Quivi entrano nella Corte i Dignitari Superiori, i Ministri della Economia e della Giustizia del Regno, con gran pompa enunciando le loro grandi imprese per lo bene dell’Itala terra. Li accompagnano Dignitari Minori, Vassalli e Valvassini e Valvassori.
“Lo nome mio è Tremondo de’ Tremondi
Io provegno da valli assai remote.
L’Economia è arte a me sodale
Io la feci: a tutti ora la fo fare!
Tremate artigiani, ivolanti, artieri
I piccioli ed i gran manifattori
Sottopongo allo Studio del Settore
Niuno sfugge, ognun deve pagare!
E come nella Cina a noi amica
L’evasor noi faremo fucilare!”
S’ode poi e solenne un’altra voce
Ma lo Parlante ei quasi non si vede:
“Brunetto son, e dal basso vegno: alto
D’ingegno certo, e di visione acuta.
Lo servitor il più infimo di Stato,
Disgraziato e umiliato e malpagato
Che non timbri il Regale Cartellino
Sarà da li miei messi fustigato
Chi non travaglia questi va punito
Mirate Sir Luscon, quant’ei labora!”
Entra poi e con oriental corteggio
Lo Ministro da tutti il più temuto
Al-Fan, Colui-Che-Guarda-Li-Sigilli
Tanto li guata che li fa arrossare
Di chi il libido licito in sua legge
Fece, e la libido non meno, tanto
Per eguagliare le opportunitadi:
“Lodami, o Luscon, per i miei lodi
La giustizia bendata or più non vede
E allo ben Tuo, Sir Luscon, provvede!”
Paolo L. Bernardini (continua…)
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