di Gianluca Panto
Sono finiti gli anni dieci del XXI secolo. Dobbiamo essere ottimisti o pessimisti ? Cosa volete che vi dica, dipende. Impossibile fare previsioni. E’ difficile , io per esprimere un parere mi sono voluto documentare. E così mi sono imbattuto in due saggi che ho letto e trovato particolarmente interessanti. Il primo di Gian Mario Villata “padroni a casa nostra” Ed. Mondatori , appena uscito a fine 2009. Il secondo, che ho letto sull’onda del primo , di Marcello Veneziani “ La sconfitta delle idee”Ed. Laterza, edito nel 2005.
Si perché Villata , con piglio autobiografico colma un vuoto e descrive magistralmente lo stato di fatto di territorio che conosce assai bene il Veneto-Friuli ( la Venetia diciamo noi) . Secondo lui , a nord-est, siamo antipatici-rancorosi-risentiti, fissati con il lavoro ed il profitto . “Siamo i protagonisti e le vittime di una rivoluzione che non ha trovato una forma politica per diventare potere e civiltà.”
Questa analisi mi sembra centrata, sempre secondo l’autore la nostra antipatia deriva dalla contraddizione scaturita da una industrializzazione selvaggia che ci ha portato al benessere, ma non accompagnata da una parallela crescita culturale. Siamo stati “centrifugati” come per altro il resto del mondo, da una successione vorticosa di cambiamenti, solo che per noi ciò ha avuto “ effetti patologici particolarmente intensi”. Sulla scia di queste considerazioni , e nella conseguente foga-fuga dalla ignoranza gretta dello xenofobo col SUV , io che sono un tecnico, un ingegnere , mi sono rifugiato precipitosamente nel saggio ( del saggio) Veneziani , in cerca di conforto intellettuale mediante soporifere letture ( come le ha definite mia moglie che nel frattempo seguiva , sull’altro lato del sofà, -il grande fratello- , non quello di Orwell, ma quello della , come si chiama , si la bionda gambalunga., a si Marcuzzi, giusto?)
Dicevo, Veneziani mi piace, smaschera trappole e mistificazioni del teatrino televisivo, come dice Riccardo Chiaberge –Il sole24ore , e denuncia l’indigesto pragmatismo della politica contemporanea . L’autore denuncia la morte delle idee , quei principi ordinatori , fonte di energia e mobilitazione, chiave d’interpretazione della vita e dei rapporti sociali, visione del mondo , organizzazione del sapere e del vivere . Ecco , qui ho scoperto che siamo cinici , esistono l’ottimismo ed il pessimismo. Ci sono rimasti solo quelli. Sono due stati che riassumono un insieme di atteggiamenti pratici , modi di sentire, concezioni religiose e filosofiche. Attenzione perché sono termini di origine moderna , il primo risale più o meno a Leibniz , ma se ne accorse non lui , qualcun altro nel 1737 e lo scrisse sulla rivista Mèmoires de Trèvoix”. Il pessimismo è invece più recente , gli autori non sono univoci, Veneziani cita l’illuminista disincantato Mallet du Pan 1759, altri Coleridge 1795. (Almeno qui sappiamo che è nato prima l’uovo della gallina e che la Serenissima forse non conobbe i pessimisti, ecco perchè durò più di mille anni) .
Ma perché mi sono soffermato su questo. Mi è parsa lampante l’affermazione , sempre di Veneziani che le idee sono morte. Lui dice :” cosa resta delle visioni del mondo ? ovvero esiste oggi nelle società occidentali un superstite senso della vita al lume di un’idea , di una concezione ?” No è la diade ottimismo pessimismo che ha un’incidenza forte nei processi politici , finanziari e sociali.
Perfetto! Ci siamo ! “I sondaggi e le occasioni di voto sono termometri per misurare il tasso sociale di pessimismo e ottimismo, più che per valutare un operato e un programma “. Inutile infine trovarsi d’accordo quando leggo che “ sul piano politico e civile di solito” pessimismo e ottimismo “ sono appannaggio rispettivo delle culture antagoniste e protagoniste”. Cioè per chi governa -va tutto bene-, per chi è all’opposizione, -siamo allo sbando- . Ci siamo, giusto ? La disquisizione non fa una piega .
Concludo infine meno prosaicamente con delle citazioni , talvolta taglienti, che ho trovato e che ben si adattano sia al clima politico attuale che alla situazione finanziaria internazionale. Se qualcuno ha parlato troppo presto di ripresa economica rispondetegli : “ Calma , corri troppo, un ottimista non rimarrà mai piacevolmente sorpreso ” –cit. Arthur Bloch-, mentre se piange inutilmente il morto , opponetegli dottamente un –Voltaire- “Tutto è bene , tutto va bene, tutto va il meglio possibile” . Se ritenete che l’immobilismo sia una caratteristica della classe dirigente attuale , siate coraggiosi e citate –Antonio Gramsci- “ L’ottimismo non è altro , molto spesso, che un modo di difendere la propria pigrizia, la propria irresponsabilità, la volontà di non far nulla “. Se infine vedete il tracollo inevitabile non agitatevi e reagite con “ Ogni rovescio ha la sua medaglia” –cit. Marcello Marchesi”.
Io personalmente vi consiglio di preferire l’ottimismo , perché “E’ la fede delle rivoluzioni” – cit. Jacques Bainville” –
Ma attenti a non esagerare , Attilio Regolo fu il primo a dire ”Sono in una botte di ferro”.- cit. Gino Patroni-
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Bell’articolo. Sono sempre indeciso se definirmi ottimista o pessimista, a volte sono ottimista a volte pessimista, a volte cambio umore (perché in fondo di umore si tratta) su di una stessa cosa in momenti diversi. Forse banalmente il pessimismo e l’ottimismo sono solo un effetto psicobiologico legato a stati depressivi o euforici, e quando si cerca di infilarlo nelle questioni pratiche assume i connotati di impronta politica che influenza le scelte, poiché su una condizione di predizione su cui la scienza statistica (branca della matematica) ci può aiutare, se ci aiuta lo fa come lo può fare, appunto, la matematica su cui è ben noto non è possibile avere opinioni.
L’ottimismo è la gamba destra, il pessimismo e quella sinistra se sono ben bilanciate puòi andare avanti per la tua strada, altrimenti…. La razionalità è il timone, il cuore il carburante.
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