Il principio di sussidiarietà è una colonna portante che io vorrei contribuisse a tenere in piedi la futura Venetia. Prima ancora di essere una teoria organizzativa spicciola e pratica, il principio di sussidiarietà è una forma mentis che dovremmo sforzarci quotidianamente di spingere, reclamizzare, spiegare. Sussidiarietà in pratica vuol dire che lo Stato non deve fare quello che possono fare i cittadini per conto loro. Quando invece deve intervenire, le decisioni devono essere prese il più vicino possibile al cittadino. Il principio di sussidiarietà quindi implica che la persona viene prima dello Stato e che lo Stato deve essere federale per non essere un Leviatano lontano che tutto decide e tutto organizza. Quindi, la sussidiarietà si riferisce a una società nella quale i cittadini sono liberi e responsabili, una società nella quale il principio organizzativo è quello della confederazione, della libera unione di individualità sovrane.
Inserire questo principio nello statuto di un partito può sembrare a una prima impressione una cosa stramba. Io invece reputo che inserire il principio di sussidiarietà nello statuto del Pnv sia stata una cosa estremamente saggia e lungimirante. In questo modo il Pnv afferma che tutti i soci del Pnv, seguendo i principi fondanti del Pnv e il suo obiettivo politico, sono attori primari. Tutti quelli che desiderano attivarsi, che hanno voglia di fare, sono liberi di fare senza avere la paura di, per esempio, un segretario provinciale che blocca tutto e soffoca l’iniziativa. Non si tratta di caos perché per essere socio del Pnv bisogna sottoscrivere i principi fondanti, l’obiettivo (cioè l’indipendenza) e la linea politica che esce dal Maggior Consiglio. Nell’articolo 9 comma 2 dello statuto c’è scritto:
Ogni Gruppo Territoriale ha piena autonomia e responsabilità per le proprie iniziative ed azioni, nel rispetto del presente Statuto e del principio della sussidiarietà.
Sono convinto che restare fedeli a questo principio sul lungo termine possa portare grandi vantaggi. Il mio interesse affinché la sussidiarietà resti nel dna del Pnv non è solo dovuto a motivazioni filosofiche o di principio, ma perché sono estremamente convinto che applicare il principio federativo e anti-dirigistico anche all’interno di un partito sia una mossa vincente per evitare successive degenerazioni del partito. Paradossalmente, per salvaguardarlo da se stesso, dal suo essere partito. Il Pnv appartiene ai soci e tutti i soci possono essere parte attiva; sempre che vogliano far valere il loro diritto di soci e non essere soggetti passivi. Anche in vista di una possibile unione con altri gruppi, non dobbiamo avere paura di spingere questo principio perché, ripeto, non può che fare bene al partito stesso. Sì, è una cosa strana per un partito e guardandonci intorno non ne vediamo di simili. Chiedo: cosa abbiamo ottenuto con i classici partiti dirigisti a schema piramidale? Con i partiti a conduzione “familiare”? Con i partiti oligarchici nei quali la classe dirigente fa e disfa e la base è ignara di tutto? Il principio di sussidiarietà, l’agire dal basso e casomai andare verso l’alto, la forma mentis confederativa, la responsabilità dell’individuo: io punto su questo.
Che sia il caso di provare questa strada nuova visto che la strada vecchia si è rivelata così disastrosa? Sbagliare è umano, perseverare è diabolico.
Luca Schenato
Pnv Verona
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