stato steso il tappeto rosso verso la nostra libertà. Vogliamo tutti insieme cominciare a percorrerlo, senza indugi e senza timori? Se non lo faremo, ci troveremo a breve schiavi di un altro padrone, forse ancor peggiore dell’altro che sta per passare a miglior vita, quell’ITA abbandonata da tutti ormai. Sì, perché il modello culturale veneto è diverso, profondamente diverso da quello milanese ed essere assoggettati a loro significa distruggere definitivamente ciò che siamo. Gli avversari di questa idea sono i cultori dello status quo, nobili decaduti che aspettano solo di essere travolti dall’oblio.

L’obiettivo dell’indipendenza veneta ha un’enorme spazio politico davanti a sé che aspetta solo di essere riempito, perché noi Veneti non possiamo più fare a meno della nostra libertà. Ce la meritiamo e oggi per ottenerla ci basta volerla.

Gianluca Busato
Segretario PNV

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