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10 febbraio: il grido dei Veneti in fondo a un buco. Libertà

Probabilmente ci penserà Giane, come già fece due anni fa, a ricordarci che oggi è il giorno del ricordo dei tanti fratelli veneti dell’Istria e della Dalmazia finiti in fondo ad uno dei tanti “buchi” del territorio carsico per mano dell’odio, della violenza razziale e sopratutto della vendetta. Memorie dimenticate, storie occultate dalla storiografia di parte, scritta ad uso e consumo di quella politica italiana che nel corso degli anni ha contribuito a portare al disastro che è sotto gli occhi di tutti. Ed il “buco” della storia gli ha uccisi due volte. Oggi da quei territori, già oggetto di aspre contese alla fine della guerra mondiale che coinvolsero anche apparati politici italiani, possiamo sentire ancora l’eco delle grida di dolore di quegli uomini e di quelle donne. Ma quei territori oggi non sono più la Jugoslavia massimalista di Tito.

Oggi quei territori si chiamo Slovenia e Croazia, paesi che hanno conquistato la propria indipendenza metro dopo metro e che sono l’esempio della resurrezione dei popoli e della loro volontà di uscire dal buio intellettuale e sociale a cui per 45 anni sono stati costretti dai loro governanti. Lo stesso buio in cui oggi sono costretti tutti i Veneti. Non è Jugoslavia ma è Italia. Poco importa come si chiamino gli stati: è come vivono i propri cittadini che fa la differenza tra il posto migliore dove vivere e l’essere schiavo di una “moderna democrazia” costruita dai partiti attorno agli uomini di apparato e non attorno alla gente.

Oggi i Veneti sono immersi nel buio ovattato di chi, come tanti politici, ama parlarsi addosso senza sentire il grido che giunge disperato da chi perde quotidianamente il lavoro, da chi chiude bottega perche’ non ce la fa più a sostenere il macigno della burocrazia e del fisco , da chi chiede giustizia e da chi pretende dignità per la proprio presente ed un futuro di speranza per i propri figli. Oggi più che mai dai quei buchi delle montagne del Carso e dell’Istria i nostri fratelli Veneti ci spronano a combattere per la libertà. A soffrire per essa. A non pensare di vivere una pia illusione perchè l’Indipendenza sarà un percorso di libertà semplice ma anche doloroso. Spesso non capiremo quei veneti che ci daranno dei matti o che continueranno a gridare “ W L’Italia” senza accorgersi di finire in fondo al baratro giorno dopo giorno, presi dalla frenesia quotidiana che non ti perette di ragionare sulla realtà ma anche, e prima di tutto, su te stesso. Il modo migliore per ricordare i nostri fratelli Veneti uccisi tra il 1943 e il 1945 nelle foibe istriane e giuliane è forse quello di fermarci un minuto e pensare a noi stessi e a come vorremmo il nostro futuro per non ripetere gli orrori di quell’orribile passato. E sicuramente l’unica parola che ci verrà in mente è LIBERTA !

W L’INDIPENDENZA !

Stefano Venturato
PNV PADOVA

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