Il PNV e il prossimo a nascere Partito dei Veneti (PdV) sono già uniti nello spirito e nelle intenzioni.
Non sono le unioni formali che contano ma le unioni sostanziali, le alleanze, su progetti ideali e obiettivi.
PNV e PdV condividono tantissimi punti in comune, e non c’è motivo di preoccuparsi della loro mancata unione formale in un’unica lista (peraltro molto difficile da realizzare per motivi tecnici), anzi, dal mio punto di vista c’è da rallegrarsene.
Vediamo di analizzarne le ragioni.
I voti. La ragione che taluni avevano nello spingere alla creazione di un’unica lista era lo spauracchio dello sbarramento del 3%. In realtà i dati ci informano che c’è una pozza che oscilla tra il 4% e il 7% di voti fluttuanti, che peraltro corrispondono a qualche cosa di più della soglia di incertezza dovuta all’errore del campione (circa 3,5%).
Intanto intendiamoci su un punto. Se anche si guadagnasse il 3 o anche il 7% non cambierebbe tantissimo, al massimo il nostro eroe potrebbe fare gran cagnara per le cose in cui occorre litigare, ma ben sapendo di avere le mani legate.
Infatti per poter fare qualche cosa di serio con il progetto del PNV (e del PdV) occorre disporre di almeno il 25/30% (peso ancora insufficente, ma idoneo a creare la massa critica necessaria).
Allora molti si chiederanno: a cosa serve correre per le elezioni? Semplice, serve per due ragioni, la prima è che si crea consapevolezza e conoscenza nella popolazione, la seconda è che “le vie del Signore sono infinite” 🙂
Ci sarebbe una terza ragione, ma ha ragione d’essere solo in una situazione straordinaria, non escludibile a priori, ma per il momento difficile da predire, per cui preferisco non parlarne.
La comunicazione. Considerando che per un partito come il nostro conta di più fare proselitismo e comunicazione, disporre di ben due liste con lo stesso identico messaggio: VENETO STATO INDIPENDENTE assume una notevole forza che induce chi non ci conosce a farsi come minimo delle domande. E questo sarebbe già un grande risultato!
E’ anche per questa ragione che io auspico una alleanza mediatica, ed Il fatto che il neonascente PdV abbia raccolto il nostro slogan ed averlo usato nei suoi manifesti è forse il segno più tangibile del legame sugli obiettivi che ci uniscono e che tale alleanza in effetti si è già espressa nei fatti, e non possiamo che ringraziare i nostri amici del PdV per averlo fatto.
Le probabilità. Lo dice la matematica, disporre di due liste indipendentiste, non in contrasto e possibilmente cooperative, produce maggiori probabilità di una sola lista.
Se non ci si spaventa di dover superare una soglia del 5%, che i dati ci danno al 50% di probabilità di superare in contesa con l’UDC e i suoi galoppini, la coalizione sarebbe forse una via, ma se si ha ancora più coraggio e si fa una coalizione mediatica (e non formale), allora ci basta il 3% su due opportunità, che usando gli adeguati messaggi potrebbero dare almeno una vincita.
E noi del PNV saremmo felici ugualmente se vincesse il PdV, ed anzi inviteremo coloro che non sanno se votare noi o loro, a votare loro! ***(vedi nota)
Forza! Coraggio!
Claudio G.
*** In quella frase io intendo che nel caso uno, preso dalla sua indecisione tra due simboli, arrivi a non dare il voto anessuno dei due, allora piuttosto lo invito almeno a votare per l’altro. Ho probabilmente dato per scontato questo senso nella mia frase, ma è stato un errore, evidenziato dai commenti di Stefano V. e altri, che ringrazio.
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Essere gentleman è un conto, in politica, porgere l’altra guancia no ! Perchè allora non si fa’ attivita’ politica: si va a giocare a Burraco.
Con questo mi astengo da altri giudizi. Ultimamente mi rendo conto che le mie opinioni, contano poco. Seguirò la linea del partito con fedeltà: sia chiaro. Ma non chiedetemi di porgere guance e inchini a nessuno !
Io condivido al 100% le parole di Claudio.
Pensavo stamattina a queste stesse cose mentre facevo la colazione e leggevo il libro dell’ex ministro socialista Ruffolo, “Un paese troppo lungo”.
Sono ancora alla parte dedicata al medioevo e so già che egli arriverà ad esprimere la speranza che l’Italia resti unita.
Ruffolo non è un fautore della secessione, bensì dell’unità.
Però ha scritto questo libro che si inserisce, come svariati altri negli ultimissimi anni, nel filone di chi si interroga problematicamente sul destino dell’unità d’Italia (si pensi a “Separati in patria” di Floris, al fresco di stampa “Il sacco del Nord” di Ricolfi, all’anonimo romanzo di fine 2009 “Fratelli d’Italia?” ecc.)
E se Ruffolo ha scritto questo libro significa che la questione della secessione/indipendenza esiste ed è ben percepita, non solo da chi ovviamente se ne fa promotore.
Perchè?
Beh, perchè da un lato esiste la cosiddetta secessione morbida, che si esplica in divarii socio-economici e politico-elettorali che hanno una chiara matrice territoriale, di fronte ai quali gli analisti seri non possono restare indifferenti.
Dall’altro lato, però, molti ormai si interrogano su questi temi proprio perchè ci sono forze politiche emergenti, giovani, intelligenti, che stanno cominciando a disegnare nuovi scenari. Un nuovo modo di spiegare e di sostenere la necessità che il Nord (o parti di esso) lascino la compagine statuale unitaria italiana, per dar vita a nuove entità.
In altre parole, ciò che auspica Claudio è proprio il modo giusto di affrontare l’imminente impegno elettorale: rispettarsi e, se possibile, convergere sulle stesse “parole d’ordine”. Per testimoniare e vivificare ogni giorno l’obiettivo indipendentista, in un momento storico così importante.
PNV e PdV oggi non hanno il compito di vincere le elezioni. Hanno quello, molto più importante dato il contesto elettorale in cui agiscono, di alzare la posta. E di prepararsi a fornire idee e percorsi precisi se il futuro lo richiederà.
Se mi permettete un paragone un po’ irriverente (non sono un ambientalista catastrofista e non mi sembra che lo siate nemmeno voi, cari amici del PNV), il compito di PNV e PdV è quello di sperimentare macchine all’idrogeno in un contesto italiano che funziona a benzina: quando il petrolio statalista, centralista, federalista, autonomista si sarà esaurito, sarete voi a dover diffondere il know-how per andare con l’idrogeno indipendentista.
Non è una responsanbilità di poco conto. Proprio per questo motivo è meglio non perdersi in litigi, bensì collaborare su una soluzione che, al di là della formale divisione elettorale, è comune e condivisa: Stato Veneto Indipendente.
Vi saluto dalla Lombardia con grande amicizia ed enorme stima,
Daniele Federici
Anche a me piace il discorso di Claudio. Bisogna essere uniti nelle idee : l’importante è far risaltare l’idea di fondo principale che è quella dell’indipendenza la quale puo’ rimanere soltanto un’utopia se continuano lotte anche fra gli indipendentisti.
Non dobbiamo seguire i canoni classici della politica.
Personalmente reputo ottimo anche il lavoro del PdV.
Me ga piaso el paragone co la makina a idrogeno.
El punto xe propi cuelo. Se l’obietivo a xe de vendare pi makine posibile anco’, alora convien nar vanti produr makine a benxina. Ma ghe vol na fabriketa ke la fasa trend e ke abitui la xente al salto tenologico. Dopo le mase le se adeguara’ e anca i grandi produtori tacara’ far produsion de gran scala de makine pi ecologike.
Calkeduni ga da ronpar el giaso.
Non avevo letto il commento di prima… già è un bel paragone!
Me despiaxe, ma no ve riconosso pì ! El PnV gà scumissià do ani fa un percorso politico, democratico par rivar ad otegner la posibilità che i citadini Veneti possà liberamente decidere el proprio futuro. El PdV gà scumissià da 29 giorni un percorso poitico che xè ea fotocopia sbiadia del PnV, forte del solo humus rinveniente dal Movimento trasversale dei Veneti da cui deriva l’origine del PnV stessa. A ciò agiungiamo frataje varie che conta zero virgola tipo Lighe, Belumat ecc. Quando sarà ora de presentar i programi: faremo na fotocopia ? E cussì ea xènte dirà ” Ma quei i xè picoi e i xè divixi e i dixe e stesse robe! Ea soita minestra de come che se comporta tuti quei che voe ea carega” Penseo che se femo 1,7 % PNV e 1,6% Veneti no se vardaremo in cagnesco par sinque ani parchè ognuno dirà che “Xè colpa de st’altro se no ghemo portà sù nissuno dei nostri” “No! Xè colpa tua parchè te ghe vossuo tegnere el leon blù, invesse che rosso” Queste elession portarà alo smonamento de tanta xènte, garantito ! E mì so’ el primo.
Caro Stefano,
non ho il piacere di conoscerti di persona ma da quello che ho potuto vedere in questi mesi penso di poter dire che il tuo è un animo generoso. Per capirci, sei di quelli che in una partita di calcio corrono dal 1° all’ultimo minuto, anche se bisognerebbe risparmiare energie per il turno successivo.
Io non sono del PNV (sono milanese) e non conosco tutte le vicende dell’autonomismo/indipendentismo veneto.
Per cui mi limito a fare osservazioni di carattere generale.
Ebbene. Vado per punti:
1) non penso che la compresenza di due liste indipendentiste sia uno scandalo. Innanzitutto perchè mi sembra umano che non sempre e non su tutto ci si possa trovare d’accordo.
Soprattutto quando non si corre per vincere subito, ma per dare una testimonianza forte, beh, è anche bello vedere che esistono più scelte (in fondo la cosa meno bella del bipolarismo è che spesso ci si deve turare il naso per votare, no? quindi quando la situazione elettorale lo consente -e questa situazione lo consente eccome- ci si può permettere di andare divisi per colpire uniti)
2) “colpire uniti”, per l’appunto: cioè occuparsi di diffondere idee di fatto coincidenti e di portarle in ogni occasione dentro la società, prima ancora di pensare di portarle dentro le stanze del potere e dei bottoni;
guardiamo a Gramsci e all’esperienza comunista: il PCI non ha mai governato l’Italia prima dell’89, i mille rivoli della galassia comunista extraparlamentare non hanno mai eletto, salvo rarissime eccezioni, deputati e senatori, eppure mi sembra che l’Italia sia un paese ad alto tasso di comunismo reale nelle leggi e nella struttura, o sbaglio?
Allora forse è il caso di non focalizzare tutta la nostra -la vostra…- attenzione sul fatto che alle regionali 2010 in Veneto ci saranno 2 liste indipendentiste invece di una sola unitaria; semmai è il caso di concentrarsi su questa occasione come primo momento mediatico forte per imporre il tema dell’indipendenza veneta nell’agenda politica dei prossimi mesi.
3) il principale partito nazionalista catalano (di fatto favorevole all’indipendenza, anche se scaltramente attivo per costruirla un passo alla volta come avrebbe dovuto fare la Lega Nord, ahinoi) si chiama, come sai, Convergenzia i Unio.
Quella piccola “i” non sta per “insignificante”, ma per “e”. Infatti saprai anche che prima quel partito era fatto da più partiti, che si sono uniti in seguito.
Quindi, visto che siamo all’inizio di una nuova fase storica, penso ci si possa permettere di cominciare ciascuno in proprio: diciamo che sta nascendo il “distretto dell’indipendenza”, dove si lavora rigorosamente per conto terzi (i Veneti, oggi ancora distratti dalle sirene altrui, ma presto sempre più ricettivi verso i nuovi prodotti);
3) non smonarti! 🙂 -è un momento storico in cui nessuno è soltanto utile, bensì tutti sono proprio indispensabili-
Grazie Federico ! La vita da “mediani” è molto dura e pochi apprezzano il lavoro di chi sta in mezzo al campo, nella mischia. Se sbagli intervento, dagli spalti arrivano solo mormorii, se recuperi un pallone, solo quelli che capiscono qualcosa di calcio ti batteranno le mani. Per gli altri, avrai fatto solo il tuo dovere.
Ma il partito dei veneti non è la diretta emanazione di quel… Coso… Chiamato “veneto libertà” (ci sono ancora i manifesti, che stanno sbiadendo, appiccicati nel mio paese) quel partito che è durato, quanto? Una quindicina di giorni?
Carissimo Stefano, intanto no xe par gnente vèro ca la to opinion no la conta, ansi. A te lo se ben ca conta tute le opinion.
Mi capiso el to sentimento, probabilmente simile a coel de altri ca magari ga gnanca scrito ma i lo pensa e basta.
D’altra parte nantri semo inte na batalia, e gavemo da pontar i nostri sforsi verso coeli ca xe i nostri aversari partindo da coeli pì duri e sensa perdar energie. I nostri vèri aversari no xe el PdV, ma xe tuti coeli Veneti ca no i ne conose e no i ne da consenso. I xe tanti, on mucio de pì de coel mixero 3%.
Par via de le percentuali, no te preocupar, a ghe xe almanco 4 partiti o coalision ca i gavarà in man on “dado” da oto face co sora i numari da 0 a 7, par cui solo co le face sora el 3 (o el 5 se in coalision) le xe vinsenti.
Deso, se ghe xe coalkedun ca el recriminarà dopo le elesion par ver ciapà manco de coel ca el pensava, semplicemente no el ga capio on tubo.
Infine, caro Stefano, e cari tuti ca me lexì e ca magari la pensé come lu, nisun ve domanda ninte, coel ca go scrito la xera na me idea, na me opinion, ca la vale tanto quanto la vostra!
No domando e no poso domandar de “porger l’altra ganasa” ma te invito a capir ca par quanta fotocopia, par quanto pastroci gapia dadrio, pitosto ca on vegna dirme “no voto nisun dei do parché no so” a preferiso ca almanco no el daga el voto a coeli ca xe i nostri vèri aversari.
E dognimodo inte la me personal vixion, i aversari preferiso combaterli co i argomenti, ca el xe el modo mejo de consegnar la proprietà deliberativa al popolo sovran ca el vota.
Co amicisia.
Sono anch’io un milanese e seguo con interesse quanto avviene in Veneto, in Lombardia nessun partito apertamente indipendentista si presenterà alle elezioni. Siamo ancora fermi all’inconcludente autonomismo e purtroppo la Lega Nord monopolizza certi temi.
Non posso che sperare in un successo di PNV e PDV, se farete da apripista qualcosa anche da noi cambierà.
Venetia Libera.
ciao Adrea,
guarda che il PNV è presente anche nel bresciano.
https://www.pnveneto.org/2009/03/la-leonessa/
@lodovicopizzati
sì grazie lo sapevo, ma non vi presenterete alle elezioni regionali in Lombardia o sbaglio?
leggo sempre i tuoi articoli e ti faccio i miei complimenti.
ciao
ciao,
ringrasio pa el mesajo publicà.
Anca mi spero che se ghe sarà do liste indipendentiste, le vaga el pì forte posibile tute do.
Politicamente però vago vanti pensàr che se ghe xe la posibilità de metarse insiemen (ripeto Se, ormai visto quanto poco manca ale elesion) , xe un gran eror esàr divisi.
Pasàr el scojo del 3% vol dire aver i strumenti par moltiplicar el mesajo indipendentista, co schei (che in politica i serve) , strutura e soratuto la roba pì inportante che ne manca pì de tuti: credibilità.
Na bona poarte dei veneti xe xa favorevole ala indipendensa ma no la ritegne na idea credibile. Par rendea credibile paradosalmente bixogna che dimostemo che la xe credibile, overo che ghe xe un minimo de masa critica che sostien sta idea.
in picolo quelo che sucede ai bancheti co tiremo sù le firme: se te si in do ai bancheti te ri su 20 firme, se te sì in sinque te ne tiri sù otanta.
Se la xente vede firmare se ferma firmare, se la vede che no se ferma nisun i tira drito.
i xe mecanismi fodamentali che no xe da sotovalutar, altrimenti ris-ciemo de testar senpre bala da neve e de no deventar mai valanga.
ciao
Patrik