Venerdi 2 Ottobre 2009, in Irlanda si vota per la seconda volta il Trattato di Lisbona, quel documento enorme ed illeggibile che andrebbe a costituire la futura Unione Europea in modo più intimo. Sarà l’apoteosi del centralismo alla massima potenza, una (mala)copia di quello che sono oggi gli Stati Uniti d’America. Tra le varie cose che il trattato prevede vi è anche la facoltà di una imposizione fiscale diretta da parte della EU, insomma nuove tasse, oltre al maggiore potere dei burocrati che finalmente potranno estendere il loro potere oltre la curvatura delle banane, il diametro dei piselli e il colore dei taxi. Non è naturalmente questione di essere contro l’Europa, ma il punto è quale Europa. Nessuno mette in discussione gli innegabili vantaggi del mercato unico, della libera circolazione, fin anche alla moneta unica (che se ne dica contro di essa). Giusto stasera discutevo con un operatore finanziario che dal punto di vista del mercato, la EU è molto più unita di quello che sono gli USA, con notevoli vantaggi per i consumatori (meno costi e più garanzie dirette) e dei produttori-venditori, con ovvie ricadute virtuose sull’occupazione.
Ma l’idea di un superstato francamente la trovo opprimente, ma al di là delle impressioni personali è sicuramente inconfutabile l’aumento della burocrazia e come conseguenza diretta, del rischio di corruzione. Molti credono che la corruzione sia un fenomeno tutto italico, ma invece è un problema diffuso in tutta Europa, fin dentro e specialmente dentro i palazzi di Bruxelles (Commissione Santer docet); certo la corruzione italica assume forme e livelli leggendari, che solo certi paesi sudamericani (neanche tutti) e l’ex USSR avevano.
Il semplice fatto che in molti stati il Trattato sia stato approvato solo dai parlamenti, sulla testa dei cittadini (senza referendum) la dice lunga su quanta considerazione hanno della sovranità popolare i politicanti di mezza Europa. Ma questo non accade in Irlanda, dove il dibattito è molto acceso, e molti temono, giustamente, un rischio di predazione della democrazia e delle capacità decisionali dell’Isola, visto che una loro approvazione vedrebbe l’Irlanda ridotto sensibilmente il suo peso politico, con una amplificazione di quello degli stati più popolati. Sono gli stessi stati che sono anche i più indebitati, i più inefficenti, i più affamati di tasse ed anche aggressivi fino al punto di minacciare velatamente ma concretamente l’autonomia e l’indipendenza di paesi pacifici come la Svizzera accusandoli di essere Rifugi Fiscali (Tax Haven), cosa che in effetti sono a confronto dei taglieggiatori da cui partono le accuse, da Peter Steinbruecker fino a Tremonti (che non può fare a meno di farsi sentire, se no nessuno si accorge di lui).
Ma cosa voteranno gli Irlandesi? Nel famoso forum boards.ie, che raccoglie numerosissimi partecipanti, è stato svolto un sondaggio dove a quanto pare anche questa volta potrebbe essere il NO a prevalere (“spoil ballot paper” significa scheda nulla). Se gli Irlandesi voteranno No anche questa volta, dopo gli inutili strali di qualche fanatico, sarà da vedere cosa deciderà la Cekia che nel frattempo ha interrotto la procedura di ratifica e richiesto alla Corte costituzionale la verifica se non occorra realizzare un referendum.
No, voi no, voi siete sudditi e basta, anzi meno di sudditi, voi siete solo Veneti, non crediate di poter dire la vostra su fatti importanti come quello di aderire o meno ad una Unione che si sa dove comincia, non si sa dove finisce.
Claudio Ghiotto
If you liked my post, feel free to subscribe to my rss feeds
New blog post: Sudditi d'Europa http://bit.ly/B1d7e
Errata corrige: Mi sono accorto di avere scritto sbagliato il nome dell’ex ministro delle finanze tedesco, che non è Peter Steinbruecker, ma Peer Steinbrück. Me ne scuso con i lettori e con l’amministrazione del blog.