In un blog è stata fatta una domanda molto semplice alla quale i lettori sono stati invitati a rispondere nei commenti. Ci si domandava perché si deve mantenere per forza l’attuale integrità territoriale dello Stato italiano, cioè la cosiddetta “unità d’Italia”. Ci sono stati molti commenti con le più disparate motivazioni ma, non lo si prenda come un atteggiamento superbo, devo constatare che buona parte delle risposte a questi unionisti sono già contenute nel libretto che ho scritto, ossia Veneto è chi il Veneto fa. Indipendenti e Contenti (qui per scaricarlo gratis, qui per acquistarlo cartaceo). Vedrò comunque di fare una serie di post per spiegare in dettaglio perché tutte le motivazioni unioniste siano prive di solidità teorica, nessi logici e razionalità.
Parto con quella che secondo me è la più astiosa delle motivazioni in quanto completamente a-razionale e basata unicamente su un sentimento indotto. La motivazione che io ho chiamato dello Stato emozionale.
Qualcuno scherzando ha detto che l’unico motivo per mantere “l’Italia unita” è perché altrimenti come Veneti non potremmo più vincere la Coppa del Mondo di calcio. Pensandoci sopra però, mi sono reso conto che questo è il “livello di base” di un sentimento molto diffuso che si articola su vari livelli ma che, alla fin fine, si può riassumere proprio con l’espressione di Stato emozionale. Un sentimento popolare indotto scientificamente fin da bambini per tenere unito qualcosa che fatica molto a essere unito (e che non ha ragione di essere unito). Non è il classico nazionalismo gretto fascisteggiante che parla di italiche genti, di Roma Caput Mundi, etc etc. Io penso che, semplificando, sia la controparte “buonista” del pericoloso nazionalismo fascista.
Molta gente pensa che sarebbe triste non sentire più come proprio il resto della penisola italiana. Roma, i cannoli siciliani, Ponte Vecchio, i paccheri, il Poetto, la pizza, etc etc. Temo che questa forma mentis sia molto diffusa e temo che sia difficile far capire a chi la pensa così che sentire come proprie tutte quelle belle cose non ha nessun nesso logico con il fare parte dello stesso Stato. Questo sentimento che fa nascere l’emozione della comune appartenenza allo stesso Stato è la grande truffa italiana. Agli occhi di molti, essere italiani (pizza, Roma, etc etc) e quindi essere visti dall’estero come abitanti di un “Paese” meraviglioso (fa niente se magari si abita vicino a una discarica) è preferibile che far parte di uno Stato più piccolo, più efficiente, più moderno, nel quale vige la democrazia diretta, nel quale la propria busta paga è decisamente più pesante. Se non è una truffa emotiva questa! Uno Stato nel quale è molto probabile che, proprio a causa di questo maggiore benessere e di questa maggiore tranquillità, i propri cittadini possano avere infinite più possibilità di viaggiare per il mondo e, di conseguenza, di sentire tante altre cose come proprie e di sviluppare un cosmopolitismo culturale oggi impensabile.
Come ho già scritto:
Mi sembra davvero limitante e piccino far coincidere la fratellanza umana con i confini statali. Oltretutto nell’attuale epoca nella quale ci troviamo. Un’epoca di globalizzazione, di libera circolazione delle persone, delle merci e delle idee. Un’epoca incredibile fatta di comunicazioni globali istantanee e nella quale la facile diffusione delle idee non conosce praticamente barriere. Quello che voglio dire è che, in definitiva, non è scritto da nessuna parte che io e un Siciliano dobbiamo essere all’interno dello stesso Stato per essere in armonia e in pace. Questo concetto non ha senso e rispecchia una forma mentis errata, retrogada e non adatta all’epoca attuale nella quale sono vincenti gli Stati moderni ed efficienti che sono a misura di cittadino e non, al contrario, i pachidermi ottocenteschi.
Penso che sia di una aridità umana spaventosa far coincidere la nostra empatia per l’Altro con i confini statali, tuttavia capisco che questo è un sentimento comune e generalizzato che nasce probabilmente da un provincialismo e da un senso di insicurezza di sé che dobbiamo sforzarci di eliminare da più persone possibili spiegando bene come stanno in realtà le cose.
Il provincialismo nascosto di chi si sente “cittadino del mondo” e che quindi con un doppio salto mortale logico non vuole la creazione di un altro Stato non ha senso. Chi si sente cittadino del mondo, come il sottoscritto (io sto sempre aspettando la cittadinanza onoraria giapponese, eh!), dovrebbe essere fortemente a favore di uno Stato veneto indipendente proprio perché, come scritto prima, questo non farebbe altro che favorire il cosmopolitismo e la conoscenza dell’Altro. C’è infatti un errore di fondo, errore anche questo provinciale, in molti contrari a uno Stato veneto indipendente. Ossia, guardando provincialmente la sola situazione italiana, si accomunano gli indipendentisti con certi partiti verdi e quindi si pensa automaticamente a chiusura mentale, paura, etc etc. In realtà in questo modo si prendono mele per pere dato che quel certo partito verde:
- non è indipendentista.
- è semplicemente un partito di estrema destra populista e xenofoba.
L’insicurezza di sé io la vedo in chi ha bisogno di aggrapparsi a uno Stato territorialmente grande per poter pensare di contare qualcosa in quanto appartenente a quello Stato. No. Non funziona così. Sei Tu che devi impegnarti per realizzare qualcosa nella tua vita. Va bene tifare una squadra di calcio per passatempo, ma non devi aggrapparti a imprese altrui per dare un senso alla tua vita. Ripeto, sei Tu l’artefice della tua vita. In uno Stato veneto indipendente avrai strumenti infinitamente migliori di quelli di adesso affinché Tu possa ricercare la tua felicità.
Tu puoi sentire come tua la storia di Napoli, il Colosseo o i caruggi di Genova ma trovo che sia estremamente…falsificante pensare che questo senso di appartenenza debba tradursi in un unico Stato. Non devi essere triste per la nascita di uno Stato veneto indipendente perché questo non ti darà altro che nuove e stimolanti possibilità. Smettila di pensare provincialmente in italiano e di preoccuparti per lo Stato emozionale. Il sentimento di empatia che provi per il resto della penisola non ha niente a che vedere con lo Stato italiano; liberati da questa visione limitante e provinciale! Se ci tieni, saranno “tuoi” i caruggi e i paccheri anche dopo la nascita dello Stato veneto esattamente come lo sono adesso. Liberati dalla grande truffa italiana!
Luca Schenato
Pnv Verona
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Solo un’unica ma grossa obiezione: il Veneto da solo sarebbe uno stato TROPPO PICCOLO per sopravvivere agli sconquassi del mondo di oggi, in più sento dire che non si vuole il nucleare, una delle pochissime ancore di salvezza che ci restano. Si rischia di partorire… un aborto. Cioè “Peso el tacon del buso!”
“Pedho ‘l tacòn del sbrego” si dice casomai .
Evidentemente lei non ha letto le analisi del prof Pizzati , macroeconomista americano sull’andamento del PIL procapite in Europa nell’ultimo decennio rapportate stato per stato ed i motivi del declino dello stato Italia dal punto di vista economico.
Le analisi macroeconomiche ed il bilancio del Veneto indicano che abbiamo quindici miliardi di buoni motivi, pardon di euro,all’anno per ambire a diventare -troppo piccoli-.
Circa il nucleare si può essere daccordo o no su come produrre l’energia,ma salvare il Veneto solo perchè si produce parte della energia dall’atomo ( per es il 10-15% ) anziche bruciando carbone o gas, cambia poco assai.
Enrico Lancellotti parla forse di sconquassi di tipo geopolitico. Penso alluda a minacce di guerra, o pressioni di potenze economiche.
Se è così io gli chiederei di darci una risposta di come fanno a sopravvivere (meglio di noi) diverse altre “piccole” nazioni: dalla cenerentola di ieri, la Slovenia, all’Olanda. Che poi “piccolo” si fa per dire, perché quella è la dimensione normale che ha la maggioranza degli stati del mondo.
sto discorso de la nasional del balon mi lo ghevo festo inte el 1988 e me xèro inacorto ca el xèra forse l’ònego comun denominator dela definision de talian
metemoghe ànca i spagheti.
Berlusca el ga ciamà “forsa italia” on partito pa sta raxòn
deso se podaria fàr ànca “forsa spaghetti”
Coanto grando ca xèsto buso ?
Se el buso xè na voragine… mi voto el tacon .
buon argomentare, ma l’argomento incontestabile è quello economico secondo me,. Ho capito il sottolineare la diversità dalla lega che vuole liberarsi dall’Altro, ma l’ultimo paragrafo non è simpatico (“liberatiì dal provincialismo, liberati ecc”… sono frasi da predicatore). Alla fine ci saranno i provinciali, i chiusi, i cosmopoliti e gli aperti, ecc, e tra tutti loro le persone di buon senso e onestà riconosceranno i limiti dello stato italiano e comprenderanno che avrebbero vantaggi a risiedere in un veneto indipendente.
L’INDIPENDENZA è UN PERCORSO NATURALE. DI CHI HA COSCIENZA DI SE. A CHI PIACE LASCIARSI VIVERE FACCIA PURE.
GLI UOMINI NON SONO PRIGIONIERI DEI PROPRI DESIDERI MA SOLO DELLE PROPRIE MENTI.
A proposito delle obiezioni “quantitative” in merito alla grandezza del Veneto indipendente
http://www.juragentium.unifi.it/it/books/alesina.htm
Abstract interessante.
Peraltro mi sembra abbastanza imparziale e gli indipendentisti non ci fanno una brutta figura , anzi.
Noto solo che il libro è stato scritto nel 2003.
Per come cambia il mondo oggi un’area geologica fà.
Kmk ok segnalazione pertinente.
Quel libro di Alesina e Spolaore è alla base della mia presentazione a Grisignano di 2 anni fa. Ma i primi working papers che sostenevano questa tesi erano del 97-98.
Questa è per un’amica di Luca (lui sa chi, Luca, giragliela! >:) ):
Dal testo di Alesina: “I regimi politici. Le dittature propendono per Stati più vasti, al fine di poter estrarre rendite maggiori dai propri sudditi.”
Bravo Luca. Il pensiero liberale classico si affina sempre più.
Intanto le scritte in dialetto non le capisco neanch’io che probabilmente abito a 30 km da chi le scrive… chissà se le capiscono a Rovigo o a Belluno. Poi il Veneto non è mai esistito e neanche quello stato arretrato e oligarchico della Serenissima aveva nulla a che fare coi confini attuali. Infine il programma afferma che non esistono solo “i schei” e parla invece solo di abbassamento delle tasse. Il vostro partito perpetua lo stereotipo del veneto stupidotto che pensa solo ai soldi… o forse non è uno stereotipo!!!
Areo, gastu visto xè rivà n’amigo de Toto Cutugno “Sono un iddagliano un iddagliano vero”.
Benvegnest ! Ara pero ca jierimo drio scriar in tajian ..
Veramente all’ultima riunione c’era gente da tutto il Veneto, conpreso Rovigo e Belluno.
Ottima intellegibilità reciproca.
Le tasse ? Si Pizzati ha fatto un dossier sulla nostra strategia economica,riduzione delle tasse e conseguente aumento della spesa pubblica e dei relativi servizi .
Io sottoscrivo.
@ Italiano
probabilmente il tuo problema non è che non capisci il Veneto come lingua; tu proprio non capisci -o meglio non vuoi capire- il contenuto di un programma politico per te indigesto.
In ogni caso ti faccio osservare che il PNV guarda al futuro, non al passato. La storia, per quanto gloriosa, può essere tranquillamente lasciata in pace. Il PNV si rivoge prioritariamente ai cittadini della attuale Regione Veneto -la cui esistenza giuridica e quindi come comunità politica definita è incontestabile- per chiamarli a prendere in mano il proprio destino, mediante l’indizione di un referendum indipendentista.
Se non ci riusciranno in questo quinquennio, ci riusciranno nel prossimo. E’ solo questione di tempo. L’unità italiana è destinata ad implodere sulle proprie insanabili contraddizioni, che sono innanzitutto, ormai, di natura socio-economica. E che sono ben rappresentate dalle analisi svolte non soltanto dall’ottimo Pizzati, ma anche dal sociologo Luca Ricolfi, nel suo recentissimo volume “Il sacco del Nord”.
Per parafrasare uno slogan del PD Piemonte, “Veneti, non pirla”.
A pensare solo ai soldi finora sono stati i cittadini del Centro-Sud, che hanno cercato in ogni modo di sfruttare la gallina dalle uova d’oro Lombardo-Veneta. E’ venuto il momento di un sano riequilibrio.
Da cittadino lombardo dico: avanti amici Veneti! Verrà anche il nostro giorno!
Daniele quello è italiano solo quando vede calcio, rugby e sanremo ! Uno che non porta argomenti seri, una controtesi è solo un povero ignorante. L’ignoranza di chi ha la coda di paglia e non ha il coraggio di firmarsi ! Insomma un coniglio col culo tricolore !
Signor Lancelloti prenda in mano il libro di geografia di sua figlia e dia un occhiata agli abitanti degli stati europei,e alla loro grandezza.
Non c´é bisogno di far parte del G8 per essere felici.
Poi se ci rimane male e vuole approfondire…eviti di prendere in mano il libro di storia di sua figlia
Voria dirghe a Gianluca Panto e a Gianluca Busato che quando ghe xè un incontro del PNV in ocasion dee prossime elesion regionai, oltre che parlar giustamente de numeri, tasse ecc. che i ne sofega, saria na gran bea roba far scoltar, sopratuto par i zovani, l’ino nasional del popolo veneto che el ne scalda el cuor più de tanti bei discorsi e che el toca e corde giuste.
“Poi se ci rimane male e vuole approfondire…eviti di prendere in mano il libro di storia di sua figlia”
😀 bellissima!
Ok . Vutu l’ino ? Ciapa !
Na bandiera , na lèngoa na storia
Le ne dà siviltà , forsa e gloria
E’l futuro splendor le tien alto
Del gran popolo fiol de Sa Marco
Na Nasiòn on cor solo na voxe
Cei e veci toxati e toxe
Che ‘ntel cor i conserva ‘l Leon
No i se ciama mai vinti
I fa sù i fondaminti
De on novo doman
Ne daà lustro ‘ntel mondo la nostra onestà
E la voja de far e de dare na man
Fen fiorire la tera dai monti al mar
Defendemo la paxe e la libertà
Tuti insieme co un solo cor
Tuti insieme na sola Nasiòn
rento el cor conservèmo el Leon
No sarèmo mai vinti
Fon sù i fondaminti
De on nòvo doman
Viva Viva Viva libartà
Senpre senpre sempre libartà.
Par tera , par mar : San Marco !
[…] Qui il primo episodio. […]