Credo sia importante tornare sulle motivazioni delle mie dimissioni da segretario del Partito Nasional Veneto, approfondendo alcune considerazioni già anticipate. Sarà quindi compito degli organi del PNV e di tutti i soci contribuire al dibattito in corso, arrivando preparati all’appuntamento del prossimo Maggior Consiglio, che da nostro statuto costituisce l’assemblea dei soci, quindi l’istituzione sovrana.
Avviso subito i pazienti e probabilmente pochi lettori di queste righe che per una volta non sarò breve e non rispetterò il format che di solito prediligo nei miei interventi sul blog del PNV. Mi scuso anche per l’uso della lingua italiana.
Innanzi tutto appare chiaro che il mandato che avevo ricevuto in occasione dell’ultimo congresso di ottobre 2009 era legato alle ultime elezioni regionali. Risultava quindi necessario fissare la linea politica per i prossimi appuntamenti in programma. Ciò chiaramente non implicava da parte mia alcun passo indietro, ovviamente, ma era in ogni caso necessario un pronunciamento politico dei soci.
La decisione presa in realtà era stata programmata da tempo da parte mia. Nei miei progetti iniziali addirittura pensavo di fare un passo indietro già alle scorse elezioni provinciali. In realtà dopo di esse mi ero reso conto che non tutti si aspettavano gli ovvi risultati elettorali del primo “allenamento” che avevamo fatto con assoluta scarsità di mezzi e persone. E quindi ho ritenuto di dover rimandare la decisione. In queste ultime elezioni regionali invece il risultato per quanto fosse sicuramente deludente per molti, è stato metabolizzato con molto più facilità e velocità, anche grazie all’effetto “carta assorbente” di chi ha vinto le elezioni.
Perché quindi ora ho deciso di lasciare la carica di segretario?
Facciamo qualche passo indietro. Io credo che stiamo vivendo un’epoca interessante, di grandi cambiamenti. La crisi finanziaria internazionale, le crisi di molti Paesi che stanno rischiando la bancarotta sono anche in parte il segnale di un nuovo mondo che sta per rivelarsi un po’ alla volta.
Stanno emergendo nuove modalità e canali di comunicazione. Se proviamo a pensare per un attimo alle aziende di 15-20 anni fa, probabilmente resteremmo sorpresi dei cambiamenti repentini avvenuti in così poco tempo.
Essi avvengono in virtù di nuovi agenti del cambiamento che un pò alla volta creano le condizioni per nuovi equilibri. Gli agenti del cambiamento sono persone, organizzazioni, nuovi comportamenti, nuovi stili di vita, condizioni economiche e ambientali mutate.
Per riuscire a portare dei cambiamenti importanti, bisogna saper creare organizzazioni in grado di farvi fronte. Ciò vale anche per il mondo della politica. Un mondo reticolare come quello in cui viviamo necessita di squadre organizzate a rete, sul modello di internet. Una squadra di questo tipo deve per forza basarsi su più persone che sappiano prendere decisioni e in grado di assumersi responsabilità quando serve. Abbiamo tutti visto che la creazione di partiti in cui la responsabilità politica è in mano ad un leader immutabile nel tempo funzionano, ma non riescono a creare il cambiamento di cui abbiamo necessità. A meno che qualcuno non creda che il cambiamento sia il clientelismo politico che ci propina chi oggi è al potere, ma anche chi siede tra i banchi dell’opposizione.
Creare una forza politica che sappia accreditarsi come alternativa e sia in grado di raccogliere il consenso popolare quando le attuali forze politiche saranno travolte dalla crisi finanziaria dello stato italiano non è faccenda da poco. E richiede appunto la capacità di avere una leadership distribuita. Ecco la sfida che oggi deve raccogliere il PNV e che mai avrebbe potuto essere intrapresa se io non mi fossi deciso a fare un passo indietro.
Questo era il momento più opportuno per farlo. Nel mese di maggio il PNV sceglierà quindi un nuovo segretario.
Dovremo fare questa scelta nella consapevolezza che oggi l’unico appuntamento politico che potrebbe cambiare la congiuntura e il calendario politico futuro sono le possibili elezioni politiche anticipate. Proprio in virtù di una nuova responsabilità che da qualche giorno ricade sulle mie spalle, ho il dovere oggi di indicare in tal senso un obiettivo politico ancora più ambizioso rispetto a quanto finora fatto. Non so ancora la risposta, ma non possiamo eludere la domanda.
Cosa farà il PNV in caso di elezioni politiche anticipate? Cercherà di fare come fanno scozzesi e gallesi, che hanno deciso di fare un’alleanza indipendentista per contenere i partiti britannici? Cercherà quindi un dialogo con l’iRS in Sardegna, con gli indipendentisti siciliani, con gli indipendentisti lombardi e con chiunque voglia porre la questione dell’indipendenza dei nostri Popoli, nominando un nostro ambasciatore a Roma, oppure decideremo di far finta di non essere schiavi dell’Italia?
Dobbiamo assolutamente cominciare a ragionare su questo punto, senza pregiudizi.
Per quanto mi riguarda, l’impegno nel PNV da oggi, se possibile, sarà ancora superiore di quanto già non fosse. Probabilmente non mi vedrete più come il “comandante”, o il “capitano” (qualcuno mi ha affibbiato questi nomignoli). Deciderà ovviamente il PNV cosa io farò, ma credo proprio che il mio futuro potrà essere quello di un coach, di un formatore dei nuovi segretari di sezione, per esempio. La nascita di nuove sezioni comunali del PNV è una tappa fondamentale per la nostra crescita politica. Per fare ciò, dobbiamo riuscire, per esempio, a trasformare i quasi 10.000 elettori del PNV in 2-3.000 soci operativi nel territorio. E questi soci vanno fatti crescere, vanno responsabilizzati. Ravviso in particolare la grande necessità di non fermarsi mai nella giusta motivazione delle persone che si impegnano nel Partito Nasional Veneto. Una volta sollevato dall’incombenza di dover rappresentare ufficialmente il PNV, potrò contribuire a renderlo ancor più grande nel territorio.
Ecco la nuova sfida che sono pronto a raccogliere. Nell’attesa di sapere con precisione cosa ci riserverà il futuro, sappiate quindi che io non abbandono il PNV, ma cambio solo ruolo per il suo bene.
Io sono pronto per le nuove sfide: e voi?
Gianluca Busato
PNV trainer
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La frase “…oppure decideremo di far finta di non essere schiavi dell’Italia?” mi sembra che sia fuorviante. l’Italia non ha schiavizzato nessuno. Semmai è L’italia schiava di qualcuno (pochi). Noi delle Due Sicilie (ancora per poco) prediligiamo indicare la commistione affaristico-massonico-piemontese nella causa principale delle sofferenze e delle ingiustizie che tutti i popoli della pianura Padana e dell’Italia peninsulare hanno dovuto sopportare e, ancora, sopportano. Ritengo utile, ai fini della libertà dal giogo euro- americano, non far finta di essere schiavi dell’Italia, ma essere liberi in Italia. Cosa molto diversa dal federalismo di ultima generazione. Auguro alla Serenissima fortuna pace e prosperità, senza alcuna invidia o gelosia.
“…nominando un nostro ambasciatore a Roma…”
Cosa significa questo? Cos’è un progetto simile a quello della Lega di vent’anni fa? Cosa significa un “ambasciatore a Roma”?
Cioè, dico, siamo qui a dirci che a Roma non caveremo un ragno dal buco, ed è la ragione per cui ci siamo battuti per il percorso indipendentista …e cerchiamo un rappresentante a Roma?
Per fargli scaldare qualche carega?
Not in my name!
Su una cosa Bossi aveva ragione: Chi arriva a Roma viene contaminato. Ironia della sorte, per lui ed i suoi.
Alle prossime elezioni politiche italiane io farò come ho già fatto in passato: andrò al seggio e, senza toccare la scheda elettorale, dichiarerò (a verbale) che rifiuto di votare.
ala prosima sarà la conta, Veneti e Italiani. No serve far partiti, serve far sentimento in te la gente
Omonimo o bug del blog?
Il grosso errore sul quale i Partiti Autonomisti e Indipendentisti continuano a perseverare, è l’ostinazione a non volere l’aggregazione. Tutti sono paladini della verità, ma agendo isolati i risultati sono inevitabili. Prima delle elezioni regionali avevo anticipato il risultato di queste elezioni a più di qualche rispettabile rappresentante che ne può essere testimone.
Il grosso problema è l’elettore, ancora troppo lontano e diffidente rispetto a tutto quello che è politica. E’ un film già visto, dopo ogni risultato negativo, sono obbligate le dimissioni.
Troppo facile, ci si dimette prima non dopo i risultati oppure lo si fa dopo aver ottenuto un buon risultato o un primato.
Il sottoscritto ha dato le dimissioni dal proprio partito 2 mesi prima delle elezioni in disaccordo con una scelta incoerente.
A tutti coloro che mi hanno manifestato la propria solidarietà, ho risposto che non ero fiero della mia scelta, ma semplicemente coerente con la linea politica che avevo sposato.
Alla loro richiesta di continuare nell’impegno politico ho posto tre condizioni:
– La creazione di un unico Partito Autonomista – Indipendentista
– La creazione di una scuola quadri per una preparata e nuova classe Politica Veneta.
– Una massiccia e programmata azione di coinvolgimento dei cittadini direttamente nel territorio.
Caro BUSATO, non condivo la sua scelta, ma la rispetto.
Se vogliamo veramente rivendicare i diritti del Territorio Veneto, allora si faccia tutti non uno, ma 4-5 passi indietro.
Umberto COCCO
@ Umberto => queste elezioni hanno segnato uno spartiacque importante. Mai più gli indipendentisti si uniranno in un partito con gli autonomisti. Mai più. Le strade sono divergenti.
@ Claudio (com. #2). Io dico che non dobbiamo ignorare il problema. E chiederci perché i partiti indipendentisti scozzesi, catalani, fiamminghi etc assolutamente non pensano di alienarsi dalla lotta politica, anche quando giocano fuori casa. Il fatto che la lega abbia tradito ha significato solo per la lega. Il PNE a suo tempo, per il solo fatto di aver partecipato alle elezioni politiche del 2006, senza pretese alcune di avere candidati eletti, politicamente aveva ottenuto il risultato di amplificare i propri risultati elettorali in Veneto. Non possiamo fare a meno di analizzare con la dovuta attenzione il panorama politico.
@ Claudio (com. # 3). Purtropo no se gà gnancora catà lo strumento alternativo ai partiti, purtropo. El PNV e vol tentar proprio cuesto, la creasion de na forma partito diversa e alternativa..
@ Claudio (com. # 4). Xe un omonimo.
Un liston co tuti i movimenti indipendentisti prexenti inte’l teritorio de l’atuałe stato talian no el podaria senbrare un riconoscimento inplicito pa’l stato steso?
Par carità, xe anca vero che saria un modo pa rendare vixibiłi çerte tematiche… magari in caxo de elesion i eleti podaria rifiutare a carega (xe posibiłe? cosa sucedaria in sto caxo?)
Bixogna pensarghe ben (anca ai significati sinbołici dełe propie asion).
Diverso saria un liston a łiveło europeo pa ndare a Bruxelles…
Paolo, tuto cueo che volemo, ma la me domanda xe: i scosexi, i catalani, i fiaminghi, i baschi, i galexi xei tuti indipendentisti bauchi? O cualcoseta dovarìa farne rifletar?
No, no łi xe bauchi.
Difati no go escluxo ła posibiłità de far un liston, go dito soło che bixogna pensarghe ben se sta roba ne aviçina ała meta (esternalità positive > esternalità negative, bon. Se inveçe le esternalità negative sorpasa łe poxitive mejo łasar perdare)
Seguo il vostro sito e ho votato per il PNV alle regionali. Nel mio paese ha ottenuto 12 voti. Mi esprimo da semplice elettore. Cercare l’Indipendenza senza partecipare alle elezioni è pura demagogia tanto sterile quanto inutile. Sempre per ottenere dei risultati serve diplomazia e capacità di scendere a patti anche col “nemico” o credete davvero che qualcuno si accorga delle schede rifiutate, bianche, nulle? Se davvero partecipare alle elezioni significa riconoscere la sovranità italiana allora non si doveva partecipare nemmeno alle regionali, anzi tantomeno alle regionali! Inquanto andare ad elezioni politiche è come “invadere” un po’ l’Italia nei suoi affari interni mentre partecipare alle regionali indette dall’Italia sul territorio Veneto è proprio una consacrazione territoriale, ma queste a mio avviso sono stupidaggini. Secondo me tutto si basa sull’onestà verso i propri elettori, secondo voi se la Lega avesse mantenuto le sue promesse onestamente, oggi con i suoi risultati numerici non avrebbe gia potuto portare a casa dei risultati enormi? Il vostro è un piccolo Partito con un grande potenziale, le elezioni vi servono per farvi conoscere, sono la “pubblicità” che non potete permettervi a differenza di altri ormai vuoti di ideali ai quali è rimasta appunto solo la pubblicità.
Se non si va alle urne non rappresentate alla fine nemmeno un problema per gli altri partiti “federalisticosimili” che continueranno a fare incetta di voti e a dominare il panorama autonomista fungendo da inutile “valvola di sfogo” alle aspirazione dei Veneti.
Na uniòn co i indinpendentisti esteri và ben, ma pa esteri ge xè sia siciliani, sardi e sudtirolexi, ma anca catalani, baschi, scosèxi.
El stato italia xè estero.
Vi invito a leggere l’articolo COME VOLEVASI DIMOSTRARE, su http://umbertococco.spaces.live.com
Umberto, scusa, ma le cassandre (prima e dopo i risultati) preferisco lasciarle fuori dalla discussione.
Cosa credevi, che facendo un minestrone cambiasse qualche cosa in termini di risultati elettorali? Ma andiamo.
La “giusta punizione” leggo sul tuo articolo. Mi viene un sorriso.
Lo 0,4% + 0,4% al massimo ad essere fortuati da lo 0,8%, che è niente. E per quello che riguarda gli ex partiti autonomisti, o si hanno le fette di salame sugli occhi o si capisce che sono finiti e non esistono più. Non è che un consigliere votato perché ha presentato un simbolo civetta che assomigliava a quello della Lega, sia un successo: è un risultato “all’italiana”.
Quindi non scaldiamoci troppo.
Nessuno ha fatto una indagine statistica post elettorale? Anche alla buona, sempre meglio che niente. Solo leggendo quei dati si potrà sapere come effettivamente stanno le cose.
Per via del percorso elettorale discusso da Giane, io non farei similitudini tra Catalani, Scozzesi e Veneti. Già tra Catalani e Scozzesi ci sono non differenze mica da poco. E poi loro hanno in fondo copiato quello che aveva fatto la Lega, ma con la differenza che loro non sono italiani.
Comunque non insisto. Io ho gettato la spugna e sono fuori dai giochi.
Sig. Umberto Cocco , lei pubblica un lecito commento sui risultati elettorali ma faccio notare che ha scelto proprio il giorno dell’anniversario di Marin Falier , moltiplicando la sfortuna al quadrato.
Io credo che il suo sfogo sia oramai tardivo , noi siamo già oltre e stiamo già lavorando per i prossimi obiettivi .
In Provincia di Treviso ci sono già 20 (non 2) comuni dove il PNV vale l’ 1% , e non è affatto male, secondo me .
Mi chiedo quindi se sia effettivamente opportuno che lei prosegua in questa sua pubblica azione , che se protratta oltre misura da giusta critica rischia di piegare verso il disfattismo, o se invece non sia meglio che lei rompa gli indugi , aderisca subito al PNV e si impegni con noi per migliorare l’efficacia della nostra lotta , portando la sua esperienza ed il suo contributo.
Questa si che sarebbe una buona notizia !
Egregio presidente Panto, volevo chiederLe se per caso fosse possibile contattarla direttamente su un indirizzo di posta elettronica. Grazie e complimenti, avanti così.
Caro Signor GL. PANTO,
mi conceda di precisare che quelli del sottoscritto non sono sfoghi ma opinioni personali e come tali da rispettare nella stessa misura in cui il sottoscritto rispetta le sue.
Lei insiste a sviscerare numeri e quote assolutiste, come ha fatto nella sua campagna elettorale che, mi sia concesso è risultata alquanto arrogante. Lei e troppo sicuro di se stesso e questo a mio modo di vedere non è un pregio, ma un atteggiamento da rivedere (opinione personale). Si sforzi di risultare più umano, come era il suo omonimo compianto (per il sottoscritto) Giorgio.
Per quanto riguarda i suoi comuni e i suoi 1 per cento le auguro di conseguire a breve risultati più incoraggianti, diversamente fra 30 anni saremo ancora qui a parlare delle sorti del Veneto.
Veda Signor GL Panto, credo che il Veneto si debba Unire non dividere e se si ha veramente a cuore il futuro della nostra terra allora non c’è altra strada da percorrere se non quella del dialogo, del confronto e dell’aggregazione di tutti i satelliti Autonomisti e Indipendentisti in un unico contenitore. Per quanto riguarda l’impegno del sottoscritto, non si preoccupi, sto già facendo più di quanto lei non creda. Piuttosto pensi lei a volare un pò più ad altezza uomo e ridimensioni leggermente la sua posizione, altrimenti l’effetto disfattista lo produrrà lei.
Le auguro un sincero e rispettoso (delle sue idee), “in bocca al lupo”. Quando vorrà riparlarne magari lo potremo fare anche personalmente, i miei recapiti mail sono nel mio sito.
Non sono alla sua altezza ma magari potrò arricchire il mio modestissimo conoscere, col suo illimitato sapere.
Per quanto riguarda il rompere gli indugi aderendo al PNV……. devo farlo proprio subito o posso pensarci ancora un pochino ?
Buona Salute a lei e a tutti i suoi cari.