« Il Veneto è la mia Patria. Sebbene esista una Repubblica Italiana, questa espressione astratta non è la mia Patria. Noi veneti abbiamo girato il mondo, ma la nostra Patria, quella per cui, se ci fosse da combattere, combatteremmo, è soltanto il Veneto. Quando vedo scritto all’imbocco dei ponti sul Piave fiume sacro alla Patria, mi commuovo, ma non perché penso all’Italia, bensì perché penso al Veneto. »
Goffredo Parise (Vicenza, 8 dicembre 1929 – Treviso, 31 agosto 1986) scrittore e giornalista veneto.
Agosto è un mese poco indicato per fare politica. Dominano infatti gli spazi vuoti, le tintarelle e le notizie da ombrellone, le meno affidabili e serie per antonomasia, al limite delle barzellette onte.
Resta un fatto però. Che un cambio di lessico politico è in corso di sperimentazione: il motivo è un riposizionamento dei partiti italiani nello scacchiere della politica di ITA, regno della casta sprecona e mangiona, con i soldi rubati ai Veneti.
Il riposizionamento prevede un polo sud e un polo nord, che fanno da contrappeso a una destra e a una sinistra sempre meno in grado di tenere il coperchio alla pentola a pressione della politica di ITA, l’ultimo regime di stampo sovietico sopravvissuto nel mondo occidentale.
Che qui si sia sperimentato il socialismo reale clientelare e multipartitico è evidente a chi ha un po’ di sale in zucca e no se fa incoconar come łe oche da giornali e tv di regime. Nord e sud sono punti cardinali di una stessa entità, quell’ITA che vive di solo parassitismo grazie al peggiore inferno fiscale del mondo. Così come destra e sinistra riescono a tenere uniti gli italioti sciocchi cui piace offendersi alla guisa di “fascisti” e “comunisti”, così come i concetti di nord e di sud servono parimenti a tenerli nello stesso contenitore escremenziale, concedendo loro il diritto al mugugno sotto forma di offese del tipo “terrone” e “polentone”. È una specie di panem et circenses della politica coloniale, dividiamo gli ITAslaves in ultrà da stadio, per tenerci l’incasso.
L’importante è che il baricentro di questa espressione geografica resti lo stesso, il potere politico di ITA, la grande meretrice.
L’unica cosa che può far saltare l’equilibrio del malaffare sono le vere cause nazionali represse dal dominio coloniale di ITA.
La Causa Veneta, la Causa Sicula, la Causa Sarda, la Causa Lombarda, la Causa Toscana e così via.
Per quanto riguarda il Veneto, è da qualche anno che assistiamo ai giochi di equilibrio più difficili dei reggicoda veneti del potere politico di ITA. Già, qui il clima politico è un po’ più caldo, per ragioni storiche, culturali, sociali e economiche. Serve un’attenzione particolare qui, perché i Veneti – nonostante tutte le schifezze nazionalistiche di ITA – ancora si riconoscono, addirittura in famiglia 3 su 4 parlano un’altra lingua (la 20° lingua più parlata in Europa), insistono a darsi modelli sociali particolari, che affondano le proprie radici in un idem sentire Veneto che è solo nostro, orgogliosamente nostro. Se poi metti caso questi Veneti mussi taxi e lavora! cominciassero a viaggiare un poco – come hanno iniziato a fare – e scoprissero cose che ITA gli ha tenuto nascosto, viste con gli occhi degli inglesi, degli olandesi, dei russi che nei loro musei conservano le vestigia della gloria veneta, della nostra età dell’oro, i mille e più anni di indipendenza della Serenissima Repubblica di Venezia, cosa mai potrebbe succedere, come facciamo a chiamarli semplicemente “nord”, o “nordest” (secondo un esperimento ormai abortito), quando hanno un loro nome, una loro identità forte e riconosciuta da tutti, fuorché da loro stessi, perché siamo riusciti a fargliene offuscare la memoria storica.
Ecco spiegato perché un giorno Galan fa l’occhiolino al PD, l’altro giorno qualche altro del PD fa il piedino al soldato in difficoltà. Poi partono i leader della lega (“corriamo da soli”) e così a riempire le pagine dei giornali di ferragosto. Perché noi Veneti non rinuncieremo mai al nostro essere Veneti, sentirsi Veneti, riconoscerci Veneti e ITA lo sa.
Costoro però fanno un errore tremendo. Parlano tutti di Serenissima, di Veneto, di lingua veneta, chi fa l’occhiolino all’indipendenza, chi la esorcizza. Insomma, tutti sembrano giocare a nostro favore. Con un’avvertenza, però. Ad agosto il flirt è libero, ma da settembre si torna tutti alla casa chiusa di Roma, dove si pagano le prostitute della politica, ovviamente con i soldi rubati ai Veneti, cornuti e mazziati.
Ecco perché serve il PNV, perché non si può rinunciare a una forza politica che si batta in modo democratico e pacifico per l’indipendenza del Veneto. Ecco perché serve rafforzarla, con ogni aiuto che ognuno di noi può dare.
Se non diamo forza al PNV, questi figuranti pagati profutamente da ITA potranno continuare fare il loro carnevale d’agosto, come fanno da decenni, sperando di continuare a darci l’illusione di cambiare tutto, affinché nulla cambi, ma da settembre si toglieranno le loro maschere di comodo, lasciando a noi quella vera di Pantolon De’ Bisognosi: aaah… MI NO ME INTARESO DE POITICA… GO’ DA EAVORARE!!!
L’unico antidoto a tutto ciò si chiama indipendenza e l’avremo!
PNV
If you liked my post, feel free to subscribe to my rss feeds
paroe sante. me trovo appieno dacordo. par tera par mar San Marco
Verità sacrosanta, anzi direi qualcosina in più… anche nell’incasso dei proventi delle lotterie, lo stato ITA fa subire a noi Veneti il sopruso di concedere alla Trinacria e solo a lei, una percentuale di prelievo del 12%!
Ma quando finirà questo stato di cose???