Qui il primo episodio.
La seconda motivazione che si sente fare spesso da molti Italiani e da molti Veneti è che un eventuale Veneto Stato Indipendente andrebbe sicuramente allo sbando a causa…dei Veneti stessi. Il ragionamento è molto comune tra gli italiani e purtroppo anche tra molti di quelli che io chiamo Self-hating Veneti. I Self-hating Veneti sono tutti quei Veneti che odiano irrazionalmente il loro essere Veneti e che si vergognano di esserlo, soprattutto davanti a persone provenienti da altri luoghi.
Dicevo, per molti la rinascita del Veneto come Stato indipendente è sinonimo di barbarie. Questo perché grazie ai “servizi” dei media, a certi politici tragicomici e alle leggende metropolitane, il Veneto è da molti considerato come una sorta di Terzo Reich nel quale si saluta ogni nuovo giorno impiccando uno zingaro. Spesso chi si lancia in queste trite filippiche non è mai stato in Veneto o lo conosce solo superficialmente. Ora teneti forti, vi svelo un segreto segretissimo segretissimissimo: i Veneti sono essere umani e non goblin. Noi Veneti siamo stupidi nella media, ridiamo nella media, ci arrabbiamo nella media. Nel loro insieme, i Veneti eccellono però almeno per due cose: il volontariato e la voglia di mettersi in proprio; non mi sembra siano due aspetti negativi. Nei decenni passati c’era la macchietta della servetta veneta, oggi c’è lo stereotipo del veneto razzista, ignorante e bigotto. Passano gli anni ma il razzismo italico rimane.
La banale realtà è che la massa bigotta che si reca ogni domenica a messa è un’immagine che non corrisponde alla realtà. I veneti che sono cattolici (tanti ma non tutti, come il sottoscritto per esempio) non sono talebani e i gruppuscoli di fascio-cattolici sono, appunto, gruppuscoli più mediatici che effettivi. La banale realtà è che la massiccia immigrazione irregolare ha portato qua e là fenomeni di rigetto e paure ma basta scendere in strada e non pontificare da un salotto per accorgersi che la quotidiana convivenza basata sul lavoro fianco a fianco di veneti e migranti non ha nulla di razzista. La banale realtà è che il consenso di cui godono certi sindaci e certi pro-sindaci indubbiamente imbarazzanti è dovuto alla risposta sbagliata che queste paure provocano e alla voglia di avere qualcuno che finalmente fa, o meglio, dice di fare.
Infatti, come ripetiamo spesso noi del PNV, dobbiamo capire che lo Stato italiano ci ha attaccato addosso questo pesante provincialismo che dobbiamo al più presto scrollarci via. Ai miei amici “di sinistra”, tutti impauriti che nell’eventualità di un Veneto che diventi Stato indipendente già pensano alle forche per strada, dico sveglia! Ripeto: sveglia! Ripeto di nuovo: sveglia! Lo volete capire o no che, per esempio, gli atteggiamenti più beceri di certi partiti verdi sono solo e unicamente un prodotto italiano dovuto alla permanenza nel soffocante contesto italiano? Lo volete capire o no che indipendenza è uguale ad apertura al mondo e che più rimaniamo in questo contenitore cadaverico e più diventeremo provinciali? Lo volete capire o no che vi state dando la zappa sui piedi? Indipendenza è uguale a società dinamica, opportunità nuove, futuro più stimolante.
Non abbiamo bisogno di nessun protettorato. Noi possiamo gestire molto meglio il nostro futuro da noi stessi. Siamo stanchi di questa classica scusa da colonialisti: “meglio che badiamo noi a voi, altrimenti voi chissà dove andate a finire”. Ma vi rendete conto, cari Self-hating Veneti, di quale ragionamento colonialista state avallando? Vi rendete conto di quanta poca autostima e di quanto provincialismo siete intrisi? Nel corso della storia i Veneti sono stati all’avanguardia, hanno girato il mondo, commerciato e lavorato con tutti e la loro terra era terra di Libertà. Capita ancora oggi ma in forma molto “zavorrata” a causa di ITA.
Riprendiamo il volo, apriamoci di nuovo al mondo, facciamola finita con questo protettorato: il provinciale Stato italiano ci danneggia nello spirito!
Luca Schenato
Pnv Verona
If you liked my post, feel free to subscribe to my rss feeds
Chapeau!
Mi invese te rispondo in ladin :” Ciapel ” !
Una cosa che non mi convince di questo ragionamento è che parte dalla condanna di uno stereotipo, e cerca di darsi ragione con un altro stereotipo, anche se positivo. Perché se il punto di partenza è “i veneti sono esseri umani e non goblin” (uno potrebbe immediatamente rispondere: e quindi?), l’ipotetico elettore vorrebbe avere garanzie sulla reale fattibilità e positività di una gestione “locale” di certi problemi. Perché il fatto di ridurre un problema in ambiti più piccoli non lo cancella come per magia. Se esiste una corruzione ad alti vertici dello stato, può esistere anche in prospettiva più piccola. Se è difficile rispettare le regole poste in essere da un’amministrazione centrale, perché dovrebbe essere più facile evitare di scannarsi, chessò, all’interno di una regione per il mancato rispetto delle norme elettorali? Non credo che come garanzia basti dire ” i veneti sono pieni di voglia di fare” che come affermazione, in sé, non vuol dire nulla. Non è una vera risposta.
@ D
A mio parere non hai colto il senso dell’intervento.
Luca non ha scritto come premessa: “adesso spiegherò in maniera scientifica per quale motivo il Veneto (o megli, i Veneti) sarà meglio governato e sarà più felice con l’indipendenza”.
E’ chiaro infatti che non può esservi alcuna dimostrazione scientifica, matematicamente quantificabile, per spiegare questo genere di cose.
Semmai è possibile, ed è stato fatto in altri scritti, dimostrare quali concretissimi vantaggi economici comporterà l’indipendenza. E certo quei vantaggi sono indiscutibili e tali da poter portare, ragionevolmente, ad una situazione di miglior governo e di maggiore “felicità collettiva”, se mi si consente l’espressione.
Tornando invece al presente post, io credo che esso si basi su due semplici elementi, del tutto legittimi e giustificabili.
1° Ottimismo
Chiunque si proponga di offrire una nuova visione del mondo, parte dal presupposto che quella visione, se concretamente applicata alla realtà, porterà maggiori benefici e che le cose andranno meglio di come sono ora.
2° Osservazione della realtà
Il Veneto di oggi è una regione molto più aperta, ospitale e intraprendente di altre (queste cose sono testimoniate dagli studi empirici realizzati periodicamente in ambito socio-economico, dai più svariati enti, fra cui la Caritas); ergo, è ragionevole ritenere che un Veneto indipendente, essendosi scrollato di dosso il giogo di una dipendenza politica e giuridica nei confronti di territori decisamente meno aperti e meno intraprendenti, potrà godere di uno status migliore. Il che non significa che il Veneto sarà un paradiso in terra; significa soltanto che i Veneti potranno finalmente sentirsi parte di una comunità politica statuale i cui numeri reali saranno stati depurati da quelli, peggiorativi, derivanti dalla compresenza di altre realtà.
Non mi sembra di aver dato un altro stereotipo, non ho scritto quello che scrivi D.
Penso sia pacifico che più il potere è lontano dalle persone, più è corruttibile. Il principio di sussidiarietà funziona a meraviglia dove è applicato. Penso sia pacifico che andare a Roma per far costruire una strada in provincia di Verona sia una folia.
Il principio della democrazia diretta attraverso referendum porta con sé il concetto di cittadino-non-suddito-non-delegante.
Qui adesso invece vige un centralismo soffocante e tutto quello che ne consegue: sudditanza, corruzione, etc etc. Quando il Veneto sarà indipendente, i cittadini potranno prendere le loro decisioni direttamente e il loro “peso civico” sarà enormeemte più alto (un voto su cinque milioni di abitanti pesa di più di un voto su sessanta milioni di abitanti). Tolto il codazzo statalista, i politici veneti saranno degli impiegati come lo sono i politici svizzeri e la gestione della cosa pubblica non sarà più un affare sopra il quale lucrare.
Pero’ l’obiesion de D la xe valida. No vol dir che riduxendo le dimension de no stato tuto se risolve come par magia. Se no gavemo le idee ciare se pol finir anca come l’Albania comunista del secolo pasa’.
Se par default ereditemo el sistema talian (co Venesia che sostituise Roma), i citadini veneti i staria insteso mejo ntel novo stato veneto. Xe na senplice considerasion contabile dele nostre risorse che restaria da noaltri (anca se spexe in maniera ineficente ala taliana).
Mi auspico de poder istituir on sistema tanto mejo. Na confederasion del tipo svisero saria facilmente aplicabile, par exenpio. Ghe saria tante altre idee che gavaria bixogno de nantro post. Ma le idee de sicuro no basta, ghe vol l’abilita’ politega par far pasar on sistema pro citadini, e no pro clase politega.
L’obiezione di D può essere valida se non si conosce il nostro programma. però io non è che in ogni post posso fare il riassunto di TUTTO 🙂
in questo post volevo solo mettere l’accento su quelli che dicono “per carità, senza l’italia il veneto andrebbe alla deriva” immaginando chissà quale inferno in terra
Le assemblee di un piccolo stato, avendo il vantaggio di un numero di membri minore rispetto ad un grande stato, hanno il vantaggio (quasi sempre) della rapidità nella scelta, nel caso di scelte complesse. La rapidità della scelta può influire sul corso della società in modo decisivo, se si aggiunge la possibile reversibilità di una norma o un provvedimento. Le leggi dei Leviatani vanno avanti per secoli, vedi ITA.
Esatto.
Mi sono ispirato alle vostre 5 argomentazioni e quando ho dovuto sintetizzare tutto in uno slogan ho coniato il seguente :
” l’indipendenza sarà la nostra nuova forza elettromotrice” .
Può sembrare una frase fatta ma dietro ci siete voi a spingere .
Siete la corrente elettrica, da centinaia di migliaia di volt.
Fulmina .
D sentiti libero di scrivere il tuo nome, siamo tra amici.
Tornando al problema, tu hai la tua parte di ragione
Però penso anche che in questo momento sia tutto talmente invischiato che non si può risalire alle responsabilità del tale politico o del tale dirigente
In uno stato Veneto invece, anche se ci fossero fenomeni di corruzione, sarebbe molto più veloce scoprire chi ha fatto o non fatto cosa
Tieni comunque sempre presente il fatto che se i Veneti sono stati costretti a evadere o a pagare tangenti è per il fatto che era l’unico modo per sopravvivere in uno stato dinosauro come ita
In uno stato Veneto indipendente sarà ENORMEMENTE più facile fare impresa e quindi nn si porrà neanche più il problema della corruzione
Io credo che il problema della corruzione (ma mi pare sia un pensiero condiviso da altri) sia legato alla forma in cui il potere viene esercitato.
Se abbiamo una monarchia, difficilmente abbiamo corruzione ad alto livello, ma ne avremo nei bassi livelli. Il monarca non ha bisogno di essere corrotto: è lui il padrone, pure dei suoi sudditi. E se non è uno sciocco remunererà ampiamente la sua corte per garantirsi fedeltà, ovviamente a spese dei sudditi. Nei bassi livelli tale elargizione sarà minore e quindi la corruzione può insinuarsi.
D’altra parte, la corruzione in una monarchia potrebbe essere una forma, seppure meschina, di ricerca della libertà.
Ma fino a quando parliamo di monarchie, o autarchie, si parla un po’ inutilmente perché non abbiamo liberi cittadini, ma sudditi.
Ci restano le democrazie. Al plurale perché sono proprio di tanti tipi. La democrazia rappresentativa è un po’ una sorta di mezza truffa. Tu credi di essere libero, invece a seconda di quanto spregiudicati sono quelli che sono al potere, ti puoi ridurre ad essere un suddito. In genere è così. Sei libero di votare un rappresentante, ma poi ti devi fidare, e sperare. Speranze quasi sempre deluse (vorrei conoscere uno che è rimasto soddisfatto di un rappresentante eletto).
E’ una versione populista della monarchia (passatemi la definizione). Il capo del governo è meramente una sorta di monarca eletto. Tuttavia lui è solo un amministratore delegato plenipotenziario a termine, e per diventarlo ha dovuto spendere promesse ad un sacco di sostenitori. Un conto che prima o poi si paga, ed in genere arriva quando si appoggiano le “onorevoli” chiappe sulle poltrone del potere. La cosa interessante è che nella democrazia rappresentativa vi è solitamente una simbiosi con il centralismo.
La combinazione fa si che chi è rappresentante eletto determini il corso di chi sarà nominato a tutti i livelli dell’amministrazione. Nel modello italiano, che mutua in tanti aspetti le forme un po’ ipocrite delle cosidette “democrazie popolari” (quelle comuniste), questo fa si che si esasperi e produca uno spiccato fenomeno di corruzione.
Problema comunque che troviamo un po’ in tutte le democrazie rappresentative.
Nella democrazia diretta si ha invece una situazione diversa. I cittadini decidono in prima persona, e non c’è alcuno che possa sottrarre loro questa decisione. I cittadini mantengono sempre in pugno l’ultima parola, incluso quella di licenziare “l’amministratore delegato”, che invero è proprio un coordinatore, una sorta di commercialista esecutore.
Qui si replica la situazione della monarchia, dove però i monarchi sono i cittadini stessi, ciascuno con la sua quota unitaria di partecipazione alla “Repubblica S.p.A.”.
Come nella monarchia, i “pluriarchi” non sono corruttibili.
E non credo servano molte altre parole per fare capire che la corruzione tra gli amministratori, i “dipendenti della Repubblica S.p.A.”, difficimente può essere nascosta.
Lasciando da parte le frasi fatte e i lodevoli appelli all’orgoglio nazionale (che concretamente vogliono dire poco, perché è bello dire che i veneti sono tutti concreti e pieni di voglia di fare, ma è una motivazione patriottica, che a livello ideale aiuta, ma nella realtà non risolve i problemi… ci saranno pure da voi i fannulloni no? :D), il Veneto è una regione dall’ottimo sviluppo industriale e turistico. Queste cose portano inevitabilmente con sé apertura e ospitalità, sia in termini di denaro portato da studenti e lavoratori (che viene comunque rimesso nel circuito economico locale, perché lo studente e il lavoratore “rimangono”, consumano, fanno figli “per la regione”) sia quello turistico. Da secoli gli esseri umani si spostano ovunque le condizioni di vita siano favorevoli, i contesti già attivi non fanno che incrementare il proprio sviluppo con apporto esterno. Avere denaro però non allontana la corruzione. Se hai delle risorse che appartengono a tutti, il problema è come spenderle. Per quanto riguarda la burocrazia, l’Italia è sempre stata un modello pessimo di efficienza centralizzata. Però è anche vero che molte disfunzioni vengono alimentate da una parte della classe politica. L’industriale cercherà sempre il percorso più “breve” per ottenere un appalto, e il politico sarà sempre pronto a fornirglielo. E’ questo che rende la politica un affare per chi la pratica. Il politico è un “dipendente”… ok. Cosa impedisce, di fatto, a questo “dipendente”, anche a livello locale, di diventare amico di un industriale a suon di favori, prostitute e quant’altro, e poi aiutarlo ad avere un appalto? E cosa succede se questo industriale poi viene messo a costruire una strada, mettendoci il triplo del tempo di altri, chiamando operai da fuori, facendo lievitare i costi, e sbagliando perfino la progettazione? Lo licenzi, va bene… ma il danno fatto rimane. In un contesto più ristretto, è più facile e breve ottenere certi tipi di intercessione che sono la base della concorrenza sleale. Ma il punto è che la corruzione presente a Roma potrebbe benissimo essere spostata, chessò, a Verona. E poi cosa facciamo, le province arriverebbero a chiedere indipendenza ulteriore?
>Le assemblee di un piccolo stato, avendo il vantaggio di un numero di membri minore rispetto ad un grande stato, hanno il vantaggio (quasi sempre) della rapidità nella scelta, nel caso >di scelte complesse.
Dopo la mia ultima riunione di condominio, non riesco a credere come vorrei in questa tua bella frase 🙂
Riguardo la democrazia diretta. Mettiamo che il comune di Frittole abbia le strade ridotte a un letamaio, e poche risorse per ripararle, da spendere in modo oculato. Sappiamo bene come di questi tempi la crisi economica renda le persone, da Nord a Sud, poco inclini alla generosità e all’accoglienza degli stranieri. Se volessi mettere le mani sulle risorse di Frittole, chiamando amici miei, concedendogli l’appalto, e facendo lievitare i costi di costruzione, lucrandoci sopra, mi basterebbe improntare la campagna elettorale su un generico quanto demagogico “pugno duro contro la criminalità”. Poi potrei venire eletto e fare quel che cazzo mi pare, per il tempo utile a lucrarci sopra.
Per quanto sia allettante il discorso “cittadino che sceglie in prima persona”, le assemblee popolari non possono occuparsi di problemi troppo complessi, portati inevitabilmente all’interno di sistemi più grandi, perché il cittadino medio è forte quando si tratta di decidere se mettere o no i nani nel cortile del giardino, ma parlagli di urbanistica, e problemi complessi e si abbiocca subito. Quindi necessariamente ci vorrebbero dei rappresentanti, degli interlocutori, degli intermediari a vari livelli. E le nicchie nelle quali esercitare corruzione rimarrebbero le stesse. Un territorio ha per tradizione e storia forme di “resistenza” alla distribuzione equa delle ricchezze, che non scomparirebbero con il mutare delle condizioni, ma si adeguerebbero placidamente.
Marco, tutto il tuo discorso alla fine si riduce a: “visto che probabilmente le cose non cambierebbero, allora ci teniamo quello che c’è”. Che è un modo di ragionare supino e sbagliato, che rinuncia prima ancora di provare a reagire.
Più di ogni altra cosa è questo atteggiamento che conduce ad una gestione aberrata della vita pubblica, perché tollera supinamente lo status quo, senza provare ad opporre una visione critica.
Aggiungo che questo modo di pensare è molto italiano, ma anche di altri paesi dove la democrazia rappresentativa, se non le autarchie, sono consolidate da molto tempo. Secondo il dott. Rossin, un neurologo di Padova, addirittura sarebbero dovute ad una modalità di modello famigliare, patriarcale. Sembrerebbe trovare conferme nel fatto che il Veneto sia forse una regione un po’ più ribelle delle altre perché qui il modello famigliare è stato per secoli più specializzato: matriarcale nelle mura domestiche, patriarcale fuori, offrendo maggiore visione critica ai figli.
Ma entrando ancora più nello specifico, fai un errore profondo nel valutare la democrazia diretta. In realtà torni sempre all’idea che esista un rappresentante eletto che decide. E comunque non accetti l’ipotesi che la popolazione non possa decidere per fatti complessi.
Ciò è errato. Forse non tutta la popolazione è in grado di decidere su problemi complessi, ma certamente una parte è in grado di farlo. Chi non è in grado può sempre avvalersi di consulenti, ma mantenersi il diritto di voto. Chi invece non si interessa, implicitamente e liberamente accetta le decisioni prese da altri. In questo senso l’ipotesi di quorum è infatti inattuabile ed inaccettabile. Tanto è vero che il quorum non è quasi mai usato nei sistemi democratici di tutto il mondo.
Ma la conclusione è permeata di una arroganza inaccettabile. Secondo la visione che proponi, le persone non sarebbero capaci di decidere addirittura su problemi di urbanistica. Una cosa ridicola, visto che ho numerosissime prove per cui le persone hanno le idee ben chiare su problemi di urbanistica.
Chi sei tu per decidere che loro sbagliano?
Ti ricordo che alla fine solo loro che pagano il conto!
Ed un vecchio motto dice che “il cliente ha sempre ragione”.
Ecco, noi del pnv pretendiamo che sia il cliente a decidere cosa vuole, visto che poi è lui a pagare il conto.
Inoltre siamo convinti che se il conto lo paga lui direttamente, senza intermediari, la cifra difficilmente subisce ritocchi.
Infine non abbiamo alcuna pretesa di rimuovere “resistenze” alla distribuzione equa delle ricchezze poiché noi non abbiamo alcun diritto di imporre simili cose. Se una persona ha capacità, questa inevitabilmente acquisirà maggiori ricchezze, che siano materiali o immateriali. La distribuzione equa delle ricchezze è generalmente dovuta al fatto che mediamente le persone hano medie capacità, quindi dispongono mediamente di medie possibilità di arricchirsi. Ciascuno per la propria preferenza. Quello che può e deve fare una forza politica è rimuovere semmai le distorsioni che possono impedire ad alcune persone mediamente capaci di poter esprimersi e diventare mediamente ricche. Rimuovere tali distorsioni tipicamente corrisponde a rimuovere gli artifici che proprio i politici rappresentanti attuano per il “bene di tutti” (virgolette d’obbligo). Meglio ancora rimuovere proprio i rappresentanti.
Parliamoci chiaro: per quanto mi riguarda concederei al Veneto l’indipendenza anche domani, dipendesse da me. Questo perché essenzialmente odio qualsiasi tipologia di imposizione, e preferirei di gran lunga che la gente decidesse da sé come governarsi. Non è affatto vero che voglio tenermi quel che c’è, anzi, di idee contrarie allo status quo ne porto avanti parecchie, e ho delle ragioni ben precise per farlo. Io non sto facendo ipotesi sulla base del divieto di indipendenza, senza sé e senza ma. Sto proprio ragionando nei termini dei vantaggi che potrebbe presentare. Non è che non “accetto” l’idea che la popolazione possa decidere sulla base di questioni complesse… è che proprio non lo vedo. Non lo sto vedendo. In genere nelle famiglie si da ai figli maggiore libertà man mano che iniziano a mostrare maggiore responsabilità. Ma dov’è il senso di responsabilità in città e regioni che, oggi, votano un partito solo sulla base delle rassicurazioni anti-immigrato che sa offrire? Non è forse questo un modello di patriarcato ancora più subdolo ed esasperato? Oggi l’elettore vota a scatola chiusa un determinato sindaco perché ti dice “lotta dura agli immigrati clandestini”, frase che di fatto, xenofoba o ragionevole che sia, non significa una ceppa… non offre soluzioni, ma solo slogan, perché ti DICE che farà qualcosa, in quanto incarnazione del figo e concreto uomo del nord, ma senza offrire altro oltre quella mera parvenza. Come faccio a ritenerlo capace di ragionare su schemi più completi? In esso, e nel governo di questo paese, vedo il rifiuto dell’interesse e della partecipazione, una voglia costante di delegare a patriarchi rassicuranti, l’esatto contrario dello spirito che dovrebbe animare una democrazia diretta. Senza contare dell’esigua percentuale di italiani che si interessano alla società, anche soltanto leggendo e informandosi, se non proprio cercando di partecipare alla vita politica. Ma ipotizziamo che invece ci sia una parte sufficiente di essi volenterosa e capace di interessarsi ai problemi più complessi, e determinata a farsene carico. L’urbanistica e i lavori pubblici non interessano soltanto ai volenterosi. Ci sono centinaia di persone che non vedono l’ora di mettere le mani sul denaro comune, offrendo poco e facendo pagare il triplo. Basta unire la propensione al disinteresse con il carisma di un imprenditore, una figura pittoresca, capace di incarnare vizi e mediocrità, e il conto sarà comunque salato, indipendentemente da chi lo paghi e dal livello di consapevolezza che offre il governo.
Inoltre il concetto di distribuzione equa delle ricchezze che intendo si basa semplicemente sulle regole comuni di mercato. Se vai a lottare in un campo da gioco condiviso, è necessario che le regole siano quelle conosciute da tutti. Altrimenti stai barando. Non stai dimostrando né meriti, né capacità, ma soltanto furbizia, una furbizia capace magari di arricchirti ma di non giovare in alcun modo al benessere collettivo. L’imprenditore che ricorre ad aiuti non meglio specificati (che esisterebbero con o senza i politici di adesso, perché l’unica cosa che gli interessa è avere referenti, poco importa il contesto) per offrire servizi “concorrenziali” nello smaltimento di rifiuti sta barando. Magari si arricchisce, e in un’ipotetico schema stile legge della giungla ha comunque ragione perché vince. Ma poi tu, io, e tanti altri ne subiamo le conseguenze. Forse sono arrogante, ma questa è l’Italia che oggi mi si presenta davanti agli occhi, una parte della quale tu mi dici pronta a fare il salto verso la democrazia diretta. Beh, non voglio tarparti le ali, e seguo con curiosità la vostra battaglia, facendovi i migliori auguri, ma consentimi di avere i miei legittimi dubbi. Che non hai contribuito a fugare… perché il fatto che io creda o non creda in questa visione positiva dell’indipendenza è irrilevante. Non accresce le mie motivazioni concrete nel preferire una cosa o un’altra. Posso soltanto crederci. E quindi, per contrasto, non dovrei biasimare chi invece crede di poter far funzionare quello che c’è già. I problemi che ci sono ORA sono sorprendentemente simili a quelli che vi trovereste ad affrontare DOPO. E quindi il nodo comune da sciogliere dovrebbero essere appunto questi problemi. Invece state proponendo un modello che mi sembra pesantemente sbilanciato verso una società che guarda ai propri problemi come un qualcosa portato da “fuori” (non più gli immigrati stavolta, ma l’idea di un corrotto apparato centrale) invece che concentrarsi sulle disfunzioni che nascono da dentro, dalla poca voglia di fare, dalla voglia di fare i furbi e scavalcare il vicino di casa, dalla voglia di guadagnare tanto e spendere poco, eccetera. Insomma, io sono intervenuto soltanto per farvi presente una cosa: chissà, magari avete anche ragione voi. Ma occhio al modo in cui lottate. State tramutando le vostre motivazioni in una sequela di slogan, esattamente come chi avversate. Non state offrendo alternative vere (nessuno vi chiede che siano certe ed esatte matematicamente, ma perlomeno concrete) ma solo parole preconfezionate. “Possiamo garantire il nostro futuro”, “Indipendenza uguale società dinamica” “ragionamento colonialista”… sono tutti slogan facili, semplici, di cui si potrebbe facilmente impadronire chiunque, e che non impediscono alla corruzione di contaminare anche il vostro ideale.
In realtà vedo con simpatia alcune delle vostre istanze, ad esempio il progressivo affrancamento dalle retoriche xenofobe. Ma la strada per costituire davvero un’alternativa credibile secondo me è ancora lontana. Poi, oh… io da solo non conto nulla:D
Siamo in campagna elettorale, è evidente che si usino slogan. Questo però non vuol dire che dietro lo slogan ci sia il vuoto.
Infatti noi stiamo proponendo modelli e programmi. E se mi permetti, nulla di personale sia chiaro, il tuo cercare il pelo nell’uovo è tipico della discussione da bar sport.
Dico questo perché noi credo siamo l’unico, e lo ripeto, l’unico partito nel panorama non solo veneto, ma dell’intera penisola italiana, che stà facendo proposte concrete e offre modelli.
Per carità ogni osservazione è benvenuta, ma è un po’ come l’assetato nel deserto che fa il difficile perché trova un rubinetto che gocciola.
In fondo non pretendiamo di risolvere tutti i problemi, quella si sarebbe utopia. E’ ovvio che i problemi ci sono oggi e ci saranno domani, ma è altrettanto evidente che:
1. se cambio il sistema con uno più efficiente avrò dei risultati migliori;
2. se avvicino le decisioni alla popolazione essa prima o poi se ne prenderà carico, e troverà soluzioni snelle. A volte le risposte potranno essere un po’ bizzarre o strampalate, ma è anche facile poi correggerle, e soprattutto si offre una possibilità di comparazione con le realtà vicine. Questo già si vede con alcune delle facoltà concesse già oggi ai comuni. Per esempio la polizia locale, che ora è l’unica vera forza utile nella provincia di Vicenza che pattuglia le strade anche di notte. Da quando funziona decisamente si respira aria più tranquilla.
3. se devo sistemare una questione la risolvo molto più facilmente se devo discuterla con 100mila persone piuttosto che con 60milioni, disomogenee e con mentalità diverse, talvolta molto diverse.
Insomma con le decisioni di iniziativa popolare locali e con un sistema totalmente decentrato, disporremo almeno degli strumenti per poter costruire qualche cosa di buono. Nessuno dice che sparirà la criminalità, o la disoccupazione, o errori di gestione (se non malagestione), né la corruzione. Certo è che se io tolgo le opportunità e le ragioni che alimentano la corruzione e la malagestione, ho già fatto ben più della metà dell’opera!
Quello che noi proponiamo dunque è una prospettiva di sviluppo per il futuro, concreta.
E non mi pare poco.
[…] Roma https://www.pnveneto.org/2010/03/venezia-non-sara-mai-come-roma/ Le ragioni degli unionisti https://www.pnveneto.org/2010/03/le-ragioni-degli-unionisti-02-il-protettorato/ Il valore dell’informazione https://www.pnveneto.org/2010/03/il-valore-dell-informazione/ Idee […]