Massimo D’Azeglio: “Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani”. 1861
Benito Mussolini: “Il regionalismo è finito”. 1918
Tommaso Padoa Schioppa: “La nazione italiana esiste dal Medioevo”. 2009-09-30
Ci ha pensato uno storico serio come Sergio Luzzatto sull’inserto domenicale di un quotidiano serio com il Sole 24 Ore a raddrizzare le castronerie sull’Italia Nazione e l’Italia Stato dell’ex ministro Schioppa di cui si è già parlato qui.
Se vi fossero ancora dubbi, anche se evidentemente tra di noi non ce ne sono, ecco in sintesi ciò che scrive Luzzatto, ad uso futuro, quando si ha la rara fortuna di incorrere in qualche residuato bellico che esordisce con un “io mi sento italiano”…(ascoltare Gaber Giorgio in: “Io non mi sento italiano). […continua]
Spiega Luzzatto che ciò che sfugge a Padoa Schioppa è la differenza tra Nation-building e State-building (in Italia sono così incapaci di comprendere cos’è una nazione che sono costretti a utilizzare una terminologia straniera).
La Nazione, sostiene in una conferenza del 1882 il francese Ernest Renan (e i francesi la sanno anche troppo lunga sulla construction de la Nation), è un “plebiscito di tutti i giorni”. Non è limitata a un’identità etnica o linguistica, religiosa o geografica: la nazione si nutre di una volontà di “stare insieme” fatta di tradizioni antropologiche, memorie spirituali, appartenenze politiche, che le sfide del presente mettono continuamente alla prova.
Mi pare la definizione precisa della Venetia, con le sue diverse etnie, lingue, religioni e geografie unite da tradizioni antropologiche antiche, memorie spirituali millenarie, appartenenze politiche consolidate alla Serenisima…e se non siamo messi continuamente alla prova qui, dove altro?
Ma…in Italia?
“Volontà di stare insieme”, ripeto.
Quanto allo Stato, il tedesco Max Weber in una conferenza del 1919 parla di quella comunità umana che, nei limiti di un determinato territorio “ha conseguito il monopolio della forza fisica legittima come mezzo per l’esercizio della sovranità”, e lo ha conseguito attraverso l’espropriazione di “privati” in precedenza riconosciuti quali detentori di un’autorità morale, militare, finanziaria e giudiziaria. Capito? Tutto chiaro? “Monopolio della forza fisica legittima…”: tutto qui.
Ma sapete cos’ha il coraggio di scrivere Luzzatto sul “Sole 24 Ore” della Confindustria (mentre alcuni di noi qui temono la reazioni degli ultra 45enni, degli Stati Uniti, di Roma, della Chiesa e di chissà altri)?
Leggete un po’:
“Come e quando, dal 1861 in poi, gli italiani hanno risposto ‘Sì’ al plebiscito metaforico della nazione? Lo hanno fatto durante la Grande Guerra, si felicitava il bersagliere Benito Mussolini. Ma lo hanno fatto ancora nella Seconda guerra mondiale, in cui proprio Mussolini li avrebbe trascinati da duce del fascismo? Dopodiché, quali forme ha assunto il plebiscito naizonale nella guerra civile del 1943-45? E sotto la Repubblica, fino a oggi, che cosa ha quotidianamante significato per gli italiani l’idea di nazione, di là dai trionfi o dalle disfatte della Nazionale di calcio?”.
Ci stanno arrivando anche loro, non so se è chiaro?
Le domande dello storico continuano, ci si chiede se davvero lo Stato italiano abbia avuto il monopoli della forza fisica legittima. E si risponde che non lo ha mai conseguito davvero nel Mezzogiorno, né riuscendo a reprimere davvero il brigantaggio né – com’è evidente – “contrastando” la criminalità organizzata (perché questo è il termine usato dallo Stato italiano, “contrastare”…ma ci rendiamo conto?).
E via andando in un paese costretto tra mafiosi, camorristi, collusi e concussi, alle “ronde” e alle lotte demagogiche a “fannulloni” e a “farabutti”…ce n’è per tutti.
Insomma, povera “Itaglia”, né Nazione né chiaramente vero Stato: salvarla da se stessa è l’unico gesto di eutanasia umanitaria che si possa fare.
Gustavo Dal Lago
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L’universalismo rinascimentale, spesso citato quale base della nazione italiana, è comune ad altre realtà nazionali e non può essere considerato quale monopolio capitolino.
@ nerio de arlo, sull’universalismo rinascimentale che è esistito GRAZIE all’indipendenza di nazioni come il Granducato e la Serenissima, leggere la seconda parte di questo intervento:
https://www.pnveneto.org/2009/09/iamme-iamme-iamme-ia-l-indipendenza-a-da-turna/
Sono lieto che Sergio Luzzatto abbia preso posizioni come queste. E’ un mio compagno di strada dai tempi del liceo, e’ sempre stato piu’ avanti di me in tutto (era perfino un anno avanti al liceo, essendo tutti e due del 1963), ed io l’ho sempre ammirato. Quel che scrive sulla prima guerra mondiale in “Sangue d’Italia” e’ illuminante. Saluti da Cipro, piccolo stato libero e prospero, anche se “diviso”. Paolo
Primo commento. Non è sul testo dell’articolo, ma sulla canzone collegata. Credo che quella canzone rappresenti l’essenza suprema dello stato di skizofrenia di quelli che non si senton italiani, per mille ragioni, che poi s’incazzano perché (giustamente) da fuori li indicano per quello che non sono (e non si sentono), ma che purtroppo in effetti SONO; e poi concludono con una volontà masochista spiegabile solo con la sindrome di stoccolma e per l’ignoranza di come loro sono diventati italiani (al punto di credere che Garibaldi sia un eroe) di voler a tutti i costi “fare l’Italia” che non son riusciti a fare in 150 anni per poter finalmente consolarsi e dire un patetico “per fortuna lo sono”.
oh, questa sera inciampo sulla tastiera! Correggo:
…ma che purtroppo in effetti SONO;
voleva essere:
…ma che purtroppo in effetti SONO VISTI;
[…] Tratto dall’originale pubblicato su https://www.pnveneto.org […]