Cani e porci foresti decidono del destino politico di noi Veneti, a parte ovviamente noi stessi
Che schifo, che vergogna, che colonialismo parassita attanaglia il destino politico del Veneto. Leggendo infatti le dichiarazioni dei “leader” politici di ITA e dei loro servi sciocchi in Veneto c’è da piangere…
Insomma, qui scorazzano cani e porci, il peggio del peggio, tanto i mantenuti locali dalla politica più dispendiosa del mondo stendono loro il tappetto rosso. Basta quindi un Bocchino qualsiasi per comandare in Veneto, tanto che il vicepresidente dei deputati Pdl si permette il lusso di dire che «è evidente che i problemi veri ce li dà il Veneto», sciorinando la sua dotta visione – pari alle connotazioni del suo cognome – sul nostro destino di colonia.
Il vizio di trattarci da poveri schiavi imbecilli degni solo di mantenerli con le tasse che ci ruba ITA gode tra l’altro della par condicio, a giudicare dalle parole dell’ex comunista Mercedes Bresso, che ci spiega che «i veneti sono già stati liberati dal Piemonte», sic! – e che quindi ora è meglio che se ne stiano buoni. Né miglior sorte tocca ai leghisti, visto che si affannano a dire ogni 5 minuti che tanto per il Veneto decidono tutto Bossi e Berlusconi. Che tristezza!
Da un Bocchino foresto a una Mercedes usata, passando per i finti nostrani la sostanza non cambia: noi Veneti non contiamo nulla e la causa sono i nostri politici, i partiti italiani in cui militano e il fatto che noi diamo loro il voto.
L’unica nostra speranza di poter decidere del nostro destino è di darci da fare al più presto per la nostra indipendenza politica e dotarci dei poteri necessari a fare le scelte giuste per il nostro interesse e futuro politico.
Grazie a maggiori poteri nel parlamento veneto, noi possiamo infatti far crescere la nostra economia, affrontare le ingiustizie sociali assicurando un futuro più brillante per tutti, proteggere e valorizzare la nostra lingua, la nostra cultura e la nostra storia. È giunta l’ora di avere un parlamento veneto con poteri reali.
L’obiettivo primario del PNV è proprio di portare la Venetia all’indipendenza e per questo caro cittadino veneto ti chiediamo di supportarci nel raggiungimento di tale obiettivo.
Indipendenza significa che il Parlamento Veneto avrà il pieno controllo sugli affari veneti e il diritto di decidere quando condividere il potere con altri. L’indipendenza darà alla Venetia gli stessi diritti e le stesse responsabilità delle altre Nazioni. Ci darà una voce nel palcoscenico mondiale e il diritto di parola in organismi internazionali quali l’ONU e l’Unione Europea. Con il governo del PNV, l’indipendenza porterà anche maggiore libertà per gli individui, le famiglie e le comunità, in una società basata su interessi e valori etici comuni.
Insomma, caro Veneto, per avere un futuro hai una scelta obbligata e si chiama PNV.
Henetoi
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[…] Da un Bocchino foresto a una Mercedes usata, passando per i finti nostrani la sostanza non cambia: noi Veneti non contiamo nulla e la causa sono i nostri politici, i partiti italiani in cui militano e il fatto che noi diamo loro il voto. (qui) […]
Da Lombardo comprendo la delusione di vedere tutto calato dall’alto o di essere governati da specchietti per le allodole, visto che poi decidono i bocchino, i la russa, i cicchitto, ecc… o il bossi, manco fosse Dio in terra. Sulla Bresso mi vien tristezza. Basta vedere come erano “liberali” i piemontesi e quanto benessere, dal 1859-1945, la loro monarchia portò.
Spero proprio che in Veneto riusciate nel vostro intento, chissà, magari grazie ad un vostra indipendenza magari anche qui succederà lo stesso… boh. La mia è più che altro una speranza. Non vorrei morire italiano.
A proposito di Fellatio, pardon Bocchino, Gaio Valerio Catullo poeta veronese della Gallia Cisalpina scriveva:
« Io ve lo ficcherò in bocca e nell’ano
Aurelio bocchinaro e Furio culattone,
a voi, che per certi miei versi, è vero,
un po’ sconci, mi credete un degenerato.
Un poeta all’altezza dev’essere casto
lui stesso, non certo i suoi versi,
che di fatto hanno arguzia e sapore
proprio in quanto un po’ spinti e senza pudore
e in grado d’eccitare quel certo prurito,
non dico nei ragazzi, bensì nei caproni
ormai incapaci nel darci dentro coi fianchi.
Voi, perché leggete di tutti quei baci a milioni,
voi non pensate che io sia maschio a dovere?
Io ve lo ficcherò in bocca e nell’ano. »
Ed è quello che dopo 2000 anni faremo…non per piacere, ma per la nostra libertà!
Vi chiedo scusa per il turpiloquio dotto della mia citazione…spero che almeno il Principe mi perdonerà
Forte !
Gastu a poesia de Catulo anca in lengoa orixinal ?
Parchè me sà che nei testi de scola i la ne gà sensurà e no la cato.
Inte’l caso , Grasie.
« Pedicabo ego vos et irrumabo,
Aureli pathice et cinaede Furi,
qui me ex uersiculis meis putastis,
quod sunt molliculi, parum pudicum.
nam castum esse decet pium poetam
ipsum, uersiculos nihil necesse est;
qui tum denique habent salem ac leporem,
si sunt molliculi ac parum pudici,
et quod pruriat incitare possunt,
non dico pueris, sed his pilosis
qui duros nequeunt mouere lumbos.
uos, quod milia multa basiorum
legistis, male me marem putatis?
pedicabo ego vos et irrumabo »