In questi giorni continuiamo ad assistere alla pubblicazione di notizie al limite del ridicolo da parte dei mezzi di informazione italiani, che d’altro canto sono come noto assistiti finanziariamente con soldi pubblici nostri e quindi ricattati dalla politica e ad essa asserviti.
Sono invece clamorosamente assenti dal dibattito pubblico le cose importanti che pure non mancano nell’attuale situazione di grave crisi economica che rende molti Veneti più poveri ogni giorno che passa. Credo che ognuno di noi viva sulla propria pelle e nel proprio quotidiano lo sconforto di una precarietà economica palpabile.
Ma come in realtà potremo cambiare questa drammatica situazione in cui viviamo?
Il miglior metodo è quella di stimolare la competività economica e culturale attraverso l’innovazione e lo sviluppo delle tecnologie.
Secondo quanto emerge dalla totalità o quasi delle ricerche in merito, la crescita tecnologica è infatti considerata tra i fattori determinanti per la crescita economica. Secondo la letteratura ampiamente condivisa esistono 3 canali principali attraverso i quali l’ICT può influenzare la produttività e la crescita di un sistema-paese:
- effetto produzione: l’accelerazione della produttività nel settore che produce queste stesse tecnologie che, diventando più efficiente del resto dell’economia, tende ad aumentare la produttività media del sistema;
- effetto utilizzo: le imprese di altri settori, dotandosi delle tecnologie digitali aumentano lo stock di capitale per addetto, così aumentando la produttività del lavoro;
- spillover: l’adozione delle nuove tecnologie, dato che migliora il modo in cui le aziende combinano i fattori produttivi, ha un effetto ricaduta sulla “produttività totale dei fattori”, che riguarda gli effetti di un loro migliore utilizzo.
In generale, gli investimenti in tecnologie e servizi innovativi hanno un effetto moltiplicatore su tutto il sistema economico: negli ultimi 5 anni le imprese del settore dei servizi innovativi e tecnologici nello stato italiano hanno aumentato gli investimenti da 16 a 24 miliardi di euro (circa il 2% del PIL) creando 500mila nuovi posti di lavoro ad alto profilo di conoscenza.
Gli effetti benefici valgono anche per il settore pubblico, se consideriamo che in generale l’innovazione tecnologica permette la semplificazione e l’alleggerimento della burocrazia per accedere alle informazioni, alle applicazioni ed ai servizi pubblici on-line, di trasparenza, riducendo i costi amministrativi e i tempi di risposta dell’amministrazione.
Ogni anno l’insieme delle imprese in ITA paga circa 15 miliardi di euro per costi della burocrazia e rapporti con l’amministrazione pubblica, pari all’1% del PIL. E chi paga di più sono proprio le piccole imprese, con meno di 9 dipendenti, che hanno il peso enorme di 11 miliardi di euro sulle proprie spalle.
Bene, emerge proprio in questi giorni che le prospettive di sviluppo della banda larga in ITA sono praticamente ridotte al lumicino.
Il Veneto non si sottrae a questa situazione, anzi.
Per quanto riguarda l’uso di internet a banda larga siamo tra le ultime regioni in Europa, a livello assoluto, come confermato anche dalle ultime statistiche di Eurostat, che vedono solo il 32% delle famiglie venete avere in casa una connessione a banda larga e solo il 48% disporre di un accesso veloce ad internet. E non va meglio in altri ambiti: solo il 39% dei Veneti ha accesso al web almeno una volta alla settimana e i Veneti che nell’ultimo anno hanno acquistato un bene o un servizio su internet sono solo il 13%.
Per completare un quadro preoccupante, emerge la grande inconsapevolezza e analfabetismo informatico dell’attuale classe dirigente veneta, visto che, grazie alla scelta scellerata e bipartisan ispirata dal presidente del consiglio regionale Marino Finozzi (leghista) per aggiornare il sito internet del consiglio regionale siamo andati a spendere una follia (7 milioni e mezzo di euro) senza uno straccio di analisi degna di essere chiamata tale e dando l’incarico a una società di Roma, con un bel ceffone a tutte le aziende hi-tech Venete che avrebbero potuto svolgere tale compito.
Insomma, per noi Veneti l’unica possibilità di intraprendere la strada dello sviluppo dell’infrastruttura tecnologica prima e della società dell’informazione poi sta solo nella riconquista della nostra indipendenza e nella formazione di una nuova, preparata e moderna classe dirigente non educata alla malagestione italica e ad essa asservita.
Solo l’indipendenza politica ci darà pertanto l’innovazione e lo sviluppo tecnologico che sono i catalizzatori fondamentali di un’economia veneta competitiva, forte, libera.
Gianluca Busato
Segretario PNV
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