La Lingua originale di un Popolo e’ una componente indispensabile della sua Cultura e del suo progresso socio-politico, non a caso le lingue, in genere sopravvivono ai mutamenti storici ed economici ed interagiscono con gli avvenimenti modificandosi continuamente.
E’ il caso dell’italiano che, sorto dal “dialetto” tosco-fiorentino e’ cambiato molto nel tempo (basta comparare gli scritti di Niccolo’ Macchiavelli (del 1500) con quelli di Gaspare Gozzi (1700) e di Indro Montanelli (1900), cosi’ come il veneto, per di piu’ sotto l’influenza oppressiva del nuovo linguaggio imposto, vedi gli scritti del Ruzante (1500) rispetto al Goldoni (1700) od al Marin (1900).
Entrambi i linguaggi evolvendosi si sono allontanati dalla loro forma originaria ma, mentre l’italiano continua ad avere predominanza dovuta all’insegnamento obbligatorio, forza per l’uso imposto nell’amministrazione pubblica e prestigio in quanto usato nei Media negli ambienti “che contano”, il veneto sopravvive solo ed unicamente per la sua forza atavica, ovviamente risentendone negativamente della situazione coloniale.
La scomparsa di una qualsiasi lingua e’ sempre e comunque una perdita culturale oltreche’ storica… quindi… perche’ dimenticarla o, peggio, sopprimerla con la forza? (a favore della parlata del conquistatore militare)… in nome di un progresso fondato sulla presunta semplificazione linguistica?
Tra l’altro e’ risaputo che il bilinguismo favorisce lo sviluppo intellettivo ed incrementa una maggiore capacita’ mnemonica rispetto a chi parla fin da giovane una sola lingua.
Basti pensare alla riconosciuta capacita’ linguistica dei Popoli dell’ex Unione Sovietica che, pur con la lingua russa come lingua ufficiale di Stato potevano usare liberamente le loro lingue originali, mentre, per converso, e’ altrettanto riconosciuta la scarsa attitudine dei cittadini con un’unica lingua ufficiale (italiani, francesi, ma anche statunitensi ed inglesi) a parlare altre lingue.
Ricordiamoci della Svizzera, dove tutti parlano 3/4 o piu’ lingue…
Perche’ quindi non promuovere questa positiva possibilita’ ed incrementare l’attitudine linguistica?
Una lingua che non veniva insegnata nel mondo antico riusciva a sopravvivere ma oggi, nel tempo delle comunicazioni e dell’informatica di massa e’ destinata a scomparire se non insegnata e valorizzata.
Non e’ un caso che il degrado linguistico della lingua originale autoctona sia direttamente proporzionale al degrado culturale ed espressivo del suo Popolo, anche e direi sopratutto nelle sue forme artistiche.
Rivalutiamo alla luce del sole e della verita’ il linguaggio dei nostri Padri e coltiviamolo insegnandolo in nome di quelle tanto sbandierate Giustizia, Democrazia e Cultura.
Non e’ necessario inventarsi nulla ne’, tantomeno inventarsi alcunche’, bastano delle semplici regole del parlato attuale e della sua scrittura ed affiancarle alla scuola primaria come proposto dal team di studiosi di “Lingua Veneta” sotto il patrocino della Regione Veneto.
La Lingua veneta, seppure annacquata dall’italiano (anche per il senso di inferiorita’ inculcatoci fin da bambini) e’ ancora viva e vitale ma sempre in pericolo di estinzione nel tempo.
Del resto, linguaggi non piu’ parlati e scritti per secoli sono ridiventati lingue ufficiali di Stati importanti come ad esempio il Gaelico irlandese e l’Ebraico, altre hanno cambiato status da lingua a dialetto e viceversa a seconda delle dominazioni, esempio il Norvegese e il Catalano)
Ricordo infine che la “Dichiarazione Universale dei Diritti Linguistici” approvata dalla Commissione competente in seno alle Nazioni Unite a Barcellona (Catalunya) nel 1996, prevede che tutte le Comunita’ linguistiche hanno diritto di venire usate in tutte le loro funzioni sociali e di disporre dei mezzi necessari per perpetuare la loro trasmissione perenne.
Insoma, el parlar veneto ne juta a valorixar la nostra Cultura, a aumentar l’amor par la propia tera, a riscoprir le nostre tradision e i valori sani e naturai che ghemo in parte desmentega’.
Fabio Calzavara, 24 Agosto 2009.
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Io credo che il problema stia tutto nella standardizzazione. I dialetti del veneto che si parlano a verona, belluno o pordenone sono molto diversi (ma anche ciò che si parla a girona, lleida o tarragona è molto diverso dal catalano standard).
Il problema fondamentale, e qui parlo senza nessuna questione politica sotto, è individuare la versione standard senza quelle pessime storture delle grafie venete unificate in cui tutto va bene e non c’è 1 scelta.
A titolo personale, ad esempio, sceglierei la versione padovana, la meno distante (a orecchio) rispetto a tutte le altre prese singolarmente…
Ma meglio di me potrebbe ovviamente fare una struttura organizzata a livello regionale che permetta la standardizzazione dell’idioma. E qui serve la volontà politica. I passaggi in parte ci sono già con la legge della regione veneto di 1 anno e qualcosa fa sulla lingua veneta.
Applicare quella, creare un ente che detti la linea(2011), creare un corso di laurea in lingua veneta(2014-2015) e poi mettere il veneto standard come lingua opzionale di insegnamento nelle scuole elementari e medie che accettino la sperimentazione (2020 circa).
Così han fatto friulani e galiziani da quel che ho capito…
invece di imporre una versione forzosamente, non sarebbe più bello e più intellettualmente stimolante lasciare che, attraverso le pubblicazioni, internet, ecc ecc, nascesse spontaneamente un “veneto standard” attraverso le reciproche contaminazioni?
certo, perché questo avvenga ci serve una grafia standard semplice…e qui iniziano a volare i piatti, purtroppo
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