da ADNKronos
A Rosarno, Calabria, si scatena il finimondo con gli immigrati in rivolta, tutto perché loro “chiedono il diritto di lavorare senza essere uccisi per le strade”. Avete capito? Questi arrivano nell’Italia e credono di essere finiti in Svizzera. Questi arrivano da paesi quali Nigeria, Somalia, ed altri posti dove non sai se domani sarai vivo perché potresti finire nelle grinfie di qualche banda paramilitare e arrivano alle sponde della mitica Europa meridionale credendo di essere davvero in Europa. E questi finiscono a Rosarno, un paese in cui la giunta comunale è stata sciolta per presunte infiltrazioni mafiose, e collocato in una delle regioni in cui le pallottole vaganti uccidono persone ogni anno.
Se non fosse tragico sarebbe da ridere.
Ma non è questa la notizia, e non lo è quella delle dichiarazioni di Maroni che sosterrebbe l’idea che la immigrazione clandestina è il problema, nel perfetto stile della supponenza, e neppure quelle di don Pino Varrà, parroco del paese, che si affretta a dire che “non è una città xenofoba” pronto a fare mea culpa ancora prima di essere sicuri che la colpa sia della cittadinanza nel perfetto stile della autofustigazione cattolica.
No, la notizia è che gli immigrati hanno le palle.
In centocinquant’anni il sud è stato nelle mani delle varie mafie, si è lagnato e si è adagiato, ma ora i neri d’Africa mostrano che hanno molto più pelo non solo dei cittadini del sud, ma forse anche della stessa mafia.
Adesso poi mi figuro la situazione in Veneto. In confronto di questa Black Power i Veneti sono agnellini indifesi.
Claudio G.
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