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Rugby, creiamo il campionato e la nazionale veneta e non alimentiamo più chi ci rema contro

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Cogliamo l’occasione storica per fare il salto di qualità sportivo che ci meritiamo come Veneti

Oggi i giornali danno grande risalto alla protesta bipartisan a difesa del nostro amato rugby, condannato dalla scellerata decisione della federazione italiana a restare escluso dalla Celtic League.
Molte di queste proteste purtroppo sembrano più simili a pianti dopo aver versato il latte, dato che la decisione della F.I.R. sconta l’ennesima incapacità della politica veneta di saper difendere i nostri interessi sportivi.
E se la casta italiana ha di solito gioco facile nel calpestare quotidianamente sotto il profilo economico, culturale e sociale, profittando della nostra indole di sacrificio e bontà, questa volta ha toccato un tasto sbagliato.
Sì, perché in Veneto il rugby è ben più che uno sport. È un modo di essere.
A Treviso, a Rovigo, a Padova per un ragazzo giocare a rugby significa essere “del giro”, contare, essere parte della comunità, essere ammirato.
Si pensi che il gruppo su facebook “Rugby, il Veneto reagisca al sopruso italiano”, creato a difesa del rugby Veneto, in un solo giorno mentre scriviamo ha già superato i 430 iscritti, con il semplice passaparola su internet.
L’Italia toccando il nostro sport nazionale ha fatto un errore strategico che può trasformarsi in una grande occasione di riscatto per tutti noi Veneti.
È dimostrato ormai da vent’anni che il movimento rugbystico veneto serve solo a pompare risorse alla federazione italiana che poi ci prende a pesci in faccia.
Diciamola tutta. Per noi Veneti, ad esempio, la scelta di far giocare le partite del 6 Nazioni al Flaminio è una bestemmia in Chiesa e un affronto ai nostri Twickenham, il Plebiscito di Padova o il Monigo di Treviso, o al Battaglini di Rovigo. Non l’abbiamo mai compresa come scelta, o meglio, non la volevamo capire perché non volevamo pensare male. Abbiamo preferito nascondere a noi stessi l’evidenza che la F.I.R. doveva soffocare la nostra identità rugbystica trasformandola in identità puramente italiana, dove i Veneti dovevano venire diluiti e privati di ogni potere decisionale all’interno di un contenitore che un po’ alla volta doveva impedire che riemergesse la nostra forza.
Si dovevano dimenticare i successi dei Dogi che negli anni ’70-’90 hanno dato lezioni alle migliori franchigie anglosassoni.
Abbiamo i migliori stadi, abbiamo i tifosi, abbiamo il movimento sportivo, facciamoci valere, mostriamo al mondo quanto noi valiamo, prima che sia troppo tardi, prima che il disegno di cancellarci dal panorama rugbystico internazionale diventi realtà.
Approfittiamo insomma di questa terribile notizia per interrompere l’emorragia rugbystica veneta verso un sistema italiano che dimostra di esserci ostile.
Creiamo da subito una nostra federazione indipendente. Organizziamo un nostro campionato e una nostra nazionale. Dimostriamo che la Celtic League senza di noi vale meno.
E – grazie al rugby – dimostriamo al mondo che siamo fieri di essere Veneti!

Gianluca Busato
Segretario Pnv

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