La libertà è la più stuprata delle donne e il suo stupro è il più impunito dei delitti.
Questa dura frase del professor Sergio Ricossa è spesso usata e citata dai libertarian (in veneto: libartariàn) e io credo che sia crudelmente esatta.
Se c’è una cosa che riesce a darmi un profondo senso di malessere è questo uso spensierato e sconsiderato che ci si permette di fare del termine libertà. Per carità, nessuno qui vuole e, soprattutto, può dare permessi per usare il termine in questione. Però converrete con me che a furia di fare gradazioni della bianca libertà, si finisce, in perfetto stile da neolingua, per indicare al suo posto la nera schiavitù. La libertà non è un concetto buonista, non è una cosa da prendere sottogamba. La libertà non deve mai essere slegata dal concetto di responsabilità, pena l’annichilimento della società. La libertà è un masso pesante da portare sulle proprie spalle e molti, troppi, preferiscono il sassolino leggero della schiavitù da tenere in tasca. La libertà è antecedente alla legge e fa parte in modo innato dell’uomo ma molti, troppi, non lo comprendono.
Cosa aspettarsi da uno Stato nel quale vige una cappa soffocante e che è settantaquattresimo nell’indice delle libertà economiche se non che si continui a sbraitare a destra e a manca in ogni occasione la parola libertà per confondere le acque? La fastidiosa tendenza nel rendere docili le parole pericolose snaturandone il significato è un crimine morale odioso contro l’intelligenza delle persone. Così, per esempio, abbiamo un partito assistenzialista e paternalista che si chiama Popolo delle Libertà e abbiamo una classe politica nella quale tutti si definiscono liberali; compresi fascisti, socialisti e anche qualche comunista (Paolo Ferrero una volta disse di essere un “liberale di estrema sinistra”!). Questo è uno Stato nel quale il Presidente del suddetto, ogni volta che parla da queste latitudini sente la necessità di ribadire l’indissolubile unità del contenitore statale che presiede (forse che senta il fermento?). Una indissolubile unità che andrebbe a cozzare contro le leggi internazionali sull’autodeterminazione dei popoli e, paradossalmente, anche contro la giurisprudenza italiana che ha fatto proprie tali leggi. Indissolubile unità che andrebbe a cozzare, soprattutto, contro l’innata libertà degli individui (che nessuna legge ingiusta si deve permettere di eliminare) e la loro seguente ricerca della felicità. Libertà: ve l’avevo detto che è una parola tosta.
Io mi domando, e me lo domando veramente, cosa stiano aspettando tutti quei Veneti che ancora credono ciecamente nel “sistema Italia”. Dobbiamo spiegare loro per esempio che non c’è nessun tabù e che l’indipendenza veneta aiuterà sul medio e lungo termine anche i nostri fratelli della Magna Grecia. La libertà non te la regala nessuno; nessuno te la concederà per grazia ricevuta. Come quando dopo una corsa senti la piacevole stanchezza che ti fa bene allo spirito, la conquista non-violenta e democratica della libertà è un compito da portare avanti perché è l’essenza stessa della nostra natura. Siamo persone o soprammobili?
Luca Schenato
Pnv Verona
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Bello!