di Fabio Calzavara
Hanno fatto scalpore le proposte di sottoporre gli insegnanti ad un esame di Lingua e Cultura venete, critiche e lodi si sono sprecate, polemiche politiche a non finire ma spiegazioni chiare e documentate poche e ancor meno “visibili”.
Lasciamo da parte la politica per un momento e vediamo di fare il quadro della situazione basandoci su fatti certi e documentati.
Ormai e’ risaputo a livello mondiale che lo Stato italiano e’ sorto come espansione armata e violenta del piccolo regno monarchico savoiardo, supportato dai massoni francesi ed inglesi per i loro interessi economici, fatto contro la volonta’ dei Popoli conquistati (Siciliani, Napoletani, Veneti, etc)… ebbene, la sQuola italiana se n’e’ ben guardata da insegnarci questo, anzi, ha censurato, falsificato, mistificato la Storia per farci credere che fu una “festa” invece di una conquista militare ed un dramma sociale, culturale, economico per le popolazioni invase (es. il “banditismo” al sud e l’emigrazione di massa nelle Venezie).
In tale contesto riusciamo a comprendere bene perche’ la sQuola italiana si e’ ben guardata da isegnarci che la differenza linguistica tra Lingua e Dialetto e’ solo POLITICA: tutti e due sono sistemi linguistici dotati di proprie regole, sintassi, grammatiche, pronunce e DIGNITA’ (confronta tutti i maggiori glottologi stranieri e “nostrani” come l’Ascoli, il Devoto, G.B. Pellegrini, M. Cortellazzo, etc.) …va da se’ che questo e’ servito/serve per tenerci in soggezione culturale ed ideologica e, conseguentemente, politico-amministrativa.
Ebbene, quando l’italiano non esisteva, il veneto, variante veneziana, e’ stata lingua cancelleresca, di Stato e diplomatica, scritta per oltre due secoli (XI-XII sec.) per poi tornare al latino e, piu’ tardi, al franco-provenzale toscano per le forme di comunicazioni ufficiali ma senza mai cedere il primato di lingua di cultura (usata da poeti, artisti, musicisti, nobili e, soprattutto come lingua commerciale INTERNAZIONALE (dal Baltico al Mar Nero e Medio-oriente).
Palladio, Canova, Giorgione, Brustolon, Vivaldi, Albinoni, Salieri, Luigi Nono, Bellini, Tiziano, Canaletto, Vecellio, Tintoretto, Tiepolo, il Veronese, Cima, Carpaccio, Mantegna, Ruzante, Boito, Calmo, Magagno’, Goldoni, Marco Polo, Giacomo Casanova, Antonio Pigafetta e tutti gli altri personaggi veneti di fama mondiale dell’epoca parlarono e scrissero in veneto.
Perduta l’indipendenza a causa del massone Bonaparte (1797) il Veneto resto’ lingua di comunicazione interna ed internazionale cedendo solo in minima parte al francese.
Neanche il passaggio forzoso all’impero austroungarico (1815) elimino’ la lingua veneta dagli usi pubblici, anzi, perfino la “Kaiserliche Österreichische-Venezianische Kriegsmarine” l’Imperiale Marina Veneziano-Austriaca fu costretta ad adottarla in quanto usata non solo da equipaggi ed ufficiali veneti ma anche da altre marinerie nell’Adriatico e nel Mar Nero.
Neppure la svendita della Venezia al Regno d’italia dei Savoia (1866) fece scomparire completamente l’uso della lingua veneta in ambiti ufficiali locali, questo nonostante fosse nei fatti PROIBITO…. cosi’ come durante il fascismo, pregiudizialmente contrario alle Culture locali al fine di esaltare un’inesistente “razza italiana”.
Tanto per essere piu’ chiari, fatta l’unita’, l’italiano era parlato da poco piu’ il 2% (duepercento) della Popolazione… neppure i conquistatori parlavano l’italiano, i piemontesi stessi preferivano il francese assieme al loro idioma, cosi’ come gli ex sudditi del regno di Napoli e Sicilia.
L’italiano standard e’ arrivato nei consessi pubblici locali, nonostante il suo insegnamento OBBLIGATORIO (ed il DIVIETO del veneto) molto piu’ tardi….con la televisione e le conseguenti “nazionali” di pallone. Il resto e’ cronaca attuale.
Al giorno d’oggi, sia per la naturale riscoperta delle nostre radici che per la conoscenza delle motivazioni storiche e politiche ed i relativi sfruttamento, malgoverno e malfunzionamento dello Stato, si e’ imposto con forza il desiderio di avere accesso alle verita’ censurate e di riottenere i diritti naturali negati.
Da qui’ la necessita’ del riconoscimento culturale, economico e politico dei Popoli che compongono questo Stato, passando anche per la questione linguistica.
La Lingua veneta e’ riconosciuta dall’UNESCO ed ha il riconoscimento legislativo della Regione Veneto.
La Lingua veneta e’ parlata dal 75% della nostra Popolazione, se non in ambito pubblico, almeno in quello famigliare ed e’ scritta in numerose pubblicazioni locali, cosi’ come in internet.
Quale Lingua Veneta?… quella che si parla a Montebeluna, Feltre, San Dona’ dea Piave, Sitadea, Schio, Adria, Legnago e nelle altre citta’ venete, l’intercomprensione e’ assicurata.
Non e’ necessario, al momento, avere una Lingua normalizzata (unificata), per secoli sono state usate le nostre belle parlate e possiamo farlo ancor oggi, l’importante pero’ e’ tendere ad una scrittura comune ed anche su questo tema sia la Societa’ Filologica Veneta negli anni ’80 che la Regione Veneto oggi hanno dato indicazioni precise su come affrontare il tema della scrittura (a cui e’ collegato il tema dell’insegnamento).
Il suo insegnamento e’ necessario non solo per rispetto storico ma anche per giustizia, dignita’ e… serieta’.
Chi si sposta per lavoro, a partire dal quello pubblico, non potra’ piu’ arrivare come colonizzatore arrogante imposto dall’alto ed inviso bensi’ come ospite benvenuto rispettoso di Storia, Cultura, Religione, Tradizioni e Lingua locale (o Dialetto che dir si voglia). Questo e’ previsto dalla Carta dei Diritti dell’Uomo e sancito dall’Assemblea delle Nazioni Unite.
Non fare questo significa avvallare la continua invasione di Genti e Popoli stranieri allo scopo di creare una “nuova Societa multinazionale monoculturale'”, in altre parole significa avvallare un nuovo Ordine centralista e antidemocratico governato dalle multinazionali finanziarie e commerciali, avente lo scopo di creare un governo mondiale eliminatore delle diversita’ culturali con lo scopo, neppure tanto nascosto, di creare un “mercato unico con prodotti e consumatori standard”, forse ricco di gadgets elettronici ma sicuramente piu’ povero e meno libero.
Il grande poeta siciliano IGNAZIO BUTITTA scrisse nella sua Lingua :
Un populu
mittitilu a catina
spugghiatilu
attuppatici a vucca,
è ancora libiru.
Livatici u travagghiu
u passaportu
a tavola unni mancia
u letto unni dormi,
è ancora riccu
Un populu,
diventa poviru e servu,
quannu ci arrobbanu a lingua
addutata di patri:
è persu pi sempri.
(TRADUZIONE)
Un popolo
mettetelo in catena
spogliatelo
tappategli la bocca,
è ancora libero
Toglieteli il lavoro
il passaporto
la tavola dove mangia
il letto dove dorme,
è ancora ricco.
Un popolo
diventa povero e servo,
quando gli rubano la lingua
avuta in dote dai padri:
è perso per sempre.
Fabio Calzavara, 5 Agosto 2009
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