Nella riunione operativa tenuta oggi a Ponzano Veneto, i vertici della nota casa di abbigliamento hanno deciso di abbandonare il “made in italy”, pianificando la costutuzione di “business units” in diverse aree del mondo che si occuperanno di realizzare i capi adattati alle esigenze dei gusti locali.
Come già hanno fatto altre multinazionali anche Benetton intraprende questa nuova forma di sviluppo del prodotto in funzione delle esigenze locali, in risposta alla rejezione che sempre più i mercati hanno mostrato verso l’appiattimento globalizzato, il cui simbolo ancora oggi è rappresentato dalla Coca-Cola (anche se in realtà esistono ricette personalizzate per ogni area di mercato pure per questo noto prodotto simbolo della “globalizzazione”).
Così anche il “made in …” viene ora gettato nel cassonetto per evitare di dare una impronta di provenienza (e quindi culturale) ai prodotti commercializzati.
Giustamente le imprese devono fare profitto, e offrire il prodotto al meglio di quanto viene richiesto dal mercato. Questa è la loro prima ed unica missione, la quale assolve a diverse esigenze fondamentali: il servizio di fornire al meglio ciò di cui necessita il mercato e la produzione di reddito.
Talvolta ho letto dell’uso del termine “made in …” come strumento di identificazione territoriale per una impresa che alcuni confondono con ragioni anche di identità politica. Questo è a mio modo di vedere un errore perché contraddirebbe le ragioni essenziali per le quali le imprese esistono. Esse invece ne fanno (giustamente) uso strumentale, ed il caso Benetton che per esempio usava la dizione “made in Italy” quando avrebbe magari potuto usare “made in Veneto”, consente di evidenziare l’uso strumentale che ne era stato fatto, come anche il suo abbandono.
L’azienda di Ponzano Veneto a mio avviso mostra di guardare avanti ed essere all’avanguardia con questa scelta, che avvicina il prodotto alle esigenze dei clienti ed alla loro sensibilità, sempre più orientata verso la valorizzazione delle peculiarità culturali locali.
Claudio G.
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New blog post: Benetton: basta "Made in Italy" https://www.pnveneto.org/2010/04/benetton-basta-made-in-italy/
Ciao Claudio.
Bel articolo.
Parmetime però de fare na nota picinina.
Concordo co ti ke ki ke xé rivolto a ‘l marcà “mondo” el fàsa bèn de abandonare el “Made in ….” par raxon de evitare na identificasion teritoriale.
Ma a xé anca vèro el contrario.
Se mi so un consumatore de prodoti bio e a “Km 0” (solo par fare do exenpi) o ke so ligà a la cualità de i prodoti fàti int’ el me teritorio, mi preferiria conprare “Made in Vèneto” parké el saria un certificato de cualità par i consumatori autoctoni.
Xé anca vèro ke se uno el ga da vendare in marcà indove a no ghe xé na gran cultura de la “cualità”, ma pìtòsto indove ke i consumatori i conpra vardando de evitare un serto tipo de proveniensa (imajno i paexi arabi ke i evita el “Made in USA”) alora podaria esare valida la sielta de i Benetton.
Se ghe fuse el “Made in Vèneto” certificà, come consumatore mi lo sercaria anca cuà in Lusènburgo. 🙂